Cronaca
18 Marzo 2015
L'addetto stampa del critico parla di un proprio errore dovuto a un fraintendimento, ma la parte civile gioca una carta a sorpresa

Sgarbi, la presunta diffamazione anche via tv

di Ruggero Veronese | 4 min
Vittorio Sgarbi (da bella.it)

Vittorio Sgarbi (da bella.it)

Si avvicina il momento del verdetto per Vittorio Sgarbi, a processo per diffamazione nei confronti dell’avvocato anconetano Italo Tommassoni in seguito alla spinosa vicenda sull’autenticità delle opere dell’artista Gino De Dominicis. Durante l’ultima udienza dibattimentale il tribunale ha ascoltato la direttrice editoriale del quotidiano online Notix, dove nel novembre 2012 apparvero le presunti frasi diffamatorie attribuite a Sgarbi, e l’addetto stampa del noto critico d’arte, che ha giustificato il tutto come un ‘fraintendimento’ dovuto a un proprio errore nell’invio della posta elettronica. Una ricostruzione che secondo l’avvocato della difesa Giampaolo Cicconi solleverebbe l’intellettuale ferrarese – mai presente alle udienze del processo – dall’accusa di aver rivolto pesanti giudizi su Tommassoni. Ma proprio i legali dell’avvocato anconetano giocano nel finale una carta a sorpresa, presentando al giudice Testoni un recente frammento della trasmissione Virus su Rai 2 in cui Sgarbi ribadisce le accuse al rivale.

La diatriba tra i due (di cui trovate ricostruzione più ampia nel precedente articolo) si sviluppa nel novembre 2012, dopo il sequestro da parte della procura di Perugia delle opere della Fondazione Gino De Dominicis, che in quel periodo stava organizzando una mostra a Venezia curata proprio da Sgarbi. L’esposto agli inquirenti era arrivato da Tommassoni, che per conto della famiglia dell’artista dirige l’Archivio Gino De Dominicis che, oltre a reclamare alcune delle opere in mano alla fondazione ‘rivale’, metteva anche in dubbio l’autenticità di altre. E il 12 novembre, sulla testa online Notix, compare un comunicato firmato da Sgarbi dai toni a dir poco belligeranti: il sequestro operato dai carabinieri viene indicato come “un’azione approssimativa e superficiale” dietro la quale ci sarebbe stata “l’insensata iniziativa dell’avvocato Italo Tomassoni, di cui è nota la predisposizione dilettantesca e la pretesa di un’autorità nel riconoscere l’autenticità delle opere di De Dominicis. ‘Autorità’ che non gli viene né da studi né da specifiche competenze (infatti il suo mestiere è avvocato), e che è esercitata attraverso il vero e proprio plagio (o circonvenzione di incapace) dell’unica incompetente ed inesperta erede di De Dominicis, che gli lascia evidentemente, carta bianca”.

Ma se sul contenuto dell’articolo c’è poco da discutere, rimangono da capire le circostanze della sua pubblicazione, ovvero se Sgarbi ne fosse al corrente. Ha cercato di dare una risposta l’addetto stampa del critico d’arte, che in qualità di testimone ha affermato di aver commesso un errore nell’inviare a Notix il testo del comunicato dopo una telefonata ‘a caldo’ con Sgarbi – che era appena venuto a conoscenza del sequestro a Venezia -, senza prima consultarlo per una revisione del testo. Circostanza che, racconta il testimone, “lo rese molto contrariato”. Ma una volta capito l’errore del collaboratore, Sgarbi cominciò a preparare una lettera riparatoria per Tommassoni e un intervento da pubblicare su Il Giornale (uscirà il 24 novembre nella sua rubrica personale) in cui esporre in maniera più ponderata le proprie ‘perplessità’ nei confronti del rivale.

Ma i dubbi dei legali di Tommassoni, parte civile nel processo, accompagnano tutto il corso della testimonianza: in base a che criterio il comunicato fu inviato solo a una piccola testata, definita dallo stesso addetto stampa “di nicchia”? Come mai non fu inviata subito un errata corrige al giornale e si aspettarono quasi due settimane per il ‘chiarimento’ su un quotidiano estraneo alla vienda? E come mai – secondo le ricostruzioni di procura e parte civile – la lettera e l’intervento pubblico di Sgarbi giunsero solo dopo le richieste di chiarimento da parte di Tommassoni, al punto che lo stesso Sgarbi nella missiva ‘riparatoria’ scrive “non so a quali mie parole apparse sul sito fai riferimento”?

Elementi che secondo l’accusa indicherebbero che il critico d’arte era ben lungi dal voler porre rimedio alle sue esternazioni pubblicate da Notix e che le sue accuse verso Tommassoni erano coscienti e non furono frutto di un errore dell’addetto stampa. Una tesi che sembrerebbe avvalorata anche dalla trascrizione di una puntata del programma Virus del 6 ottobre 2014 (acquisita dal tribunale nonostante l’opposizione della difesa; in fondo all’articolo la registrazione), in cui Sgarbi si dilunga per diversi minuti sulla questione dichiarando che “c’è un magistrato in Italia che sequestra opere originali, buttando i nostri soldi, davanti a un capolavoro si permette in nome di un incapace di nome Tommassoni che dice che è falsa“. Il tutto tra le titubanze e l’imbarazzo del conduttore Nicola Porro che cercava di stemperarne i giudizi. La sentenza è attesa a fine giugno, con l’udienza conclusiva del processo.

(La parte relativa al caso De Dominicis comincia poco dopo l’inizio del video e termina al minuto 3:15)

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com