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Un’apparizione ha squarciato il velo di nebbia novembrino che avvolge con caparbia frequenza Ferrara. Di fronte al Brico Center si è palesata una squadra di Greenpeace a sventolare il vessillo della guerriglia ecologica. Quattro militanti pronti a tutto sul punto di fare irruzione all’interno dell’ipermercato del bricolage fai-da-te, armati di “sangue pulito per lavare la sporcizia”… come cantava Leo Ferre. L’attesa era palpabile. Gente che iniziava a raccogliersi nel parcheggio antistante, le porte scorrevoli dell’entrata che sembravano ansimare, impreparate ad accogliere entro il loro respiro cotanto furore di giustizia. Uno dei nobili guerrieri si traveste da gorilla, a rimarcare la violenza bestiale con la quale sta per scagliarsi contro i potenti del mondo. Ecco allora avvicinarsi l’apoteosi, altroché Mururoa, ma quale arrembaggio d’alto mare contro le baleniere giapponesi, ben oltre la campagna contro il massacro di cuccioli di foca o contro l’uso di pvc. A Ferrara sta per concentrarsi il mondo. La lotte, le lacrime e lo stridore di denti, il sangue sta per scorrere a fiotti… Sangue? Sì e no qualche gocciolina di linfa. Rigorosamente vegetale. Piano piano la foga torna a lasciare spazio alla nebbia, che torna di nuovo regina incontrastata della nostra cittadina di provincia. No, Ferrara evidentemente non merita ancora i caratteri cubitali dei giornali né gli inviati di guerra dei network internazionali. Una città di provincia si merita un blitz di provincia.
La portavoce di Greenpeace lascia il megafono nell’armadio di casa ed entra chiedendo permesso alle porte che tirano un sospiro di sollievo, fino allora trattenuto a stento. Chantale Sagarriga Visconti (un nome che sembra aver fatto il giro del mondo), così si chiama la novella Ippolita, irrompe quasi a passo di danza, con dolcezza, e soprattutto con cortesia, all’interno. Si fa chiamare il responsabile del centro e, sempre cortesemente, chiede il permesso di distribuire volantini all’interno e di appendere uno striscione all’esterno. Di fronte a tale sfacciata impudenza l’interpellato ha prima tentennato, poi barcollato e, infine, ceduto. “Sì, fatemi tutto quello che volete, me lo merito”, sembrava implorare. Forte di tale vittoria Chantale iniziava a rastrellare gli scompartimenti in cerca di legni ritenuti impudichi. Qualcheduno tra i tanti ‘in regola’ in verità è stato avvistato. In effetti solo a quel punto si è intuito il motivo del temibile blitz: far capire ai cittadini e specialmente ai consumatori che bisogna far rispettare il Fsc. Ahh, adesso è tutto chiaro. Così chiaro che i clienti hanno continuato tranquillamente a far compere, come se il mondo, ignari!, continuasse a essere come prima.
Fsc sta per Forest Stewardship Council (come non arrivarci), una certificazione indipendente che garantisce la provenienza del legname da zone non protette. Secondo l’ong Brico Center non avrebbe risposto alla richiesta di Greenpeace di commerciare solo legno certificato. Nulla di illegale, insomma, il direttore della filiale ferrarese potrà sperare di rivedere la propria famiglia. Semplicemente il consiglio è di non ordinare qualità ‘protette’ come Doussiè, Tanganica, Iroko, Wengè, Jatobà, Rovere. Questo il senso della protesta. Ma i militanti sono andati ancora più in là. Hanno cosparso l’interno delle corsie dell’ipermercato con foglietti dal messaggio tanto limpido da far impallidire La Palisse:
“SMARRITA SCIMMIA. Segnalata l’ultima volta nelle foreste tropicali. Scomparsa col taglio illegale delle sue foreste per farne listelli e mobili. Potrebbe chiamarsi Estinta. Contattare: catene e negozi di mobili e del “Fai-da-te”. Ricompensa: salvataggio di una specie”.
Un cartello curioso, carino, come notavano i passanti che docilmente lo scostavano per scegliersi il tipo di legno di proprio gradimento. Come dire, efficace.
Lungi da noi criticare la bontà dell’iniziativa e la necessità di proteggere le foreste e le specie animali che vi vivono. Ma sarà un’azione ‘trasparente’ (nel senso di semi-invisibile) come questa a scalfire la corteccia là dove dev’essere scalfita? Ma santo cielo, con tutte le battaglie che potevano fare e che avrebbero potuto invece attecchire a Ferrara, dalla Turbogas all’inceneritore, dai terreni da bonificare vicino al petrolchimico al sempre più attuale elettrosmog (giusto per suggerirne alcuni)?
Niente da fare. Colpa nostra. Una città di provincia si merita un blitz di provincia. Con buona pace dei gorilla. E della nebbia.
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