Politica
18 Marzo 2016

Numeri e polemiche sugli accertamenti Imu/Ici alle paritarie

di Daniele Oppo | 3 min

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banchi scuolaDopo le due sentenze della Corte di Cassazione che hanno indicato quali siano i criteri da seguire per far pagare o esentare Imu e Ici alle scuole paritarie (e in generale agli enti non profit) il Comune di Ferrara si è dato subito da fare per inviare le cartelle esattoriali per gli istituti del capoluogo.

Fino ad ora si sapeva solo questo, ma non si conosceva la dimensione del fenomeno che viene fornita per la prima volta dall’assessore al Bilancio Luca Vaccari con la risposta all’interrogazione di Luigi Vitellio e Dario Maresca del Pd.

Gli istituti paritari coinvolti sono 18, e il Comune, finora, ha chiesto loro poco meno di 123mila euro, di cui quasi 86mila per Ici 2010 non pagata, oltre sanzioni (30%) e spese. Ma si tratta solo di una piccola parte di quanto gli uffici tributari sperano di recuperare: mancano infatti i versamenti Ici 2011 e Imu dal 2012 al 2016.

Fin qui i conti. Dalla risposta dell’assessore emerge anche un altro dato importante: le paritarie rappresentano il 57,5% dell’offerta scolastica per l’infanzia a Ferrara e riguarda 1640 bambini e bambine divisi in 62 sezioni e 25 scuole. Numeri che ne evidenziano l’importanza e che si teme possano essere intaccati dagli accertamenti Ici/Imu. Una preoccupazione già presente nell’interrogazione di Vitellio e Maresca e anche nella risposta di Vaccari: “L’assoggettamento degli edifici scolastici all’imposizione Ici/Imu ha sicuramente un impatto negativo sulla gestione economica delle scuole paritarie”, scrive l’assessore, “ma non si dispone di elementi concreti per misurarne le dimensioni”.

Alessandro Talmelli

Alessandro Talmelli

Preoccupazioni riprese, e rafforzate con una critica all’azione degli uffici comunali, da Alessandro Talmelli. Il consigliere Pd contesta in particolare l’applicazione di un automatismo sugli accertamenti, fatto scattare dagli uffici tributari del Comune dopo le due sentenze della Cassazione. A Vaccari che sottolinea “l’obbligatorietà dell’azione di accertamento in forza delle sentenze di luglio 2015 della Corte di Cassazione e l’impossibilità per l’Amministrazione di intervenire al di fuori di quanto previsto dalla normativa”, Talmelli replica che “le sentenze solitamente fanno giurisprudenza ma non credo abbiano lo stesso valore di un provvedimento legge. Non c’è nulla di definitivo in questa vicenda – afferma ancora il consigliere cattodem -. C’è sicuramente da costruire un sistema in cui vanno affinate le regole, anche per andare incontro a decisioni dell’Unione europea, ma non c’è alcun automatismo”.

Secondo la Cassazione per le paritarie l’obbligo di pagamento scatta a fronte del pagamento della retta per i servizi, fattore che di per sé qualificherebbe l’attività come commerciale quando in via tendenziale servirebbe a coprire i costi di gestione. Ma, in effetti, i giudici della Suprema Corte non hanno definito un’automatismo per il pagamento, semmai hanno tolto di mezzo quello per l’esenzione: le paritarie dovrebbero essere soggette al pagamento Ici/Imu fino a prova contraria, con a loro carico l’onere di dimostrare che la loro attività, di fatto, non è di tipo commerciale.

Le riserve di Talmelli – che osserva come le paritarie rientrino comune nell’alveo della scuola pubblica e abbiano “un valore particolare” – sembrano sottolineare proprio questo aspetto anche quando prospetta che “si poteva evitare l’automatismo facendo prima una verifica insieme alle associazioni delle scuole paritarie, convocando un tavolo, come ha fatto il Governo alla luce di quella sentenza, per risolvere la questione”.

Tavoli – “a valle dell’invio degli avvisi di accertamento”, come riferito da Vaccari – che ci sono stati con la Fism, in due incontri. Ma sono serviti a spiegare, in sostanza, che l’Amministrazione aveva le mani legate e che, comunque, gli importi da pagare possono essere anche rateizzati. Fatto sta che a seguito di quei due incontri “cinque contribuenti hanno presentato istanze di rettifica e altri nove hanno direttamente presentato ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale”. Delle istanze presentate una è stata accolta, due sono in corso di verifica e le altre due sono state trasformate in ricorsi (che così in totale sono undici). Insomma, la problematica vicenda più che risolta sembra avere avuto un nuovo inizio.

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