La Lega Nord regionale vuole limitare l’ingresso in classe ai bambini stranieri, tutto come “garanzia della didattica” perché l’integrazione “appare sempre di più impossibile” e con l’obiettivo ultimo di “favorire la famiglia, incentivando le nascite”.
Il capogruppo del carroccio in Regione Alan Fabbri si schiera contro il tetto del 30% di alunni in classe stabilito dall’Ufficio scolastico regionale: “Riteniamo che sia venuto il tempo di abbassare quel limite – afferma Fabbri – e di renderlo ancora più stringente, nell’interesse dei ragazzi e come garanzia della didattica, con paletti assai più severi per le deroghe. La sfida della politica oggi – spiega – non è forzare un’integrazione che appare sempre di più impossibile, ma favorire la famiglia, incentivando le nascite”.
Dalle parole dell’ex sindaco di Bondeno però non si capisce bene quale dovrebbe essere il destino dei minori stranieri, soggetti sempre all’obbligo scolastico, o quali siano le vie alternative percorribili per procedere all’integrazione dei più piccoli. Né, a dire il vero, è molto chiaro quale relazione ci sia tra la loro presenza in classe e la voglia (e possibilità) di fare figli da parte degli italiani. Secondo l’Istat (dati 2014) la diminuzione delle nascite nel nostro Paese continua imperterrita e non solo tra gli italiani: anche i nati stranieri diminuiscono (-2.638 rispetto al 2013), anche se rappresentano il 15% del totale dei nati, contribuendo a tenere in piedi – in maniera quasi irrisoria – il saldo demografico (poco oltre le 2mila unità in positivo tra nati e morti). Fatto sta che per Fabbri “sarebbe autolesionistico pensare di compensare con gli arrivi stranieri il calo demografico degli italiani”.
“Prepariamoci a una nuova sfida per l’integrazione. Il limite del 30% appare elevatissimo e, nel caso gli alunni stranieri non sappiano l’italiano, è un freno a mano tirato sui programmi, sulla didattica e sulla stessa possibilità di apprendimento per gli alunni non italiani – prosegue Fabbri -. La politica deve avere il coraggio di guardare in faccia la realtà, bloccare l’immigrazione e prendere atto che non essendoci più lavoro in Italia, né condizioni di reale integrazione, siamo già al limite e c’è il rischio di forti tensioni sociali. Il problema – conclude il capogruppo regionale della Lega – è tutto politico (nulla c’entra l’Ufficio scolastico regionale), e riguarda la nostra idea di società, ciò che siamo e ciò che vogliamo essere”.