Fiscaglia
14 Febbraio 2015
La procura acquisisce gli atti delle testimonianze di Roverati e Frignani, per i quali potrebbe aprirsi una nuova indagine

Incidente mortale, ex sindaco di Migliaro entra nell’inchiesta

di Ruggero Veronese | 3 min

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ImmagineMigliaro. Sviluppi piuttosto clamorosi nel processo per l’omicidio colposo di Ornella Botti, la 58enne di Quartesana deceduta in un’incidente stradale dopo essere precipitata in un canale del Po di Volano con la propria automobile, mentre percorreva via Travaglio. Dopo l’udienza di ieri mattina, che vedeva come unica imputata Ilaria Simoni, funzionaria dell’ex Comune di Migliaro (ora Fiscaglia) addetta alla manutenzione delle strade, l’inchiesta potrebbe infatti allargarsi fino a coinvolgere anche due dei massimi dirigenti della vecchia amministrazione comunale: l’ex sindaco Marco Roverati e l’ex assessore ai lavori pubblici Daniele Frignani.

Il tutto avviene proprio dopo la testimonianza degli ex componenti della giunta di Migliaro, quando la procura ha acquisito gli atti del processo perchè venga fatta ulteriore chiarezza sulle eventuali responsabilità a monte dell’incidente mortale. La tesi dell’accusa infatti è nota: sarebbe bastato un guard rail per separare la strada dal fiume e salvare la vita alla Botti, che il 14 aprile del 2012 perse il controllo del mezzo e morì affogata nelle acque di un ramo del Po di Volano, mentre tornava a casa dopo aver accompagnato la madre al campo santo. Ma chi doveva farsi carico dell’operazione? L’unica imputata è per ora la Simoni, il cui avvocato Rita Gavioli si è opposto fin dall’inizio al rinvio a giudizio: principalmente perché i poteri decisionali del funzionario comunale si limitavano alle sole operazioni di manutenzione ordinaria, e di conseguenza solo la giunta comunale avrebbe potuto deliberare l’installazione del nuovo guard rail.

Guard rail che, in ogni caso, era stato presente per anni sul luogo dell’incidente. Almeno dal 2000 al 2008, quando fu rimosso a causa di uno smottamento dell’argine. Ma che secondo il consulente della procura Francesco Rendine, ascoltato ieri in udienza, sarebbe bastato per fermare la corsa della Fiat Punto della Simoni, che viaggiava intorno ai 35 km orari e avrebbe avuto modo di fermarsi sul ciglio della strada. Ascoltati dal tribunale, Roverati e Frignani hanno parlato dell’organizzazione interna nel municipio di Migliaro all’epoca dell’incidente, ma le loro parole hanno spinto la procura ad allargare l’inchiesta al di là del ruolo della singola dipendente comunale. “Mi fa piacere che la procura abbia portato avanti questo genere di argomentazioni – commenta dopo l’udienza l’avvocato Gavioli – perchè è la tesi che abbiamo sempre sostenuto. Ciò che emerso dalla testimonianza degli ex amministratori è che l’installazione del guard rail doveva passare attraverso una modifica al bilancio”. Contattato dalla redazione di Estense.com, l’ex sindaco Roverati ha preferito non rilasciare dichiarazioni sugli ultimi sviluppi della vicenda.

Sviluppi che, per quanto favorevoli all’attuale imputata, non bastano comunque a fugare ogni dubbio sulle sue eventuali responsabilità, dal momento che la procura non le contesta l’assenza del guard rail ma più genericamente la scarsa sicurezza della strada, a cui si sarebbe potuto porre temporaneo rimedio anche con una segnaletica provvisoria o bloccando del tutto la circolazione. Una tesi sostenuta del resto anche dall’avvocato Eleonora Baldi, parte civile per conto dei familiari della vittima, che sostiene di avere le prove – che verranno mostrate nel corso della prossima udienza – di altri due recenti incidenti stradali avvenuti nello stesso punto e con dinamiche simili.

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