Economia e Lavoro
19 Maggio 2016
Al forum della Good bank molto ottimismo, ma Maiarelli è più scettico: "Dobbiamo vedere di che fondo si tratterà"

Nuova Carife, Capitanio: “Strada spianata per chi arriverà dopo di noi”

di Ruggero Veronese | 4 min

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In primo piano, Giovanni Capitanio

In primo piano, Giovanni Capitanio

“In novembre abbiamo iniziato un percorso molto difficile, ma che ci vede ottimisti: i primi risultati economico-finanziari sono positivi e siamo riconosciuti come interlocutori veloci nell’erogazione del credito. Chi arriverà dopo di noi si troverà la strada spianata“. Si mostra soddisfatto della partenza della Nuova Carife l’amministratore delegato Giovanni Capitanio, protagonista dell’incontro nella sede della banca in Corso Giovecca “La Banca del territorio”.

Un forum aperto su invito a una cinquantina di professionisti e rappresentanti di enti e associazioni ferraresi in cui, come suggerisce il titolo, si è parlato soprattutto del ruolo che avrà la nuova banca nella sua provincia di riferimento, anche dopo il suo eventuale acquisto da parte di fondi con la partecipazione di capitali esteri.

È questo, infatti, uno dei grandi interrogativi che circonda il nuovo istituto bancario fresco di ricapitalizzazione: l’azzeramento dell’azionariato locale minerà il rapporto privilegiato tra Carife e le imprese e i risparmiatori ferraresi? A negare con più decisione questa tesi è il docente di Unibo Massimiliano Marzo, secondo cui “la Nuova Carife è un’occasione unica: ora abbiamo una banca ricapitalizzata e senza sofferenze che può fare molto per le imprese e il territorio. Una banca locale ha una funzione fondamentale, soprattutto nel momento dell’ingresso di un fondo di private equity straniero che darà un valore aggiunto alla banca locale, radicata nel territorio, facendo da ‘ponte’ tra le imprese locali e i mercati internazionali. Non so se l’acquirente sarà italiano o straniero, ma di certo sarà in grado di giocare su un campo da gioco più ampio rispetto al passato”. Motivo per cui il docente si dichiara “ottimista”  aggiunge: “È un’occasione unica a livello internazionale e che va colta, in caso di successo farà scuola in tutto il mondo”.

6007b983-b991-4c0b-85cc-e70290cc537cConcetti sottolineati anche dalla consigliera del cda Maria Pierdicchi, che a proposito di banca locale afferma che “le banche devono tornare al territorio come loro principale missione, è questo che interessa i compratori perchè il territorio è il miglior valor aggiunto che un acquirente può desiderare. Il nostro obiettivo è cedere le banche entro l’estate, e non dobbiamo essere prevenuti nei confronti di certi operatori che non sono certo marginali o a caccia di affari, ma hanno sviluppato grandi investimenti nel settore bancario. In questo contesto i fondi di private equity sono forse tra gli operatori più in grado di fare investimenti”.

Discorsi che in sostanza ribaltano la tesi che vede la Nuova Carife un gigante dai piedi di argilla, a causa del crollo della fiducia di risparmiatori e correntisti: nell’ottica di Marzo e dei dirigenti Carife sono soprattutto i dati economici a far testo, e dopo la scissione dalle ‘bad bank’ proprietarie dei crediti in sofferenza si tratta di dati positivi. “Solamente gli ottusi – sono le parole di Capitanio – possono vedere le aziende capitalizzate come un problema. L’interesse degli uomini di banca è creare valore, e di conseguenza dare la possibilità di crescita alle imprese. Il business è business per tutti e rappresenta un’opportunità, lo capiamo noi così come qualunque operatore finanziario, quindi non mi porrei problemi sui fondi. Al presidente di Confindustria (Riccardo Maiarelli, presidente anche di Fondazione Carife, seduto in sala, ndr) dico di sollecitare gli imprenditori per mettere insieme progetti industriali. Se sono buoni affari per le imprese, lo sono anche per il territorio e le banche”.

Proprio lo stesso Maiarelli, ‘intercettato’ all’ingresso del convegno da Estense.com, non si mostrava altrettanto ottimista e poneva alcuni distinguo tra i possibili acquirenti: “Non vi è dubbio che bisognerà capire di quale soggetto e di quale tipologia di fondo si tratti – spiega -. Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, è chiaro che un fondo non è strutturato come un’altra banca e questo è positivo dal punto di vista dell’occupazione, ma il rischio di fare uno ‘spezzatino’ delle quattro banche continua a esserci“. Maiarelli conferma che la Fondazione Carife ha chiuso il 2015, che passerà alla storia come l’anno dell’azzeramento dell’azionariato Carife, con un passivo di 73 milioni di euro. Cosa sarebbe accaduto se il decreto Salva-Banche non fosse stato emanato? “Se avessero dato corso al piano di salvataggio approvato a luglio (attraverso il Fondo Interbancario di Tutela Depositi, ndr), questa oggi sarebbe una bicicletta che va avanti da sola“.

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