Cronaca
7 Settembre 2015
L'Ordine chiede che anche i propri associati possano candidarsi al ruolo di dirigente per i centri di salute mentale

Gli psicologi portano l’Ausl in tribunale

di Ruggero Veronese | 2 min

auslL’Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna porta l’Ausl di Ferrara davanti al Tar regionale, chiedendo che anche i propri associati possano candidarsi al ruolo di dirigente per i centri di salute mentale. Una diatriba nata dopo la pubblicazione del bando di concorso da parte dell’azienda sanitaria per la ricerca di un nuovo direttore per il distretto Ovest, da cui sono stati esclusi gli psicologi. Ma l’ordine professionale si ribella e punta su un documento regionale del 2014, che equiparava a tutti gli effetti psicologi e medici per i ruoli dirigenziali e amministrativi.

Nella delibera pubblicata sull’albo pretorio dell’Ausl, attraverso cui l’azienda si costituisce in giudizio, viene riportato che “la disciplina a selezione è quella di “psichiatria”, […],  rientrante tra quelle di area medica, il ché risulta coerente con le necessità e la professionalità richiesta per la direzione della struttura, peraltro vacante per la cessazione dal servizio di un direttore di psichiatria, inserita nell’organizzazione dell’area di “psichiatria adulti” che risponde a richieste di prima visita psichiatrica ed accoglienza, visita in urgenza, trattamenti sanitari obbligatori, trattamenti psichiatrici semplici ed integrati, trattamenti farmacologici”, e che ” il centro di salute mentale, in particolare, deve fornire assistenza medica e farmacoterapia e deve valutare l’appropriatezza del trattamento psicofarmacologico e la direttore è richiesta la conoscenza delle principali linee guida internazionali per i trattamenti farmacologici di disturbi psichici”.

Requisiti non necessari secondo l’Ordine degli Psiscologi, secondo cui la conoscenze farmacologiche non dovrebbero essere richieste per il ruolo dirigenziale. Concetti contenuti anche nelle “Indicazioni in merito alla figura professionale dello psicologo” pubblicate il 13 febbraio scorso da Tiziano Carradori (all’epoca direttore generale della sanità regionale), secondo cui “alla luce dei mutati contesti organizzativi […] e della giurisprudenza in materia, si rende necessario e utile precisare che non sussistono motivi ostativi di carattere generale all’accesso da parte dei dirigenti psicologi alla direzione di strutture semeplici e complesse di tali dipartimenti”.

L’avvocato Federico Gualandi, legale dell’Ordine, ci spiega che “abbiamo sempre sostenuto che la figura di dirigente è un soggetto a cui vengono richieste competenze di tipo gestionale-organizzativo. A livello generale infatti è prevista la fungibilità dei dirigenti (una sorta di ‘rotazione’ tra reparti, ndr), quindi riteniamo che non ci sia motiv per cui un dirigente psicologo non possa dirigere un reparto di salute mentale. Ci sono precedenti analoghi anche in Friuli e in Lazio, dove ci è stato riconosciuto questo diritto. In realtà la questione è molto semplice: visto che la nostra Costituzione prevede che si faccia il possibile per scegliere il migliore, allargando la platea dei concorrenti, è più probabile che si trovi il candidato migliore”.

 

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