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I comitati salgono lo scalone munipale con le schede del referendum
Strano sabato. Gente che sale in municipio agghindata in gramaglie anziché da festa, con scatoloni di cartone al posto di riso e fiori d’arancio. Si capisce subito che più che un matrimonio, si va a celebrare una conciliazione.
È la processione che va a consegnare 23mila schede. Sono quelle (11.500 su turbogas + 11.500 su inceneritore, non imbrogliamo…) che i comitati ambientalisti hanno raccolto durante il referendum autogestito di sabato 10 febbraio. E che ora portano in regalo al sindaco (coraggio, ancora due anni!…).
Un incontro atteso, uno scambio di opinioni e di proposte.
Due ore e mezza. Tanto è durata la riunione fiume tra i comitati referendari e la giunta Sateriale. All’appello dei ministri del primo cittadino mancavano solo due nomi. Altisonanti per la loro assenza. Roberto Polastri, che tra un estimo catastale e l’altro qualcuno giura di aver visto davanti al Mc Donald’s, stretto nella morsa del banchetto di Libertà Eguale e un Mc Chicken (non perdiamoci in allusive traduzioni da “fritto e rifritto”); e Aldo Modonesi già trasferito ai lidi con paletta e secchiello.
Ma loro, i fidi, c’erano tutti. A cominciare dallo sguardo corrosivo di Raffaele Atti, più deleghe che capelli. Però i convitati – una discreta trentina – avevano altra difesa ben più potente per tacitare i deliri da Orestiade dell’assessore e hanno sbrigliato la loro arma segreta, la temibile “Signora delle puzze”. Poi è stata la volta delle altre voci che, una dopo l’altra, come i “peccati” di Riccardo III “si accalcano alla sbarra gridando colpevole! colpevole!”. Tra le proteste mancava solo quella del falco pellegrino che ha nidificato su una delle ciminiere del petrolchimico. Abbia pazienza, verrà anche il suo turno.
Sateriale cominciava ad accusare il colpo, a tentennare, forse ad addormentarsi. Ma quando Mascia Morsucci gli ha fatto notare che Giulio Barbieri prometteva di svelare per le strade altre parti anatomiche nella sua campagna di tranquillità pubblica, allora ha drizzato le antenne.
Ha difeso Hera, soprannominata ormai “l’ente di ingrandimento” (vuoi per la triplicazione dell’impianto di via Diana vuoi per il piglio decisionale dei suoi vertici focalizzato sempre da un’altra parte), che è venuta incontro alle richieste della circoscrizione Nord-ovest e, come nei versi di Franco Fortini ha piantumato “alberi ingenui che ritentano il verde” da accordi presi cinque anni prima. “Meglio tardi che mai”, canonizzerebbe la Cisl dopo l’addio di Paramucchi.
Poi la turbogas. “Quale turbogas?” qualcuno temeva si chiedesse il sindaco. Ma Sateriale ha spiazzato tutti facendo giurin giurello: “senza la Via niente via”, o arriva l’ok dal ministero o l’impianto rimarrà un “muro tutto grinze dove disegna vene l’edera senza cuore”, con buone pace di Holan e di Enipower.
Finite le due ore e mezza tutti a casa e un arrivederci a presto. Ferrara e la sua aria possono tornare alla normalità. E anche la Signora delle puzze.
Da domani si riprende la solita vita e potremo tornare a dedicarci ai divertissement. Come la brillante vittoria di don Domenico Bedin che sì è aggiudicato il premio di discesa in una gara di sci in Val di Fiemme. Lasciamoci allora con un catechizzante “il Signore scia con voi” (scontata la pacata risposta dei dipendenti della distilleria Alcoplus a rischio licenziamento: “… e con il tuo spirito”).
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