Cento. Fermato dai carabinieri, trattenuto in centrale e trattato senza troppi riguardi solo per aver fatto notare che la pattuglia dell’Arma era ferma in sosta sulle strisce pedonali. Sono questi i fatti denunciati in procura da un giovane centese e che hanno portato al rinvio a giudizio per i tre militari Giuseppe Tirino, Roberto Pini e Denis Guercioni, accusati a vario titolo di lesioni personali, violenza privata e omissione di atti di ufficio e ora a processo nel tribunale di Ferrara.
I fatti riferiti dal ragazzo accadono nella mattina del 19 aprile del 2009 quando, dopo essere uscito dall’abitazione in via Bologna dove vive con la famiglia, attraversa la strada sulle strisce pedonali, al fianco di alcuni alunni della scuola primaria che stavano entrando nell’istituto. Un percorso ostacolato però da un’automobile dei carabinieri, impegnati in controlli di routine sulla circolazione stradale durante l’orario di ingresso delle scuole. “Non potete insegnare ai ragazzini l’educazione civica e come usare le strisce, se anche voi non date il buon esempio”, è la frase che il giovane sostiene di aver rivolto ai due uomini dell’Arma presenti. Che non avrebbero preso nel migliore dei modi il suo accorgimento, dal momento che dopo averlo fermato gli hanno chiesto i documenti per poi scortarlo in caserma con l’automobile.
Ma la giornataccia del giovane centese non era finita qui: nel suo racconto riferisce di essere stato spinto e strattonato all’entrata della centrale e che i carabinieri, dopo averlo fatto sedere forzatamente su una sedia, gli avrebbero anche strappato via gli occhiali dalla faccia, causandogli un leggero graffio tra la guancia e il naso. Il giorno successivo il ragazzo si recò al pronto soccorso, dove gli fu diagnosticata la leggera escoriazione sul viso (“visibile a occhio nudo”, secondo il medico presente in aula come testimone) e un dolore alla schiena, causato a suo dire dalle spinte ricevute all’ingresso della centrale e nel momento in cui gli fu ordinato di sedere.
Da questa versione dei fatti si basano le accuse per lesioni personali e violenza privata. L’omissione di atti d’ufficio deriva invece dal fatto che i carabinieri non produssero alcuna relazione per aver trattenuto il giovane in centrale, come previsto in casi analoghi, ma semplicemente un verbale quando gli controllarono i documenti lungo la strada. Un fatto confermato in aula da un maresciallo della compagnia di Cento, che era in servizio nel giorno dei fatti. In aula sono comparsi come testimoni anche i familiari del giovane centese, che hanno parlato di come appresero la notizia dalla bocca del diretto interessato la sera stessa o, nel caso del fratello, il giorno successivo durante il pranzo. Durante le loro testimonianze hanno risposto a varie domande del pm Stefano Longhi e degli avvocati di parte (Alberto Bova e Veronica Pettazzoni per le difese, Luana Pastorelli per la parte lesa, costituitasi parte civile), confermando il resoconto del giovane e negando che questo, come ipotizzato dagli avvocati difensori, avesse avuto in passato altri problemi con le forze dell’ordine.
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