Attualità
14 Settembre 2016
A Fiesso Umbertiano due famiglie ricevono una rapida telefonata dall'istituto il giorno stesso dell'inizio delle lezioni: i ragazzini non potranno frequentare 'fino a data da destinarsi'

Quando la scuola dell’obbligo esclude i disabili

di Ruggero Veronese | 3 min

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i-am-a-student-1412778_960_720Ci spostiamo di qualche chilometro dalla provincia ferrarese per affrontare un caso che merita un interesse e un intervento diretto da parte di enti pubblici e istituzioni scolastiche. Siamo a Fiesso Umbertiano, dove nei giorni scorsi due madri hanno ricevuto via telefono una comunicazione a dir poco inaspettata dalla scuola media a cui sono iscritti i figli: “Ci dispiace, ma suo figlio non potrà frequentare le lezioni fino a data da destinarsi”. Il motivo è semplice: i due alunni sono portatori di disabilità e in questo momento l’istituto non dispone di sufficienti insegnanti di sostegno per garantire il loro diritto allo studio. Con buona pace del concetto di scuola dell’obbligo.

Una vera doccia fredda per le famiglie dei due ragazzini, che fino all’anno scorso hanno regolarmente seguito le lezioni e che ora si domandano come mai la scuola ricominci per tutti i compagni di classe ma non per loro. Lo racconta Stefania, madre del 13enne che in questi giorni avrebbe dovuto iniziare la seconda media: “È perfettamente consapevole di quello che sta succedendo: guarda sua sorella, che frequenta la stessa scuola, mentre prepara lo zaino e sa di essere stato escluso dalle lezioni”.

Ma ciò che solleva più indignazione nelle famiglie sono le modalità con cui è stato gestito questo problema: “Parlare con il dirigente scolastico? Ci ho provato, ma è sempre irreperibile e per tutte le comunicazioni che mi ha fatto pervenire sono stata contattata dal personale della scuola. L’unica volta in cui sono riuscita a parlare con lui è stata all’inizio, qualche settimana fa: mi ha detto che c’erano problemi col personale e io mi sono resa disponibile a venirci incontro sugli orari, ad esempio facendo fare a mio figlio solo due o tre ore alla mattina invece di cinque. Poi oggi mi chiamano per dire che non è una soluzione possibile e che devo tenere mio figlio a casa. Chiedo che mi venga fatta copia scritta di questa dichiarazione ma mi dicono che anche questo non è possibile. Sa cosa mi fa veramente arrabbiare? Che questo trattamento è stato riservato proprio alle due famiglie più pazienti, quelle che si erano rese disponibili a venire incontro ai bisogni della scuola”.

Stefania e la sua famiglia non hanno intenzione di arrendersi e, prima di valutare ricorsi o strade legali, proveranno un ultimo confronto con la dirigenza della scuola: “Domattina sarò lì alle 8:30, voglio parlare con il preside e sentire cosa mi dice e il motivo per cui mio figlio non può frequentare la scuola dell’obbligo. E voglio che venga messo per iscritto”. Difficile, fino a quando l’istituto non chiarirà ufficialmente la propria versione, capire le cause dell’accaduto: se da un lato l’assegnazione degli insegnanti (nonché la spinosa questione delle assunzioni) non compete ai singoli istituti, dall’altro occorre capire anche i motivi dei ritardi nelle comunicazioni alle famiglie, che avrebbero potuto fare altre scelte prima di ritrovarsi in questo ‘limbo’ a scuola ormai iniziata. Ritrovandosi così di fronte a un triste paradosso: scuola dell’obbligo, ma obbligati a restare fuori.

“Cosa facciamo noi genitori – è lo sfogo sui social network di Stefania – di questi bambini speciali di cui tutti si riempiono la bocca di buone parole solo quando va tutto bene, ma che vengono discriminati e considerati un problema alla prima occasione?”.

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