Un mezzo pasticcio, forse dovuto alla stanchezza dopo ben 5 ore di discussione. Durante il Consiglio comunale di lunedì, prima di iniziare il dibattito sull’ordine del giorno relativo all’approvazione dello schema di concessione decennale ad Acer degli alloggi Erp, il presidente Girolamo Calò ha dichiarato chiusa la seduta per mancanza del numero legale, che invece c’era.
Un consiglio comunale fiume, durato dalle 15,30 alle 20,40 (esiste un accordo tra i gruppi per non superare le 19,30). Cinque minuti prima il consigliere di Forza Italia, Matteo Fornasini – unico insieme a Silvia Mantovani (M5S) a occupare i banchi dell’opposizione – ha chiesto la verifica del numero legale prima di procedere alla discussione dell’odg presentato dall’assessora Sapigni.
Momenti di confusione, con qualche voce contraria che si è sollevata dai banchi del Pd per chiedere al massimo una sospensione, con la conta dei presenti: 16 tra i banchi della maggioranza, due tra quelli della minoranza che, però, repentinamente abbandonano l’aula.
Rimane solo il Pd. Calò si consulta con il segretario: “Il numero legale deve essere la metà di 32, quindi 16 e ci siamo”, afferma. Fornasini prima di uscire definitivamente gli ricorda che i consiglieri sono 33 e dunque la metà (arrotondata) è 17. Si rifà la conta: rimangono i 16 consiglieri del Pd, Calò afferma che deve chiudere la seduta per mancanza del numero legale e così, alle 20,40 tutti vanno a casa.
Peccato però che secondo il regolamento del Consiglio comunale di Ferrara il numero legale non sia stabilito nella metà dei consiglieri assegnati (32+1 a Ferrara), bensì in almeno un terzo in maniera analoga a quanto previsto dall’articolo 38 del Testo unico Enti Locali (Tuel). Secondo il punto 3 dell’articolo 65, infatti, “A termini di legge, la seduta è valida, tanto in prima quanto in seconda convocazione,quando siano presenti almeno un terzo dei Consiglieri assegnati, senza computare a tal fine il sindaco”. Stesso numero che serve per votare delibere e ordini del giorno. Un pasticcio, forse dovuto alla fatica di stare cinque ore in aula, sia perché il numero legale c’era a norma di legge, sia perché il numero legale c’era anche nell’ipotesi in cui fosse necessaria la presenza della metà dei consiglieri assegnati: il sindaco infatti non va computato in questo conteggio (lo dice il regolamento, lo dice il Tuel) e, dunque, il numero su cui calcolare sarebbe stato 32, di cui 16 è l’esatta metà.
Il presidente Calò non fatica a prendersi le responsabilità dell’errore: “C’è stata un po’ di confusione ma mi assumo tutta la responsabilità per non aver gestito bene il momento: ho visto un po’ di agitazione è ho deciso di chiudere il consiglio”, spiega a Estense.com, non rinunciando a un pizzico di auto-ironia: “Durante il week end farò ripetizioni di matematica”.
Del fatto si parlerà durante la riunione, convocata dallo stesso Calò per il 7 aprile, della conferenza dei capigruppo: “Serve una verifica per un miglioramento del comportamento in aula e, ovviamente, ammetterò il mio errore”.