La proposta di mettere le catene davanti al duomo di Ferrara non è arrivata dal vescovo, forse viene dalla massoneria, vero “regista occulto” dell’attacco alla civiltà.
Battute a parte, l’intervista rilasciata da monsignor Luigi Negri a Panorama racconta molto del suo pensiero e delle sue paure per il mondo occidentale e per la Chiesa, minacciati dalla massoneria, ma non solo.
I giovani innanzitutto, quelli della tanto contesta movida davanti a una indifesa cattedrale che andrebbe protetta in qualche modo: “Ho solo proposto un problema educativo – spiega Negri a proposito delle catene per recintare il sagrato -: non potete lasciare che un’intera generazione passi la vita a bere e a drogarsi, perché la perderete anche fisicamente“. Questo sarebbe infatti il futuro che l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio dipinge per i giovani che la notte – anzi, “giorno e notte” – si ritrovano in piazza cattedrale a indicare, cantando, posti inpervi dell’anatomia umana in cui i neolaureati dovrebbero andare.
Niente di nuovo, come non è nuova la lettura benevola e perfino salvifica che l’arcivescovo offre delle Crociate: “Piaccia o non piaccia agli ignoranti, laici e anche credenti, per sei secoli le crociate hanno avuto perlomeno il merito di fermare il traffico di esseri umani. Poi – aggiugne – a ricominciare con questo commercio immondo sono stati i borghesi illuministi, con l’aiuto dei Paesi arabi che schiavizzavano i neri d’Africa da portare in America”. In quei tempi, “grazie a un’interlocuzione forte, avevamo guadagnato il rispetto degli islamici. Adesso siamo qui in ginocchio”. In futuro “ci schiacceranno sotto i piedi”.
Questo perché manca ormai una guida severa e decisa – con “testa e palle” – (tranne Putin s’intende), mentre al potere ci sono governanti come Renzi (unito a uno come Ivan Scalfarotto, espressione del mondo Lgbt, dal “potere da spartirsi”) che “sbandiera la propria militanza cattolica negli scout, appoggia un’ideologia (quella gender, ndr) che disgrega dalle fondamenta la struttura stessa della civiltà occidentale“.
“Lo Stato – ammonisce Negri al proposito – ha già agito più volte in spregio delle leggi vigenti per costringere insegnanti e scolari a seguire corsi sul gender“, pure nella sua Ferrara “disperata perché ha finito i soldi”, dove l’arcivescovo è dovuto “intervenire due volte per segnalare questa situazione”.
E a proposito di gender e sessualità, Negri prova “profonda pena” per monsignor Krzysztof Charamsa e il suo coming out pubblico: “M’è sembrata una perdita della dignità umana, prim’ancora che sacerdotale. E mi sono chiesto se non vi fosse dietro qualcuno lo ha ispirato a comportarsi così”.
D’altronde, la disgregazione dell’occidente, se non ha prìncipi salvatori, ha sicuramente dietro dei registi occulti, ma non troppo dato che il vescovo li conosce e indica: “Sono almeno tre – spiega Negri all’intervistatore -: la massoneria mondiale, l’economia anglo-cinese-nipponica e il fondamentalismo islamico“. Soprattutto la massoneria, anche a Ferrara: “Le pare normale che in questa città, appena 130mila abitanti, vi siano ben quattro logge massoniche, di cui una femminile?”
A Negri interessa tanto l’economia anglo-cinsese -nipponica, un po’ meno quella vaticana, in questi giorni di nuovo al centro dello scandalo e oggetto di riforma: “Della riforma – dice il vescovo – non m’importa un accidenti. Io devo spiegare tutti i giorni alla mia gente perché vale ancora la pena di essere cristiani”.
La Chiesa vive infatti in un periodo in cui la fede si sta spegnendo in tanti, e anche qui c’è un responsabile: “Il consumismo, la vera malattia dell’uomo moderno, come spiegò Hannah Arendt. Abbiamo smarrito il senso della vità, perciò ce la godiamo. ‘Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza’. Quanti danni ha combinato chi ci ha fatto studiare Lorenzo de’ Medici! – esclama Negri -. Il sesso è stato ridotto a fattore economico e meccanico”. E arriva poi l’attacco alla tecnoscienza e al suo trionfo: “Le camice rosse e nere, al confronto, erano apprendisti stregoni”.