Carissimi Lettori, dopo un paio di ”bloggate sociali”, pubblicate nei mie ultimi due servizi riguardanti il problema delle truffe nei confronti (soprattutto) degli anziani e dei “venti di guerra” che spirano nella nostra “ex tranquilla” società occidentale, ritorno a cose più legate al fascino, alla curiosità, alla cultura popolare della nostra bella Lingua: il Dialetto Ferrarese.
“Auguràr al Bòη Àno è una filastrocca, cantata che i bambini cantilenavano nelle campagne, presso le abitazioni dei vicini, “scroccando” un soldino o un dolcetto. La prima parte, senza la frasetta “Bòn Àno”, che termina con “vòstar nunóη”, era una ninna nanna che sentii cantare spesso da mia nonna Bianca nei confronti di mia,(allora sorellina,) Maurizia. Più avanti negli anni, la sentii al Comunale, durante la recita della commedia “La Lena” di Ludovico Ariosto.
Mi colpì e mi commosse tanto che cercai il testo della commedia, trovandolo in una biblioteca ferrarese. Purtroppo il testo della poesia-zirudèla-ninna nanna, non lo trovai, evidentemente il regista dell’epoca, alla ricerca di qualcosa di nostrano, ve la inserì. Sicuramente la poesiola è locale, o perlomeno della sciarpa linguistica,”abbracciata al Po”, che va da Bondeno-Occhiobello, fino a oltre Berra-Polesella. La parola “pitóηa-pitón” ,(tacchina tacchino) è sicuramente ferrarese. Ho incluso pure un altro paio di poesiole con caratteristico modo, prettamente locale, di appellare il maiale:”buśgàt o buśghiη”; maiale e maialino.
Certamente l’inflazionato “Maiàl”, in effetti è parola italiana, troncata dell’ultima vocale come molte parole “ferraresizzate” con lo stesso metodo linguistico moderno. “Al buśgàt”,(altra cortissima poesia,)ci ricorda: Buśgàt, buśghiη, o addirittura ninìη sono certamente più vernacolari. “Sant’ Antòni dal buśghiη”, preghiera-poesiola, un po’ disperata per via della miseria di chi la declama. È un testo che noi del “Tréb dal Tridèl” cerchiamo di far recitare ai ragazzini delle scuole, elementari e medie, quando ci chiedono di portare qualche “seme” della nostro antico idioma, in modo che le nuove generazioni non la dimentichino.
Fatelo anche voi con i vostri bambini: è una piccola goccia da versare nel mare, quasi rinsecchito, della Lingua di nostri Avi! Ripeto: fatelo, per favore! Maurizio.
Auguràr al Bòn Àno.
Sgnóra padróna
l’às méta ‘na pitóna,
al la méta béη béη,
ché st’altr’àn a turnaréη;
a turnaréη còη nà carióla,
a purtaréη vìa vòstra fióla,
a turnaréη còl cariulóη
a purtatréη vìa vòstar nunóη!
Bòn Àno …
La guàrda int la cardéηza
la truarà di luìη;
la m’iη dàga ziηquànta
ch’à m’impinìs la pàηza;
la m’iη dàga duśént
ch’àndrò vié più cuηtént!
Bòn Àno !
Augurare il Buon Anno
Signora padrona
faccia covare la tacchina,
glie lo faccia fare bene bene,
che quest’altr’anno torneremo,
torneremo con la carriola
a portare via vostra figliola,
torneremo col carri olone
a portar via il nonnone!
Buon Anno…
Guardi nella credenza
vi troverà lupini;
me ne dia cinquanta
che mi riempio la pancia;
me ne dia duecento
che vado via più contento!
Buon Anno!
Al buśgàt
Par Sant’André
ciàpa al buśgàt pr’ì pié
sé ta n’al vó brìśa ciapàr
fìη a Nadàl,
làsal andàr!
Il porco.
Per Sant’Andrea
prendi il porco per io piedi,
se non lo vuoi catturare
fino a Natale
lascialo andare!
Sàηt Aηtòni dàl bughiη
Sàηt Aηtòni dàl bughiη,
chì aη gh’è pàη e chì η’gh’è vìη,
chì η’gh’è légna da bruśàr,
Sant’Antòni…cum ègna da fàr?
Sant’Antonio del porcellino
Sant’Antonio del porcellino,
qui non c’è pane e qui non c’è vino,
qui non c’è legna da bruciare,
Sant’Antonio… come possiamo fare?