Cronaca
25 Ottobre 2017
Il maxi carico di droga arrivato in un capannone abbandonato di via Marconi ma a monitorare tutto c'erano gli uomini della Squadra mobile della polizia

Marijuana in viaggio dalla Spagna a Ferrara, sequestro da oltre un milione di euro

di Daniele Oppo | 4 min

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Seduti da sinistra: il dirigente della Mobile Andrea Crucianelli, il questore Antonio Sbordone e il Capo di Gabinetto Pietro Scroccarello

Era un capannone di via Marconi a Ferrara la sede di arrivo del carico da oltre un quintale di marijuana per un valore di vendita al dettaglio di più di un milione di euro. Provenienza Spagna, destinazione il mercato del nord Italia con una parte probabilmente riservata per la zona Gad.

Ma a monitorare tutto da tanti giorni ci sono gli uomini della Squadra mobile della polizia di Stato, coordinati dal dirigente Andrea Crucianelli, che da settimane erano al lavoro per l’operazione “Cargo”: da inizio ottobre sapevano che sarebbe dovuto arrivare un grosso carico in città, sapevano dove ma non sapevano quando, si aspettavano. Così per 20 lunghissimi giorni i poliziotti si mettono pancia a terra, monitorando ogni giorno a ogni ora un capannone abbandonato, anche con l’ausilio di una telecamera di sorveglianza. Fino a che, nella notte tra domenica e lunedì, non arriva il tir che aspettavano.

Gli arrestati durante l’operazione Cargo

Un mezzo pesante che trasporta cassette di frutta – mandarini, arance e melagrane – e otto pacchi termosaldati contenenti più di 110 chilogrammi di marijuana. Alla guida c’è un autotrasportatore spagnolo – Joaqiun Martinez, 37 anni-, al suo fianco un cittadino marocchino, Nour Eddine Benazzi, 43 anni. Ad attenderli all’interno del capannone tre uomini di nazionalità albanese: Vital Meco, 43 anni, residente a Cento;  Tonin Bibaj (33 anni) e Alfred Gjoka (36 anni, a casa sua anche 70 grammi di hashish), residenti in provincia di Savona (ad Alassio e Andora). Le stesse tre persone riprese dalla videocamera di sorveglianza effettuare un sopralluogo due giorni prima nel capannone.

A coprire il ‘vero’ carico c’è un muro di cassette di frutta, una di queste cade per terra spargendo mandarini e melagrane ovunque. Un dettaglio non di poco conto, che servirà per confermare che il tir era proprio quello ripreso dalla telecamera.

Ma gli uomini della mobile non intervengono subito. Aspettano che il mezzo riparta, poi lo fermano verso le 6,45 al casello di Ferrara Nord, mentre si dirigeva con tutta probabilità in Campania, dove avrebbe dovuto consegnare la frutta. Fanno un’ispezione veloce, non trovano granché se non una mazzetta di banconote nascosta in un giubbotto di Martinz: 13.500 euro, il pagamento per il trasporto della droga dalla Spagna a Ferrara.

In via Marconi i poliziotti attendono ancora. I tre albanesi si sono chiusi dentro il capannone, e gli investigatori attendono che arrivi qualcuno. Dopo circa un’ora non si vedono movimenti e, per evitare che i tre escano a riescano a scappare approfittando delle numerose vie di fuga, verso le 7,30 fanno irruzione. Un intervento fulmineo che non lascia ai tre trafficanti – intenti a parlare e mangiare una melagrana – il tempo di reagire, si arrendono nell’immediato. Con loro ci sono otto sacchi pieni zeppi di marijuana: a 10 euro al grammo, venduta così frutterebbe più di un milione di euro.

Le accuse per loro sono di traffico internazionale di stupefacenti, per Meco anche la detenzione a fini di spaccio: in casa sua conservava infatti anche 280 grammi di cocaina e aveva tutto l’occorrente per spacciarla. Tutti, tranne Gjoka che ha precedenti specifici, sono incensurati. I cinque arrestati si trovano tutti in carcere e tra giovedì a venerdì ci sarà l’udienza di convalida.

«Sono dei grossisti», conferma il dirigente della Squadra mobile, Andrea Crucianelli, «e abbiamo motivo di pensare che parte del carico fosse destinata a Ferrara e alla zona Gad, ma ci stiamo lavorando». Gli inquirenti – il fascicolo è affidato al pm Giuseppe Tittaferrante – stanno effettuando indagini anche sul capannone, che era vuoto e abbandonato.

A Crucianelli e a tutti gli altri operatori della polizia che a lungo hanno lavorato al caso va il plauso del questore Antonio Sbordone: «Queste sono operazioni che chiedono grande professionalità e grande sacrificio. Abbiamo tanti problemi di personale ma ci sono anche tanti che si sacrificano, bisogna essere riconoscenti, siamo in un contesto non facilissimo». Sbordone tocca anche il tema Gad: «Stiamo conducendo azioni ancora più incisive. È vero che in precedenza abbiamo agito con dei blitz, ma io ne rivendico l’utilità, stante le risorse a disposizione e l’effetto sorpresa. Con le altre risorse che ci stanno pervenendo e i nostri sforzi stiamo ottenendo risultati positivi. Le cose vanno migliorando – conclude Sbordone, che esprime apprezzamento anche per il lavoro svolto dai militari dell’esercito -, non uso toni trionfalistici ma stiamo cominciando a vincere qualche battaglia».

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