Politica
6 Luglio 2015
Scintille a Francolino, Chiara Mantovani di Scienza & VIta si scaglia contro la fecondazione eterologa: "L'eugenetica è già in atto"

Unioni civili, le eterne divisioni

di Ruggero Veronese | 5 min

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Da sx: Mantovani, Morassutto, Zavagli, Lo Giudice

Da sx: Mantovani, Morassutto, Zavagli, Lo Giudice

Difficile per il Partito Democratico mettere d’accoro tutte le posizioni al suo interno riguardo a diritti civili e temi etici. Un dato fin troppo chiaro per il pubblico presente all’ultimo dibattito della festa del circolo di Francolino, che ha visto il senatore Sergio Lo Giudice – storico attivista per le battaglie lgbt e presidente onorario dell’Arcigay – confrontarsi con Luca Morassutto, avvocato ferrarese e giurista della Rete Lenford, e ‘scontrarsi’ a più riprese con Chiara Mantovani, medico chirurgo, esperta di bioetica e presidente dell’associazione Scienza & Vita di Ferrara. Assente invece l’altro grande ospite della serata moderata dal direttore di Estense.com Marco Zavagli, l’europarlamentare Pd di area cattolica Damiano Zoffoli che, nel marzo scorso, fece emergere tutte le contraddizioni interne al proprio partito votando contro un documento relativo alle unioni omosessuali.

Ma nonostante il forfait di Zoffoli non sono mancate le scintille tra la Mantovani – strenua oppositrice del disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, attualmente in discussione in Senato – e Lo Giudice e Morassutto. Che hanno argomentato, ognuno secondo le proprie competenze politiche e giuridiche, il proprio sostegno al disegno di legge che avvicinerebbe la situazione italiana a quella dei 25 paesi europei che prevedono matrimoni o unioni civili tra persone dello stesso sesso.

Ma Unione Europea a parte, a dare il la alla discussione è stata la clamorosa ‘sentenza Obergefell’ della Corte Suprema degli Stati Uniti, che il 26 giugno ha sancito il riconoscimento dei matrimoni gay in tutti gli stati dell’unione. Una decisione che secondo Morassutto poggia su diversi “pilastri” giuridici, primo tra tutti il riconoscimento dei diritti dei figli delle coppie omosessuali, esposti al rischio di “vivere senza stabilità e sicurezze”, in particolare in caso di morte, malattia o abbandono da parte di uno dei genitori. Ma uno dei passaggi fondamentali della Corte Suprema riguarda anche il pieno riconoscimento dei diritti individuali costituzionali: infatti dopo l’abolizione del reato di sodomia negli anni ’70 (anche se in alcuni stati fu in vigore fino al 2003) l’omosessualità entrò in una sorta di ‘limbo’ giuridico: non più un crimine, eppure in qualche modo inadatta a garantire il diritto al matrimonio. “Ma secondo la Corte Suprema – spiega Morassutto – questo non è sufficiente: occorre riconoscere la pienezza di un diritto”.

E questo spiega anche il perchè di un provvedimento da molti considerato come un’ingerenza dei giudici nella politica: “Lanciando una stoccata, i giudici scrivono che non possono lasciare al legislatore un dibattito che può durare per anni, mentre a migliaia di persone vengono negati diritti costituzionali. Nelle proprie motivazioni la Corte scrive di essere consapevole e di rispettare i vari orientamenti etici e confessionali, ma il suo compito è quello di garantire l’applicazione della legge”.

Ma mentre in America le implicazioni della Costituzione sembrano ormai assodate (nonostante, come ricorderà la Mantovani, “la Corte si è espressa su questo tema con uno scarto di un solo giudice”), ben più problematica è la situazione dell’Italia. “Unico paese dell’area europea e del mondo cattolico – afferma Lo Giudice – a non avere una legge sulle unioni civili”. In questo caso il ddl nelle commissioni non parla di matrimonio ma prende come modello la legge tedesca del 2001 sulle unioni civili (che l’Spd ha già annunciato di voler superare in favore dei matrimoni), già adottato dall’Estonia e da altri paesi ex Urss. “Siamo in questa situazione – afferma con una punta di amarezza il senatore Pd -, ma adesso è importante che portiamo a casa questo risultato, anche se con 10 anni di ritardo”. Ma Lo Giudice non nasconde il desiderio di proporre un ddl sui matrimoni omosessuali veri e propri “dal giorno dopo l’approvazione di questa legge”.

Saranno gli interventi della Mantovani a far scoccare le scintille in un dibattito che, pur restando assai civile nei toni, ha fatto emergere enormi distanze di vedute. “A volte non ci si intende per questioni di linguaggio e quindi – premette la Mantovani – dirò cosa intendo per famiglia: una comunità originata da un uomo e donna, uniti in un aspetto giuridicamente rilevante che ha a che fare con il compito della madre”. Una definizione che la dottoressa ricava dall’etimologia (mater) della parola matrimonio. “Chi ha avuto la possibilità di generare, da sempre, è la madre – afferma la Mantovani -, e anche oggi non è cambiato nulla, se non le tecniche. Ma dobbiamo partire da un dato biologico ineludibile: per procreare occorrono una cellula maschile e una femminile”. Un discorso che rapidamente coinvolge e mette in discussione tutte le pratiche di fecondazione eterologa, dietro le quali la dottoressa evoca scenari piuttosto inquietanti: “Quando stiamo crescendo un embrione – afferma l’attivista di Scienza & Vita – ci può venir voglia di fare in modo che sia come lo desideriamo noi. Rischio di eugenetica? Non è un rischio: l’eugenetica è già in atto”.

Posizioni praticamente inconciliabili e che – come dimostra il voto nel Parlamento Europeo di Zoffoli – coesistono anche nello stesso partito, il Pd. Da un lato chi vede nelle unioni omosessuali un diritto costituzionale, oltre che uno strumento indispensabile per tutelare quei figli nei cui certificati anagrafici compare solo un genitore. Dall’altro chi vede solo nella potenzialità alla riproduzione dei rapporti eterosessuali lo scopo ultimo del matrimonio. “Non sempre i nostri desideri buoni e legittimi possono tradursi in diritti – afferma la Mantovani -: ho il diritto di sposarmi ma non a prescindere da tutto, basti pensare ai casi delle spose-bambine in India”. Un riferimento che fa sobbalzare sulla sedia Lo Giudice, che poco dopo invita a “distinguere i rapporti tra persone consenzienti e i casi di violenza e costrizione”. Mentre Morassutto, restando sul piano tecnico, si appella all’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge sancita dall’articolo 3 della Costituzione: “Quella della comunità lgbt non è la richiesta di privilegio, ma di un diritto I privilegi sono un’altra cosa, come non pagare le tasse o ricevere la destinazione dell’otto per mille – è la stoccata dell’avvocato -. L’articolo tre della nostra costituzione viene calpestato quotidianamente per milioni di persone”.

E mentre il segretario di circolo Alessandro Talmelli chiude l’incontro dichiarandosi più vicino a Zoffoli che a Lo Giudice – quindi in sostanza contrario ai matrimoni omosessuali -, l’unico dato veramente certo sulle unioni civili sembra chiaro: a prescindere dalla legge che verrà approvata e dal suo contenuto, l’Italia sarà l’ultimo tra tutti i paesi europei e americani a dotarsi di una legislatura sulle unioni civili.
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