Attualità
7 Giugno 2017
Nuovo nome (e nuova vita) per l'ex direzionale. Il cantiere si chiuderà in 24 mesi: "Per giugno 2019 i locali saranno disponibili"

Non chiamatelo Palaspecchi, sorgono “Le Corti di Medoro”

di Elisa Fornasini | 4 min

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Non chiamatelo più Palaspecchi. Le vetrate che negli ultimi 28 anni hanno riflesso solo abbandono e degrado verranno abbattute per far sorgere “Le Corti di Medoro“. E’ stata così battezzata la nuova vita dell’ex direzionale di via Beethoven, “un nome che speriamo porti più fortuna rispetto a quello del passato” ammette la co-proprietà Ferrara 2007.

“Il Palazzo degli Specchi appartiene al passato, non al futuro” conferma un raggiante sindaco Tiziano Tagliani che ha appoggiato l’ipotesi della nuova denominazione ariostesca perché “Medoro è il personaggio povero dell’Orlando Furioso che, nonostante la miseria della sua condizione, conquista il cuore della bella Angelica”. Una metafora per dire che “partiamo dal povero per riqualificare l’area” ma che, chissà, annovera tra i cavalieri del romanzo cavalleresco anche uno dei “Quattro cavalieri dell’apocalisse mafiosa” (Gaetano Graci, ndr) che a fine anni ’80 commissionò la rovina ‘palaspecchiana’.

Il progetto complessivo di recupero dell’immobile è stato presentato in Castello alla presenza di tutti i soci del fondo immobiliare Ferrara Social Housing che finanzierà l’imponente opera da quasi 40 milioni di euro, coperti per l’80% dalla Cassa Depositi e Prestiti (32 milioni) e il restante da Acer (3 milioni), Intercantieri Vittadello (2 milioni) e Ferrara 2007 (un milione).

Se le risorse sono già state impegnate, c’è anche una data per la quale l’utopia diventerà realtà nella ‘corte’: giugno 2019. “Martedì abbiamo iniziato l’accantieramento, entro giugno avremo i titoli edilizi per dare l’effettivo inizio dei lavori e da quel momento sono previsti 24 mesi per la conclusione dell’intervento – spiega Fabio Dolfato della Intercantieri Vittadello -. Il cantiere sarà diviso in due fasi: la demolizione parziale di alcuni fabbricati (che durerà da 6 a 8 mesi) e contemporaneamente la definizione dei progetti, successivamente (ma con una sovrapposizione con la demolizione) si passerà alla fase di ricostruzione. Per giugno 2019 i locali saranno disponibili“.

Ma come sarà il nuovo volto del Palaspecchi? Oltre al famoso comando della polizia municipale e la delegazione ex circoscrizione sud, verranno costruiti 263 alloggi di social housing: 102 bilocali (da 55 a 70 mq), 113 trilocali (da 75 a 105 mq) e 48 quadrilocali (da 95 a 130 mq). Le tipologie di appartamenti sono studiate per target diversi (famiglie, singoli, giovani coppie, studenti e anziani); una parte verrà venduta mentre la maggior parte verrà affittata a canoni calmierati: da 242 euro dei bilocali fino ai 572 euro dei quadrilocali al mese, per un massimo di vent’anni.

A inorgoglire maggiormente l’amministratore delegato di Investire sgr (la società che gestisce il fondo, ndr), Fabio Carlozzo, sono le “zone di comunità (area fitness, area giochi e altri spazi di socializzazione) che nasceranno all’interno del complesso e che, insieme alle attività commerciali e agli esercizi di vicinato, costituiranno quel ‘mondo’ per vivere in maniera diversa, e più condivisa, il quartiere perché il nostro obiettivo non è solo la qualità dell’abitare ma soprattutto la creazione di relazioni sociali”.

“Non siamo in competizione con il mercato immobiliare (sappiamo delle tante case sfitte e invendute) ma siamo portatori di un nuovo modello di abitare dedicato alla cosiddetta fascia grigia, un sistema in grado di accogliere una comunità coesa e integrata che altrimenti rimarrebbe fuori dal mercato” sottolinea Paola Del Monte, responsabile del programma di housing sociale della Cdp, che ha portato a Ferrara “uno dei principali interventi del programma di social housing a livello nazionale”.

“Ferrara è destinata ad accogliere la seconda operazione più grande di questo tipo in regione” aggiunge Diego Carrara, direttore di Acer Ferrara che si occuperà della gestione degli alloggi e degli spazi commerciali. “Crediamo in questo progetto perché c’è un fabbisogno abitativo inespresso, rilevato da un’indagine di Acer che ha trovato molte famiglie e coppie interessate a questo tipo di abitare sociale: dai nostri calcoli ci saranno 600 persone che andranno a vivere lì e creeranno una vera e propria comunità”.

Un piccolo mondo, una corte appunto, che non interesserà l’intero complesso di 48mila mq. Se il 52% della proprietà è confluita nel fondo, l’altra metà dell’immobile rimane in capo a Ferrara 2007 “che svilupperà altri progetti (come alloggi e uffici privati) per rigenerare l’intera area in un arco temporale di 10 anni – spiega la referente Katia Palisi – come previsto dalla convenzione urbanistica siglata il 26 maggio a Roma”.

“Oggi è il momento finale di un percorso complicato e molto ostacolato – ammette il sindaco Tagliani – ma è anche il primo passo verso un’iniziativa imprenditoriale importante e attesa da tutta la città. Apriamo le porte all’investimento vero e proprio: il Comune ha già incassato 4 milioni per la trasformazione della parte di sua proprietà ma a causa dei vincoli del patto di stabilità non riusciamo a impegnare l’intera somma entro l’anno, che verrà quindi girata all’Acer. Ora facciamo parlare i fatti – chiosa Tagliani – e sono in cantiere anche iniziative concrete per il recupero del Palasilver (stiamo trattando col fallimento per riqualificare l’impianto sempre con destinazione a carattere sportivo) e dell’adiacente piscina per dotare l’area di nuovi servizi”.

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