“Fumavo una sigaretta e ho visto che la situazione si stava animando”. Gabriele D’Amico è uno dei due dipendenti della Cisl che venerdì mattina hanno soccorso Silvia B., la donna che ha denunciato un’aggressione da un gruppo di ragazzi stranieri infastiditi dal fatto che li stesse fotografando mentre stavano in piazzetta Toti.
“Li ho sentiti dire ‘tu non fai foto’, ‘noi no drogati’ e la stavano strattonando, cercando di prenderle il telefono – racconta D’Amico a Estense.com -. Mi sono avvicinato e ho detto a lei di andare via e a loro di stare tranquilli, poi si è avvicinato anche il mio collega. Poi ci ha detto che doveva andare in tabaccheria ed è stata accompagnata lì, io sono rimasto finché non se ne sono andati tutti, ma a me non mi hanno minacciato”. D’Amico sembra essere abituato alla situazione. “È ormai quotidiana, a volte litigano, urlano e noi usciamo per riprenderli. Venerdì erano seduti sull’altalena e sulle panchine, però sembra che sia un alloggio solo loro, così lo scopo del Comune con la creazione del parco si perde. Anche se è vero che negli ultimi tempi sono aumentati i controlli”.
Ma da cosa è nato l’ultimo episodio? Dall’intenzione di Silvia B. di fotografare gli occupanti momentanei del parco anzi, una persona ben precisa che, a quanto pare, le sembrava fuori posto. “Nell’andare verso la mia autovettura parcheggiata nelle adiacenze della mia abitazione, precisamente in piazza Toti – racconta la donna nella denuncia ai carabinieri – notavo, all’interno del parco, una donna di colore che era seduta sull’altalena. A quel punto decidevo di fotografare la donna per immortalare detta situazione ed, eventualmente, rappresentarla alle autorità competenti”.
Un comportamento che fa scattare la reazione dei giovani stranieri. “Improvvisamente, nel mentre ero con il telefono in mano, venivo avvicinata tra soggetti nigeriani, tre uomini, di età circa 25-30 anni. Uno dei tre soggetti, avente il volto butterato, con tono minaccioso, proferiva verso di me le testuali parole: ‘italiana di merda, perché fotografi il parco, troia’”. A loro si aggiunge anche la ragazza ripresa dall’obiettivo dello smartphone di Silvia B: “Nel contempo – prosegue il racconto agli uomini dell’Arma – la donna presente sull’altalena, si avvicinava, e mi bloccava il braccio sinistro. In quella circostanza riferivo ai miei aggressori che avrei chiamato il 113 e, contestualmente, tiravo fuori il mio cellulare. Il soggetto nigeriano che mi aveva minacciato verbalmente, prendeva con forza il mio telefono e, dopo averlo visionato, lo gettava a terra. Fortunatamente non si è rotto”.
Poi, una volta recuperato lo smartphone da terra – ma questo particolare manca nella denuncia -, l’intervento risolutore dei due dipendenti Cisl (D’Amico, oltre a non aver sentito le offese riportate nella denuncia, racconta di aver visto la donna sempre in possesso del cellulare e lei ci ha confermato di averlo recuperato prima del loro intervento) e, dopo venti minuti (stando a quanto dichiarato) l’arrivo dei carabinieri con i giovani “dileguatisi” dopo aver trovato riparo al bazar etnico di via Nazario Sauro.
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