Cronaca
22 Novembre 2014
Animal Defenders contro l'abbigliamento di origine animale

Pellicce, una moda rosso sangue

di Elisa Fornasini | 3 min

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Pellicce insanguinate, foto di animali destinati ad una morte atroce “in nome della moda”, pelliccia di volpe con tanto di muso e zampe: questo lo scenario che si è aperto oggi pomeriggio di fronte agli occhi dei passanti di piazza Cattedrale. Una ventina di animalisti dell’associazione Animal Defenders si è riunita sotto il duomo per manifestare contro l’utilizzo di pellicce, inserti di pelo, piumini e accessori di abbigliamento di origine animale. Un’azione dimostrativa che ha riscontrato il favore dei ferraresi di tutte le età: tante le persone che si sono soffermate ad osservare i cartelli inequivocabili tenuti in mano dagli attivisti, e ancor di più quelle che hanno fatto una ‘pausa’ nella tradizionale vasca ferrarese del sabato pomeriggio per ritirare i volantini e avere informazioni su come evitare di diventare complici di questo massacro.

“Il livello di sensibilizzazione è alto – dichiara Elena Cirelli, vicepresidente di Animal Defenders – ma, nonostante più dell’83% degli italiani sia contrario all’utilizzo di pellicce e sia sempre più facile reperire capi fabbricati con materiali alternativi, ancora oggi pellicce, piumini, indumenti e accessori ottenuti dallo sfruttamento animale rappresentano purtroppo una colonna portante dell’industria dell’abbigliamento. Nessuno dei membri dell’associazione indossa capi di origine animale e la pelliccia vera di volpe ci è stata donata alla medesima manifestazione dello scorso anno, da una signora che si è pentita dell’acquisto”. Una dimostrazione che anche le signore à la page possono avere una coscienza sulle atrocità commesse dall’industria di abbigliamento che assassina volpi, procioni, cincillà, opossum, ermellini, oche ma anche cani, gatti, e conigli in nome della moda. Una moda rosso sangue.

L’allevamento degli animali da pelliccia consiste in primo luogo – spiegano dall’associazione – nella segregazione degli animali in spazi angusti. Le fattrici e gli esemplari maschi atti alla riproduzione vengono tenuti in isolamento, lontani dai propri simili, mentre gli altri individui sono costretti a vivere in piccole gabbie sovraffollate, accorgimento che consente agli allevatori di risparmiare spazio, condizione che comporta l’aumento dell’aggressività che spesso sfocia in atti di automutilazione e cannibalismo. Le terribili condizioni in cui sono costretti a vivere determinano in tantissimi esemplari l’insorgenza di vere e proprie patologie da stress che si manifestano in comportamenti stereotipati. La vita di questi animali è molto breve, essendo vincolata solo al momento in cui la loro pelliccia è pronta per essere rimossa.

“Le tecniche di uccisione più comuni – racconta Cirelli – sono la morte per soffocamento mediante gas o per annegamento, in particolare quando si tratta di animali di piccola taglia, morte per dissanguamento, e morte per somministrazione di forti scariche elettriche. In Paesi dove non vigono rigide leggi che regolino questo settore, in particolare la Cina da cui l’Italia importa regolarmente, molto spesso gli animali vengono scuoiati vivi. Pellicce, inserti di pelo, cappotti imbottiti in piuma d’oca, e tanti altri accessori sono il prodotto dello sfruttamento non necessario di animali completamente privati dei loro diritti in quanto esseri viventi”. Per l’associazione, però, ogni vita conta. Se lo slogan della recente azione dimostrativa in occasione della giornata mondiale vegan del 2 novembre era “pensa a ‘chi’ stai mangiando e non a ‘cosa’ hai nel piatto”, per questa rappresentazione era “sai chi è morto per il tuo cappotto?”. E, tenendo conto degli sguardi e dei dubbi dei passanti, la risposta sembra essere negativa.

“Come possiamo evitare di acquistare capi di origine animale?” chiedono due ragazze ben coperte dai loro colorati piumini in piuma d’oca di Moncler, azienda al centro di una recentissima inchiesta televisiva che ha suscitato scandalo e indignazione senza precedenti. “Il consiglio è di leggere attentamente l’etichetta – risponde la vicepresidente di Animal Defenders – che ne spiega il materiale e, quindi, al momento di fare un nuovo acquisto, bisogna ricordarsi di comprare solo prodotti realizzati con materiali alternativi. Questi materiali ecologici alternativi di cui oggi disponiamo, infatti, rendono completamente inutile l’uccisione di milioni di animali ogni anno”.

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