Carlo Lambertini è partito per il “Mondo dei Poeti”. Se n’è andato in punta di piedi mestamente, discretamente, come era nella sua natura schiva.
Da qualche tempo, era rientrato nella nostra Compagnia. (dopo alcuni anni di allontanamento per gravissime vicissitudini personali). Scriveva simpaticissime “zirudèle”, ma preferiva leggere e recitare le sue poesie di sentimento. Aveva pubblicato parecchi libri, un po’ di dialetto e filastrocche ferraresi, ma prevalentemente poesie che parlavano delle cose della vita, dei parenti, degli amici, presenti e quelli che non ci sono più.
In una delle ultime esibizioni, prima della malattia che l’ha portato via, nella Sala Estense, in una serata pro A.D.O., aveva ottenuto un grande successo. Presentava, negli intervalli nella saletta-ballo pomeridiano, nel CPS ANCeSCAO di Corso Isonzo, ma anche in Rivana, le sue cose. Un giorno mi disse: -Guarda Maurizio, dopo tanto anni ho indossato le scarpe con la suola di cuoio, riprendo a ballare, venendo con voi e coinvolgendomi nelle recite e nelle sale da ballo, mi hai ridato la voglia di vivere!
Nell’ultima telefonata, di pochi giorni fa, ho capito che, per colpa d’una malattia che non perdona, quella voglia, gli era stata tolta per sempre.
Ciao Carlo, un abbraccio anche da parte di tutti gli amici “Ragazit” e di chi ti voleva bene…ed erano…sono tanti.
Maurizio
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UNA SIRA, UN AMIG….
Un pianto greve Un zigar scunì
duro come la notte, dur cmè la nòt
duro come il tuo addio… dur cmè al tò adìo…
Piano scendeva Al gneva zò pian
dalle mie gote vecchie, dal miè golt vèci,
che non percepivano lacrime ch’in sintiva làgram
da sempre, da sémpar,
o… da bambino; o forsi…da putìn;
oltre il ricordo del tempo, óltar l’arcòrd dal tèmp,
oltre l’oblio degli anni, óltar gli ann dsmandgà,
oltre la memoria. óltar la memoria.
Prepotentemente imperiose, Prepotenti e imperiosi,
tornavano; gl’arturnava;
per segnare sul viso uno strazio, par sgnàr in tlà fàza un stràzi,
per te, che una sera… par tì, che nà sira…
Due piccole gocce, Do piculi gòz,
due messaggi di tristezza du mesàg ad tristèza
uscite dal cuore , gnèst fóra dal cuor,
per adagiarsi sulla terra par stèndras slà tèra
ove riposi…amico! indòv t’at póns…amigh!