Attualità
8 Agosto 2016
Il sindacalista chiede una progressiva internalizzazione del servizio e non risparmia le critiche a Zanirato: "Appiattito su Cgil e Cisl"

Caos ambulanze: la Uil e la ‘terza via’ dell’eretico Franceschi

di Ruggero Veronese | 6 min

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Si è spento all'età di 77 anni (ne avrebbe compiuti 78 a luglio) Ivan Ricci, che fu vicepresidente della Provincia di Ferrara e in seguito assessore al Bilancio del Comune di Ferrara e presidente dell'Acer estense

7bf95aac-efec-40d4-8c01-99c52ae07b79“Inutile portare avanti una battaglia per tornare allo status quo precedente: il servizio di emergenza-urgenza deve essere gestito dai dipendenti pubblici. Le aziende sanitarie devono decidersi ad assumere personale e ad acquistare mezzi”. Nella diatriba tra volontariato e cooperative che agita il mondo del 118 ferrarese, c’è una ‘terza via’ alternativa alle soluzioni avanzate dall’Ausl o dai sindacati Cgil e Cisl, che mettono in dubbio la legittimità e pretendono il ritiro dell’ultima delibera aziendale. Si tratta della proposta della Uil-Fpl, che già in tempi non sospetti – nel 2013 – produsse e inviò ai vertici di Ausl e Sant’Anna una relazione sulle difficoltà di gestione all’interno del servizio di emergenza-urgenza.

Un tema che oggi torna prepotentemente alla ribalta nelle polemiche sul ruolo dei privati nei servizi pubblici fondamentali, con una richiesta unanime di maggiori controlli e di evitare il rischio di una eccessiva esternalizzazione dei servizi. Ma la strada da percorrere, secondo ‘l’eretico’ Enrico Franceschi (che contesta diverse prese di posizione del segretario confederale Uil Massimo Zanirato), deve evitare alla radice questi problemi. E quindi non deve passare per una più ‘equa’ e attenta spartizione dei servizi tra il pubblico e le diverse forme di aziende private, ma per un progressivo impegno diretto delle aziende pubbliche, in modo che possano strutturare un servizio costante, qualificato e mai soggetto a polemiche o indagini su appalti e affidamenti.

Partiamo dal verbale d’intesa che avete sottoscritto ieri tra Usl e Cgil, Cisl, Uil, Fials. Non le sembra un po’ generico?

Dipende da quali erano gli obiettivi di partenza. Cgil e Cisl da molti giorni chiedono che l’Ausl ritiri la determina che li ha fatti scendere in piazza a difendere la Cidas. Attualmente il provvedimento c’è ancora! Per il resto come si fa a non condividere sempre utili maggiori controlli e la necessità di un adeguato recupero  psico-fisico per gli operatori che si occupano dell’emergenza, chiunque siano. È una battaglia che conduciamo da anni, solo che prima ci snobbavano.

Voi quasi tre anni fa inviaste alle direzioni generali delle due aziende sanitarie un documento dal titolo “118 in emergenza”. Cosa vi spinse a scrivere e cosa e accaduto in seguito?

Noi raccogliemmo il testimone di un allarme lanciato a mezzo stampa da cinque dipendenti pubblici del 118 che denunciavano “difficoltà nella gestione del soccorso, dei tempi lunghi di ogni intervento, delle incompletezze del sistema e del potenziale pericolo che tutto ciò comporta”Continuavano dicendo che “sembra che si aspetti un fatto di cronaca importante per poi poter giudicare prima il nostro operato e poi semmai perché è successo”. Abbiamo ritenuto doveroso agire in varie sedi perché siamo consapevoli che quando arriva il 118 e ti raccoglie su una strada o da qualche altra parte significa che probabilmente hai vinto la lotteria della sfiga… e può toccare a tutti di essere “estratti”.

Al netto delle polemiche di questi giorni come valutate la situazione odierna dei controlli?

Secondo noi nel passato erano laschi, oggi i controlli sono sicuramente più efficaci. Sono anche state rottamate molte ambulanze che avevano perduto o stavano per perdere i requisiti specifici di accreditamento per km e anno di immatricolazione. Ora ci sono molti più mezzi efficienti.

Allora come si spiega questa improvvisa escalation in piazza? La gente si potrebbe preoccupare sulla qualità del servizio.

