Economia e Lavoro
22 Luglio 2016
Ufficializzate le proposte di Apollo, Lone Star e Apax Parteners, ma secondo indiscrezioni sono ancora lontanissime dall'obiettivo. E il sistema bancario trema

Tre offerte per Carife, ma manca ancora un miliardo

Carife - Cassa di risparmio di Ferrara
di Ruggero Veronese | 4 min

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Carife - Cassa di risparmio di FerraraL’ufficialità arriva poco prima delle 15, ma è solo la conferma delle voci che da giorni circolavano negli ambienti finanziari: le offerte pervenute per l’acquisto delle quattro good banks nate dal decreto ‘salva-banche’ sono poche, pochissime rispetto alle aspettative iniziali. Soltanto tre, da parte dei fondi di private equity Apollo, Lone Star e Apax Partners: un numero decisamente inferiore ai “21 potenziali acquirenti” di cui parlava in aprile Roberto Nicastro, a capo delle nuove banche e incaricato dal governo di massimizzare la rendita della trattativa. Ma la notizia peggiore sta in quello che, secondo indiscrezioni, è il reale valore economico delle proposte: circa un terzo rispetto agli 1,65 miliardi a cui puntavano il governo Renzi e il sistema bancario italiano il 22 novembre scorso, quando fu lanciato il piano di salvataggio per Carife, Carichieti, Banca Marche e Banca Etruria.

In attesa dell’ufficialità del dato, il timore diffuso negli ambienti bancari e finanziari è che le profezie più pessimistiche si stiano avverando: le quattro good banks non sono un investimento abbastanza appetibile per gli osservatori internazionali e questo scarso interesse rischia di avere effetti devastanti sul valore del prodotto e sugli equilibri finanziari italiani. Perché il piano di salvataggio vada in porto senza ulteriori esborsi dal sistema bancario, Nicastro dovrà infatti riuscire a raccogliere almeno 1,65 miliardi di euro: una cifra già di per sé superiore all’attuale stima delle quattro ‘good banks’ (svalutate a 1,4 miliardi contro i 2 iniziali), ma soprattutto completamente fuori portata rispetto al valore delle offerte appena pervenute. E qui arrivano le note più dolenti. L’offerta del fondo Apollo non supererebbe infatti il mezzo miliardo di euro. E anche quella di Lone Star non si discosterebbe di molto, restando di gran lunga inferiore al miliardo, mentre la proposta di Apax Partners, secondo fonti de Il Sole 24 Ore, avrebbe come oggetto solo la società di assicurazioni di Banca Etruria.

Uno scenario che oggi fa tremare l’intero sistema bancario italiano, oltre naturalmente ai quattro territori più direttamente interessati. La ragione sta nelle modalità con cui fu effettuato il salvataggio nel novembre scorso, pagato dall’intero sistema bancario nazionale attraverso il Fondo di Risoluzione creato ad hoc con l’introduzione del bail-in, a cui partecipano tutte le banche italiane versando complessivamente 600 milioni all’anno. L’operazione è costata in tutto circa 3,6 miliardi di euro: 1,8 per ricapitalizzare le ‘good bank’ e quasi altrettanti per coprire i debiti e i crediti in sofferenza (rimasti nelle vecchie banche). Per dotare il Fondo di Risoluzione delle risorse necessarie è stato necessario l’intervento di Intesa, Ubi Banca e Unicredit, che hanno anticipato due linee di credito per coprire l’investimento. Una di queste verrà rimborsata dall’intero sistema bancario attraverso l’anticipo di tre rate annuali (1,8 miliardi in tutto) nel Fondo di Risoluzione. Ma la seconda dovrà essere ripianata proprio attraverso la vendita delle quattro nuove banche appena ricapitalizzate.

Il corollario è immediato: se davvero le offerte pervenute da Apollo, Lone Star e Apax Partners dovessero aggirarsi attorno al mezzo miliardo di euro, rimarrebbero scoperti altri 1,15 miliardi di cui si dovrà far carico l’intero sistema bancario italiano attraverso un maxi-conguaglio. Un esborso che rischia di destabilizzare ulteriormente un sistema bancario che proprio in questi giorni viene descritto dall’Economist come l’anello debole negli equilibri finanziari europei. Ma fino a quando non verrà rivelato il reale valore delle tre offerte appena pervenute, ogni ulteriore previsione è un azzardo. “Le offerte – si legge nel sintetico comunicato stampa di Bankitalia – verranno valutate dagli advisor e ulteriori comunicazioni seguiranno all’esito delle valutazioni”.

A livello politico interviene sulla questione Giovanni Paglia, deputato di Si: “Se confermate le voci sulle offerte pervenute per l’acquisto delle good bank, si tratterebbe della conferma finale di un’operazione sciagurata voluta dal Governo. Dopo aver fissato al ribasso il valore degli NPL, ora si produrrebbe una perdita secca superiore al miliardo per il sistema bancario, già in difficoltà anche in conseguenza delle scelte di novembre. Chiediamo con forza che ora non si cedano le 4 banche risanate ad un prezzo ridicolo senza avere almeno in cambio certezze sulla continuità di erogazione del credito ai territori, un piano industriale serio e garanzie assolute sulla tenuta occupazionale. Il fatto che siano arrivate offerte solo da fondi e non da operatori del credito non è tranquillizzante – conclude Paglia -. Ora nessuna fretta e nessun obbligo di chiudere l’operazione”.

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