Politica
16 Settembre 2016
Parla il primo 'epurato' del M5S: "Non credo più in questo movimento, ma la sua ricostruzione è l'unica speranza per l'Italia"

Caos Raggi, Tavolazzi: “Il Movimento deve ripartire dal basso, ma è un’impresa titanica”

di Ruggero Veronese | 9 min

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Virginia_Raggi_with_5SM_logoEra il marzo del 2012 quando il caso di Valentino Tavolazzi, grillino della prima ora, inaugurò la lunga stagione delle ‘epurazioni via blog’ nel Movimento 5 Stelle. Da allora la lista degli espulsi si è allargata fino a includere una lunga lista di nomi eccellenti responsabili di aver violato il ‘Non Statuto’ del movimento, in particolare per le critiche riguardo la struttura verticistica con cui il fondatore Gianroberto Casaleggio ha strutturato la nuova forza politica.

Temi che oggi tornano prepotentemente alla ribalta a causa del caos romano successivo all’insediamento della giunta Raggi: quali scelte hanno prodotto questa paralisi della giunta e del movimento? Chi sono i principali responsabili? Che ruolo hanno la stampa e le eredità lasciate dai vecchi partiti? Ne parliamo con chi ha avuto modo di conoscere molto bene – e vissuto sulla propria pelle – le dinamiche interne al M5S.

Siamo con Valentino Tavolazzi, primo ‘dissidente’ del M5S e primo espulso nella storia del Movimento. Vista la sua conoscenza delle dinamiche interne al movimento, è stupito di quello che sta accadendo a Roma o già si aspettava questi problemi?

Non sono affatto sorpreso e non credo di essere il solo ad aver previsto quanto sarebbe accaduto nel M5S, una volta posto di fronte  alle responsabilità amministrative e di governo.

A cosa crede che siano dovute queste dinamiche? La Raggi e lo staff M5S si sono effettivamente trovati impreparati ad amministrare Roma o le ‘zavorre’ lasciate dalle precedenti amministrazioni hanno reso il lavoro più complicato del previsto?

I gravi problemi di Roma, certamente ereditati dalle amministrazioni precedenti, non sono ancora stati affrontati. Non possono essere la causa di ciò a cui stiamo assistendo. La pessima figura del M5S a Roma non è la conseguenza dello stato in cui si trova la città o dei presunti cosiddetti poteri forti avversi al M5S, bensì delle sole scelte fin qui fatte da quest’ultimo. Sono i grillini a fare del male a se stessi, alla città ed al paese.

In queste settimane si è creata una grande spaccatura nell’opinione pubblica: da un lato chi denuncia la mancanza di trasparenza da parte della Raggi e del ‘direttorio’ M5S, dall’altro chi attacca la stampa per il “linciaggio mediatico” a cui sarebbero sottoposti. Un esempio è il battibecco di lunedì mattina tra il sindaco di Roma e i giornalisti appostati sotto la sua abitazione: che opinione ha a questo proposito? 

Non vedo alcun linciaggio mediatico, ma solo reazioni attese ai negativi risultati fin qui visti. E’ naturale che l’inadeguata prestazione del M5S a Roma, abbia come conseguenza la formazione di due tifoserie nella pubblica opinione: chi difende il suo operato ad occhi chiusi, in modo totalmente acritico (fans ed eletti del M5S) e chi, in concorrenza elettorale con esso, enfatizzi gli errori e le evidenti incapacità (gli altri partiti). Tuttavia, anche chi cerca di osservare con distacco la triste situazione, non può non vedere i frutti della totale assenza di democrazia e di trasparenza e le conseguenze di un potere concentrato nelle mani di poche persone non all’altezza, che decidono nel chiuso di una stanza, in assenza di regole, di vincoli e di un progetto per il paese. Semmai è vero il contrario. Nel recente passato abbiamo assistito a molta stampa che pompava il M5S come alternativa a Renzi e al Pd. E forse anche i cosiddetti poteri forti, per un po’, lo hanno visto come possibile punto d’appoggio per i propri obbiettivi, in danno alle popolazioni. Ma quella stagione è terminata ed oggi occorre molto coraggio per supportare chi, a Roma, sta mostrando tutta la propria inadeguatezza.