Il sistema dei trasporti in emergenza urgenza del nostro territorio provinciale è gestito da tre soggetti: dipendenti pubblici; associazioni del volontariato cooperativa Cidas. I volontari già conducevano il 90% delle postazioni di emergenza tra quelle non gestite direttamente dall’Usl. È successo che in base alla normativa esistente la cooperativa Cidas e stata estromessa dall’emergenza-urgenza. Per quanto riguarda invece i trasporti ordinari non in emergenza la Cidas continua tranquillamente e proficuamente a lavorare con le sue ambulanze e il proprio qualificato personale. Continua inoltre con la presenza di proprio personale occupato all’interno della centrale radio dei trasporti ordinari. Per i cittadini – comunque si voglia giudicare il 118 – non cambia niente. Per la Cidas invece qualcosa cambia perchè ha perso quella postazione, una, che l’anno scorso aveva ricevuto dall’Usl con un affidamento diretto per il trasporto infermi in emergenza dal costo di 455mila euro (più iva) per il periodo dall’agosto 2015 al luglio 2016. Si tratta della determina 716 del 13.08.2015 sulla quale, come ha comunicato venerdì anche la direzione Usl, sono giunti alcuni avvisi di garanzia a seguito di un’inchiesta.

L’esclusione della Cidas dall’emergenza urgenza può rappresentare un mutato atteggiamento verso l’universo cooperativo?

Nessuno può credere che in questa regione e a Ferrara in particolare possa esistere un pregiudizio negativo da parte delle istituzioni a svantaggio del mondo cooperativo. Con una spesa pubblica sempre più di tipo contenitivo probabilmente è sempre più complicato per alcuni tutelare contemporaneamente interesse pubblico, cooperative e associazioni di volontariato. Possono capitare cortocircuiti. Nell’incontro di ieri la direzione Ausl ha comunicato, come elemento di riflessione, che la Cidas complessivamente gestisce a vario titolo contratti per circa 15 milioni di euro ripartiti tra le due aziende sanitarie

La Cgil e la Cisl e chi è sceso in piazza sostengono la necessità che l’emergenza venga gestita da professionisti qualificati.

Noi abbiamo un approccio alternativo. Noi non vogliamo sostenere né le cooperative né i volontari. Secondo noi i servizi pubblici di particolare rilevanza sanitaria devono essere gestiti in modo professionale solo da pubblici dipendenti e non da professionisti privati esterni, da qualunque parte vengano. A Ferrara purtroppo è stato fatto l’opposto; si è preferita la co-gestione con soggetti esterni. Ciò detto, la normativa attuale, confermata anche da Anac, legittima l’affidamento di questi servizi direttamente alle associazioni del volontariato. Per questo insistiamo su un cambio strategico nella gestione dell’emergenza-urgenza in ambulanza che preveda la gestione diretta da parte delle aziende sanitarie pubbliche dei servizi di emergenza. Deve essere chiaro che affidare questi delicatissimi servizi all’esterno (coop sociali, volontari) non è un obbligo ma solo una facoltà che altre aziende sanitarie anche della nostra regione non hanno praticato.

Purtroppo leggendo quanto dichiarato in questi giorni da una formidabile, tentacolare macchina di propaganda, alla quale tantissimi si sono prestati, sembra invece che qualcuno voglia far credere ai cittadini che quando servizi pubblici fondamentali come l’emergenza-urgenza in ambulanza vengono affidati ad una cooperativa allora cessano, come per magia, di essere considerati privati. Invece restano tali.

Tutti a criticare lo smantellamento della sanità pubblica e la privatizzazione dei servizi ai cittadini; se però a gestirli è una cooperativa allora va tutto bene? Fino ad ora è andata così.

Riteniamo che la novità di questi giorni testimoni l’emersione pubblica di un groviglio di interessi trasversale al mondo istituzionale/cooperativo/sindacale/partitico, compresi alcuni esponenti politici sedicenti di opposizione, che mostra tutte le contraddizioni e l’insostenibilità di un sistema ferrarese di potere che riteniamo consociativo e che parrebbe davvero strano essersi limitato solo al disastro CariFe.

I tre segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil chiedono però al presidente della Ctss Tagliani di modificare la normativa regionale; la famosa circolare 6 del 20.03.2014. Come si concilia questo con la vostra tesi sulla gestione diretta pubblica del servizio di emergenza?

Non si concilia. Vogliono far rientrare dalla finestra politica quello che è uscito dalla porta normativa. Il segretario Zanirato (Uil) si è appiattito sulle posizioni già espresse da Cgil e Cisl ignorando che i lavoratori della sanità Uil avevano fin dall’inizio e pubblicamente scritto di non essere d’accordo con chi è sceso in piazza. Premesso che noi riconosciamo a chiunque il diritto di parlare di sanità, ci mancherebbe altro, se poi i nostri ‘superiori’ non ci consultano neppure con una telefonata allora noi, che siamo quelli che nella sanità ci lavorano, il giorno dopo ci sentiamo autorizzati a sconfessarli. Possono cacciarci, non farci cambiare idea. Non possono neppure mandarci a lavorare, perché a lavorare a tempo pieno ci siamo già.

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