Cento
14 Febbraio 2015
In tre avrebbero approfittato della sua depressione e dei problemi lavorativi per il raggiro

Truffato dagli ex ‘amici’: “Mi promisero tanti soldi”

di Ruggero Veronese | 3 min

tribunale2Cento. “Mi dissero che avremmo guadagnato tanti soldi, che mi sarei dovuto licenziare dalla mia azienda e andare a lavorare con loro, mi promisero un’automobile aziendale e tante altre cose che non hanno mai mantenuto”. Ha parlato per oltre un’ora il 39enne centese che denunciò tre “ex amici” per truffa e circonvenzione di incapace dopo essere stato vittima – secondo il suo resoconto – di un raggiro da circa 10-15mila euro. Un raggiro messo in atto proprio mentre si trovava in uno stato di profonda depressione personale e professionale (l’azienda per cui lavorava era in cassa integrazione) che lo avrebbero reso abbastanza manipolare da cadere nella trappola dei tre presunti truffatori. Fino al punto da accettare di costituire con loro una società di trasporti e di assumere addirittura il ruolo di rappresentante legale.

Il tutto avviene nel corso del 2009, quando l’uomo per caso conosce in un bar di Finale Emilia Felice Fusco, 43enne di origine napoletana residente a Cento. Questi entra subito nelle sue simpatie e lo coinvolge in serate tra amici, alle quali partecipano anche la sua compagna, Rosa Esposito, 42enne anche lei di origini napoletane, e il loro amico Claudio Tuberto, 55enne di La Spezia. I tre che risultano ora imputati nel processo. Fusco comincia a frequentare sempre più assiduamente la sua – ancora presunta – vittima, che durante l’udienza di ieri mattina ha risposto alle domande della procura e dei legali sui mesi trascorsi con gli imputati: “A me interessava trovare un lavoro – è il racconto del 39enne -, e Fusco cominciò a convincermi che avrei avuto ingenti guadagni. Gli avevo detto che ero in cassa integrazione e che avevo bisogno di un’occupazione”.

I rapporti – secondo la versione della presunta vittima – continuano per diversi mesi, fino a quando Fusco lo chiama per convocarlo dal notaio e costituire ufficialmente la nuova società. “Mi ha detto che dovevo andare con loro e portarmi dietro il blocchetto degli assegni, ho pagato io il notaio”, spiega in aula il 39enne. Il costo totale per l’operazione è di 9.600 euro, ma secondo l’avvocato di parte civile, Riccardo Maccaferri, nelle disponibilità del suo assistito mancherebbero circa altri 5mila euro.  Poco tempo dopo la costituzione della società, Fusco e i suoi presunti complici cominciano a mettere il centese in allarme, affermando che le banche vogliono rientrare con il finanziamento erogato inizialmente e sono pronte ad aggredire e pignorare i loro beni personali. L’uomo consegna quindi tre assegni in bianco al suo “amico”, che secondo l’accusa avrebbe intascato i soldi sena mai versarli nelle casse societarie. Una versione molto diversa da quella sostenuta dall’avvocato Vincenzo Bellitti, difensore dei coniugi Fusco – Esposito, che parla di “un rapporto di amicizia nato prima e poi sfociato in un affare commerciale”.

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