Cronaca
30 Marzo 2015
Maccari sdegnato dopo la condanna della Corte dei Conti: "Le persone in divisa traggano le dovute conclusioni"

Aldrovandi, Coisp: “In Italia i poliziotti sono gli unici a pagare”

di Ruggero Veronese | 4 min

maccari“Ottimi precedenti di carriera, una forte tensione emotiva del soggetto agente, un contesto operativo di contenuto stressogeno. Ma nonostante tutto ciò quattro poliziotti che hanno sbagliato, ma non volendo fare del male, adesso devono pagare di tasca propria”. Questa la reazione di Franco Maccari, segretario del sindacato di polizia Coisp, di fronte alla notizia della sentenza della Corte dei Conti che obbligherà i quattro poliziotti responsabili dell’omicidio colposo di Federico Aldrovandi a risarcire per circa 560mila euro (il 30% di quanto richiesto dalla procura contabile dell’Emilia-Romagna) il Ministero dell’Interno, che pagò i danni alla famiglia del 18enne deceduto il 25 settembre 2005. Una sentenza che solleva lo sdegno di Maccari, che oltre a ribadire la propria difesa per l’operato dei quattro agenti vede nel fatto un possibile ‘precedente’ che potrebbe gravare sul lavoro delle forze dell’ordine.

“È letteralmente inquietante – afferma Maccari – la pronuncia con cui i colleghi sono stati condannati a pagare cifre che non hanno e che non avranno mai, considerato che sono solo poliziotti, a seguito di una condanna penale per un’ipotesi di mera colpa. È l’ennesima conferma che da chi fa questo lavoro si pretendono sacrifici di ogni genere, si pretende che si vada incontro a rischi serissimi connessi non solo ai compiti che dobbiamo svolgere, ma anche e soprattutto al fatto che li svolgiamo in condizioni inadeguate,  senza garantirci alcuna reale tutela. Dai poliziotti si pretende tutto, ai poliziotti si prende tutto, ma a loro non si dà nulla, neppure la possibilità di sbagliare per colpa, e neppure solo per colpa loro. Purtroppo, ed al di là dell’ipocrisia di circostanza, siamo certi che tutto questo inciderà nel quotidiano svolgimento del lavoro di migliaia e migliaia di colleghi, soprattutto quelli che vanno in strada a fare ciò che nessun altro in questo paese farebbe mai”.

Parlando più in generale, Maccari si dichiara convinto di una disparità di trattamento nella giustizia italiana tra operatori delle forze dell’ordine e le altre categorie professionali e chiede maggiori diritti e possibilità di difesa per gli agenti. “Avevamo già chiesto all’epoca dell’apertura del procedimento contabile che chi ha titolo per parlare, spiegasse a chiare note – ricorda il segretario del Coisp – perché gli appartenenti alle forze dell’ordine sono i soli e gli unici in Italia a cui non è concesso neppure di sbagliare, nonostante non vengano messi nelle migliori condizioni per evitarlo. Perché sono gli unici da cui si pretende la vita senza garantire loro un trattamento quantomeno dignitoso. Perché il malcapitato che incappa nell’errore deve pagare tutte le frustrazioni ed i rancori che alcuni covano contro le forze dell’ordine? Abbiamo manager in Italia che hanno mandato in rovina imperi economici a danno di centinaia e migliaia di persone, e che per tutta risposta vengono liquidati con cifre milionarie per poter allegramente riprendere a far danni altrove. Abbiamo professionisti di ogni categoria che commettono abusi, truffe, ma anche solo gli errori più clamorosi senza che per questo rispondano seriamente in alcuna sede. Ed è davvero superfluo parlare della categoria dei politici che commettono le più atroci nefandezze senza rimetterci neppure un capello”.

Del tutto diverso il trattamento riservato ai quattro poliziotti condannati, che Maccari giudica “lapidati in ogni modo”, al punto che “si è superato contro di loro ogni limite di umana pietà, sono stati crocifissi da campagne abilmente condotte per distruggere loro la vita, hanno subito sconvolgimenti personali, familiari, economici, professionali, sono stati giudicati in sede penale e disciplinare, sono stati messi in pericolo venendo esposti in più modi ai propositi di vendetta dei pazzi di turno, sono stati mandati in carcere anche se la legge stabilisce che non avrebbero dovuto entrarci. E ora questo. Chiedere a loro di corrispondere quanto il Ministero ha deciso di pagare essendo peraltro l’unico a poterlo ed a doverlo eventualmente fare. Perché?”.

Una domanda a cui Maccari non trova risposta di fronte ad alcuni passaggi della sentenza, in cui i giudici affermano di non poter trascurare “aspetti organizzativi generali e/o specifici non ricollegabili a comportamenti illeciti concorrenti dei vari livelli che tuttavia pongano il soggetto agente in una situazione di maggiore probabilità di determinare il fatto dannoso”, e di aver valutato anche “circostanze subiettive”, come “ad esempio gli ottimi precedenti di carriera, la forte tensione emotiva del soggetto agente, un contesto operativo di contenuto stressogeno“, parlando anche di “situazioni anche soggettive, ma oggettivamente rilevanti che possono aver influito, pur se indirettamente, nella produzione dell’evento”. Estratti che evidentemente non comprendono i passaggi realmente ‘incriminanti’ della sentenza, ma di fronte ai quali Maccari si domanda il motivo della condanna. “Perché? – conclude il segretario Coisp -. Non c’è persona che indossi una divisa che non se lo stia chiedendo, e che non stia traendo le dovute conclusioni“.

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