Qualche giorno fa in un post facebook scriveva: “Quando spiegavo a Grillo nel 2009 che serviva una scuola di formazione per i candidati, venivo accusato di avere la testa a forma di partito! Il Mo’ Vi Mento ora sta dimostrando quanto era abbondantemente previsto: non dispone delle competenze necessarie per amministrare città, regioni, la capitale, il paese”. Crede che ciò che sta accadendo a Roma possa riaprire il dibattito all’interno al M5S sulla necessità di formare una classe dirigente ‘professionista’, al fianco dei tanti attivisti per passione? Siamo alla fine dell’idea di un Movimento guidato dalla società civile, in favore di un modello più vicino alla (direbbe Max Weber) ‘politica come professione’?

Nonostante tutto, reputo ancora pericolosi i politici di professione. Mi auguro che la vicenda di Roma possa aprire gli occhi a tanti attivisti ed elettori del M5S e dare l’avvio ad una rifondazione del Movimento dal basso, con nuove regole, con una vera democrazia interna, con l’abbandono dell’assetto padronale ed autoritario. Non penso che servano politici di professione e non è questo lo sbocco conseguente alla richiesta di maggiore competenza. Se l’onestà degli eletti è un valore imprescindibile per amministrare, la competenza è una condizione necessaria, non surrogabile. Ma non serve creare una casta di professionisti mantenuti dalla politica, che abbiano a cuore più la loro poltrona che il bene comune, con gli immensi danni che ciò comporta. E’ sufficiente che persone competenti nei propri settori, con una propria professionalità, meglio se autonome dal punto di vista economico e che ovviamente condividano le politiche che si intende realizzare, si mettano a disposizione per 5-10 anni al servizio della comunità. Poichè la dimensione elettorale del M5S è notevole, le posizioni da ricoprire allo scopo sono moltissime.

Ciò rende palese a tutti quanto importante fosse, fin dai primi anni, attivare processi formativi dei candidati ed il necessario confronto con la società per costruire politiche e programmi, per i territori e per il paese. Il partito, nella sua accezione nobile e costituente, è ancora lo strumento più idoneo per contribuire alla costruzione di una democrazia partecipata ed alla formazione dei rappresentanti del popolo nelle istituzioni. La sua qualunquistica demolizione, perorata dal M5S solo per conquistare consenso qualunqua, ha creato danni immensi al paese. Detto ciò non penso che i partiti attuali vadano bene, al contrario talvolta hanno fatto anche di peggio del M5S e l’opposizione locale condotta per cinque anni da Ppf (Progetto per Ferrara, ndr) testimonia tale convinzione. Sto solo affermando che il partito costituente deve ancora nascere, ma c’è ampio spazio elettorale perchè ciò accada.

Grillo e Tavolazzi nel dicembre 2009, ai tempi dei primi meetup

Grillo e Tavolazzi nel dicembre 2009, ai tempi dei primi meetup

Quanto è stata determinante in questa crisi l’assenza di una figura come quella di Gianroberto Casaleggio? Crede che la leadership e il carisma di Grillo non siano più in grado di tenere insieme le diverse anime e correnti del Movimento?

Casaleggio comandava come fanno i manager meno brillanti nelle aziende, favorendo la fedeltà e l’assenza di pensiero critico. Allontanava le teste pensanti e chi agiva sul territorio con autonomia, benchè all’interno delle poche regole certe. Premiava i leccaculo. Inoltre ha sempre avuto più a cuore il successo del marchio M5S e della sua azienda, che non la costruzione di un movimento politico e la formazione di risorse umane atte ad assumere responsabilità amministrative nel paese. Tuttavia Casaleggio c’era, decideva con il pugno forte del padrone e ciò limitava conflitti e spaccature.

Grillo, dal canto suo, non ha mai gestito il movimento dall’interno, si è sempre e solo limitato a rappresentarne l’immagine. Grazie a lui il reclutamento di voti è stato molto efficace, ma egli è quasi del tutto privo di pensiero politico. Ora al timone non c’è nessuno. Il direttorio, pura rappresentanza di faide territoriali interne, da sempre in lotta tra loro, non ha la forza, l’autorevolezza, la capacità di governare la prima forza politica del paese (sul piano elettorale). Per tali ragioni la prognosi per il futuro del M5S non può che essere infausta, lenta, ma infausta. A meno che non cominci da subito la sua ricostruzione dal basso.

