Argenta
30 Novembre 2015
Il giudice infligge una pena superiore a quanto chiesto dal pm: due anni di reclusione a testa

Pesca di frodo, stangata per la banda di predoni

di Daniele Oppo | 2 min

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index20-420x236Campotto. Una stangata. Otto anni in tutto, due per ciascun membro della banda di pescatori di frodo arrestata la settimana scorsa in flagrante mentre rubava quintali di pesce dal canale Saiarino nell’oasi di Campotto, zona del Consorzio di Bonifica di Renano.

Tutti e quattro gli imputati – accusati di furto aggravato in concorso perché pescavano in proprietà privata – hanno richiesto il giudizio abbreviato (che comporta la riduzione di un terzo della pena) e rilasciato dichiarazioni spontanee prima che la parola passasse al pm Nicola Proto e agli avvocati difensori. Alcuni di loro hanno richiesto l’ausilio di una traduttrice ma tutti hanno sostanzialmente affermato la stessa cosa: dispiacere per aver arrecato eventuali danni e la mancata conoscenza del fatto che fosse vietato pescare.

I difensori hanno chiesto in via principale l’assoluzione per via del fatto che gli imputati – Valentin Melinte, Nichifor Nani, Bogdan Constantin Razim e Georgian Pirvulescu, tutti di nazionalità romena – sono giunti da poco in Italia e non conoscono la lingua e perciò non potevano conoscere eventuali divieti, escludendo così la loro volontà di delinquere. In via subordinata è stato invece chiesto al giudice di condannare alla pena minima, ma solo per il tentativo.

Il pm aveva invece chiesto una pena a un anno e due mesi di reclusione per tutti gli imputati ma il giudice Debora Landolfi, dopo una camera di consiglio durata alcune ore, ha deciso per una pena molto superiore: due anni per tutti e 100 euro di multa ciascuno.

I quattro – che avevano pescato circa 10 quintali di pesce in un’area che appartiene al Parco del Delta (quindi oltre alle questioni penali risulta anche rilevante la compromissione di un ecosistema che è protetto) – dovranno restare in carcere: il giudice ha infatti considerato attuale sia la persistenza del pericolo di reiterazione del reato che la pericolosità degli imputati. Niente domiciliari inoltre perché tutti risultano residenti nella stessa abitazione nel padovano e dunque il legame sarebbe impossibile da interrompere.

Il giudice ha anche disposto la confisca di tutti i mezzi (furgone, reti e altro) sequestrati durante l’operazione congiunta condotta dalla Polizia provinciale e dai carabinieri.

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