Attualità
30 Luglio 2017
Nel 2016 abbiamo perso oltre 4 milioni di metri cubi d'acqua, ma è da 16 anni che più un quarto si perde nelle disfunzioni della rete idrica

L’acqua che perdiamo

di Daniele Oppo | 3 min

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25Aprile. “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”

“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che auguro a voi di non sentire mai”. 

È con le parole di Piero Calamandrei – tra i padri fondatori della Costituzione – che il sindaco Alan Fabbri apre il suo intervento durante la celebrazione del 25 aprile, dopo l’alzabandiera e il picchetto d’onore. 

«La provincia di Ferrara è una terra d’acque» recita il bilancio consuntivo ambientale approvato dal Consiglio comunale la settimana scorsa. La rete idrica della città di Ferrara è invece un colabrodo, aggiungiamo noi.

Non è una notizia nuova. Ad evidenziarlo – con parole diverse –  è stata già l’assessore comunale all’ambiente Caterina Ferri, sia in sede di presentazione del bilancio che in consiglio:  «Le perdite hanno subito incremento importante soprattutto con il sisma – ha osservato nell’ultima occasione -: da 29% siamo passati al 39% del 2015 con una lieve riduzione al 38,9% nel 2016. Non sono percentuali che ci possiamo permettere: abbiamo chiesto al gestore investimenti e ci sono 2,2 milioni a disposizione per il miglioramento».

Ferrara non è nelle condizioni odierne di Roma, né in quelle ancora più gravi di molti luoghi del sud Italia, ma solo perché l’acqua – almeno per ora – c’è e non per meriti propri. Quel che è passato un po’ sotto traccia è che la realtà cittadina sembra ancora peggiore rispetto a quel che appare: perché nel frattempo il quantitativo lordo di acqua consumata – a livello domestico e industriale – si è abbassato nel corso negli anni, toccando nel 2016 il picco più basso registrato dal 2005: 11,02 milioni di metri cubi (7,08 per usi domestici, anche questo è il dato più basso). Nell’anno del sisma, il 2012, quando cioè è iniziato l’aumento della dispersione idrica, l’acqua consumata ha raggiunto il picco massimo dal 2005, con 12,7 milioni di metri cubi. In parole povere, tra 2012 e 2016 il consumo si è abbassato di circa 1,7 milioni di metri cubi.

L’acqua consumata a Ferrara – Fonte: Bilancio ambientale

Quel che non è diminuito sono invece le perdite, calcolate sulla differenza tra l’acqua immessa in rete e quella fatturata. Infatti sono schizzate verso l’alto passando percentualmente dal 31,4% del 2012 al 38,9% del 2016, dopo aver raggiunto il picco massimo del 39% nel 2015. Ma mai, dal 2001 in poi sono scese sotto la soglia del 29-30%. A Milano le perdite sono pari al 10,4%.

Per 11 anni, prima che il sisma lo acuisse, il problema c’era ugualmente, probabilmente ‘nascosto’ – tranne che nel 2007 – dall’assenza di periodi siccitosi così lunghi e pesanti come quello che viviamo oggi. Ben vengano dunque i 2 milioni di euro che Hera ha promesso di investire, ma c’è da chiedersi dove fossero tutti finora, anche prima del sisma, se in 16 anni più di un quarto dell’acqua prelevata dal Po viene costante dispersa per le carenze infrastrutturali della rete. Stando al rapporto ambientale, tra 2014 e 2016, Hera ha investito su 19 interventi nella rete del ciclo idrico integrato, sette di questi sono interventi migliorativi della rete-acquedotto, gli altri sono dismissioni di impianti o miglioramenti della rete fognaria e di sollevamento delle acque.

Nel 2016 abbiamo perso l’equivalente di quasi 4,3 milioni di metri cubi d’acqua, oltre 11.700 al giorno, circa 32mila litri per abitante.

Sono dati che in una ‘smart city’, come spesso viene presentata Ferrara, non sono assolutamente concepibili. Ancora di meno lo sono quando la principale fonte di approvvigionamento – il fiume Po – è in forte crisi per la siccità imperante nel 2017, tant’è che le regioni del nord Italia si sono accordate per ridurre i prelievi e, da lunedì 31 luglio, tocca all’Emilia Romagna stringere di un bel po’ i rubinetti per alcuni giorni. Se oggi non c’è la necessità di razionare l’acqua, c’è invece l’urgenza di intervenire al più presto e in modo massiccio sulle reti, senza aspettare la prossima emergenza.

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