A proposito di anime e correnti interne, forse il principale problema che il Movimento sta mostrando è l’assenza di una precisa linea di indirizzo nell’affrontare le questioni: superata la fase della critica al sistema, quando si tratta di discutere di problemi pratici o temi etici (penso anche alle diverse posizioni sulle unioni civili o in materia di immigrazione e accoglienza) il Movimento si spacca come un normale partito. È il prezzo che si paga quando si punta al consenso di tutte le fasce e le tipologie di elettorato? Esiste una soluzione?

Accade esattamente quanto lei afferma, perchè Il M5S non ha e non ha mai avuto un progetto politico, democraticamente approvato e dunque condiviso dalla stragrande maggioranza dei suoi attivisti/eletti/elettori. Ha sempre e solo dato voce alla protesta ed alla proposta di generici valori e comportamenti per l’agire politico. Magari bello, ma ampiamente insufficiente. Alla prova dei fatti, quando occorre esprimere e motivare delle scelte specifiche su temi economici, sociali, etici, o anche solo sull’organizzazione di servizi pubblici, in assenza di un progetto politico, di programmi di settore, di chiare proposte alternative alle scelte del governo, il M5S mostra tutta la sua fragilità politica e la sua debole costituzione. L’assenza di una sua chiara collocazione politica allarga di certo la base elettorale nella fase di protesta, per effetto di una generica chiamata qualunquista, ma fa perdere voti nella fase di governo o di opposizione costruttiva. Per questi motivi non mi stupirebbe una lenta ma inesorabile emorragia di voti.

È molto difficile – vista l’assenza di comunicazione all’esterno da parte del Movimento – farsi un’idea di quello che sta succedendo tra la Raggi, il direttorio dei parlamentari e lo staff milanese del M5S. Secondo lei quali sono le forze in campo e quali i motivi dei contrasti?

Non conosco in dettaglio i conflitti in atto nè le dinamiche che li determinano. Tuttavia so che la Raggi è stata eletta sindaco di Roma con una valanga di voti. Solo a lei competono le scelte amministrative per cambiare in meglio la vita nella capitale. E’ inammissibile che un direttorio, uno staff, ma anche lo stesso Grillo, possano interferire con le sue scelte o peggio possano condizionarla. Se la Raggi ha le spalle sufficientemente robuste per guidare Roma, deve andare avanti con il suo programma e sottoporsi al giudizio degli elettori. Se non ha le capacità per amministrare Roma, deve lasciare. Nessun partito, direttorio o proprietario di simbolo può sostituirsi ad un sindaco. Temo, per Roma, che la Raggi sia un pesce fuor d’acqua.

In definitiva, crede ancora nel progetto del Movimento 5 Stelle? Che consiglio si sentirebbe di dare a Grillo, alla Raggi e ai vertici del Movimento?

Ho creduto nel M5S come strumento per cambiare il paese, quando la deriva autoritaria ed aziendale non era ancora evidente ed il lavoro svolto sul territorio da Progetto per Ferrara lasciava in secondo piano, almeno per noi, le contraddizioni nazionali. Noi di Ppf, insieme a molti altri in regione, abbiamo combattuto per avere più democrazia e più trasparenza, più piani territoriali e più formazione. Negli anni successivi alla nostra cacciata è esplosa la piega autoritaria e deviata, rispetto agli interessi del paese. Il reclutamento di chiunque si mettesse a disposizione senza pensare, al solo scopo di crearsi una posizione reddituale ed un futuro politico, ha ridotto il M5S ad una fabbrica di candidati inadeguati, pronti ad essere collocati in qualunque posizione amministrativa. L’assenza di progettualità politica inoltre, ha inevitabilmente portato alle divisioni interne cui assistiamo ed alla improbabile ipotesi che il M5S possa governare il paese. Oggi per l’Italia il M5S è più una minaccia che una opportunità, tutt’altro rispetto alle premesse iniziali. Non credo più in questo movimento e temo che la sua ricostruzione dal basso sia una impresa titanica. Ma è la sola cosa in cui sperare.

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