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Da animale reietto, scacciato e cacciato, la nutria ha trovato finalmente il suo momento di gloria. Ora il roditore, terrore di tutti gli argini, paladino dei fontanazzi, spina nel fianco della Forestale si prende il suo meritato applauso dalla platea. Peccato che in questo caso il palcoscenico sia l’asfalto della strada…
L’incauto animale, tradotto in formato unidimensionale sul ciglio della carreggiata, è stato involontariamente dipinto di bianco, a segnare continuità metafisica con la linea di demarcazione della corsia. Sì, insomma, come ne “Il latte della morte” della Yourcenar, è stato necessario un sacrificio per rendere immortale l’opera di segnaletica stradale orizzontale.
Inutile nasconderlo. La nutria-poster di via Canal Bianco è diventata sirena cittadina di umori e malumori, nucleo del vortice di rimpalli di colpe, responsabilità, accuse ecc. ecc.
Fitta anche la schiera di lettere ai giornali nelle quali i cittadini scelgono chi difendere e chi invece condannare. Chi si è schierato pro operaio, chi pro amministrazione. Io sono decisamente a favore della nutria.
Almeno non si meritava di diventare il succo della cronaca di questi giorni, tanto da assurgere agli onori di uno spazio (con foto della ‘premiazione’) tutto suo sulle pagine nazionali del Carlino. Insomma, la nutria fa audience, e che audience! Proprio per questo non è tanto difficile immaginare ulteriori strascichi della vicenda, nei quali scendono in campo anche i politici per cercare di entrare, a modo loro, nel cuore del fatto che conta.
Ve lo immaginate il sindaco Sateriale dolersi dell’accaduto e rammaricarsi in termini più o meno del tenore: “Il Comune stava per intervenire, ma il crac Costruttori ha rallentato l’opera di salvataggio dell’animale”. Oppure il presidente della provincia Dall’Acqua affrettarsi a dire che “torno adesso da Roma dove ho avuto assicurazione da parte dei dirigenti Anas che non si ripeterà più una situazione a tal punto intollerabile”. Non mancherebbe certo di far sentire la propria voce il comitato giovani eletti in consiglio comunale, promettendo una associazione per risarcire i famigliari della vittima, o “myocastor coypus”, come si affretterebbe a specificare Irene Bregola. E mentre la pasionaria Diolaiti assicura in consiglio comunale un’interpellanza nel merito, ecco un solenne Mauro Cavallini affermare come “La partecipazione popolare di fronte a questo tragico evento è il frutto dell’intenso lavoro che come Ds stiamo instancabilmente tessendo all’interno dell’Unione”. Facile prenderci la mano. Dall’altra parte dell’emiciclo si potrebbe immaginare Federico Saini asciugarsi gli occhi lucidi prima di ricordare che “avevo parlato di persona con la nutria poco prima del drammatico incidente. Ci siamo salutati proprio mentre mi prometteva di votare per me alle prossime elezioni”. Inutile nascondere che il morto c’è scappato, e allora a Giorgio Dragotto non rimane che annunciare che “ho già depositato in procura denuncia contro ignoti che hanno inviato a migliaia di persone lettere in cui mi si accusa di essere stato io a istigare, dietro promessa di favori politici, la nutria ad attraversare la strada”. “Vogliono delegittimarci con uno sporco attacco politico”, si inserisce Perazzolo, contento una volta tanto di intervenire a favore di entrambi. Rimanendo tra i forza-italioti, chi non scommetterebbe sull’interpellanza di Massimo Masotti volta a chiarire “come mai si è permesso di importare dall’America Latina questo animale selvatico e perché il signor sindaco non ha nominato un assessorato ad hoc contro gli attraversamenti non consentiti delle carreggiate comunali?” (voci di corridoio dicono che ci stia già lavorando). Fuori dal Palazzo stanno stendendo striscioni di protesta Francesca Cigala Fuglosi e Marzia Marchi – che per l’occasione ha dismesso il vestito arcobaleno per indossare un costume da nutria. Pelo rigorosamente sintetico -: “perché nel resto del mondo le nutrie hanno meno diritti civili?”, “incidente: nutria-mo dubbi”, “Sateriale restituisci la pelliccia” alcuni degli slogan. “Tutta colpa di una sciagurata Finanziaria che taglia le risorse alla ricerca universitaria, che spinge i nostri migliori cervelli ad andarsene per strada” tuonerebbe infine dal desco di qualche spin-off il magnifico rettore Patrizio Bianchi. Cosa farci, è lo show della politica…
P.s.: A chi storce il naso ritenendo irriguardose verso la miseranda fine del povero animale queste parole, ricordiamo che “Meglio è di riso che di pianto scrivere, ché il riso l’uom dall’animal distingue”, come ammoniva – direi a questo punto con preveggenza – Rabelais.
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