“Secondo i dati di Hera, con la costruzione della nuova centrale geotermica l’apporto dell’inceneritore nel sistema di riscaldamento sarà del 34,5%: più di un terzo. Ciò vuol dire che nessun sindaco sarà più in grado di spegnere il termovalorizzatore, se non a costo di lasciare al freddo i suoi cittadini”. Si fonda su un’equazione tanto semplice quanto efficace il secco no al progetto della nuova centrale “a finta geotermia” di Malborghetto di Giuseppe Fornaro, candidato sindaco per la lista “Valori di Sinistra”. Che non a caso, per esporre il suo pensiero e i suoi progetti ambientali, sceglie un luogo come il centro sociale Il Melo: a pochi metri dal discusso Asilo del Salice (costruito in un’area a lungo indicata come contaminata da cvm) e non lontano da quel Parco Urbano in cui la nuova centrale potrebbe vedere la luce.
La serata segna l’alleanza, se così si può dire, tra il candidato della sinistra ferrarese e gli attivisti di Malborghetto – in primis Marco Piva, fondatore del comitato FerrAria Salute -, che intervengono e sono invitati più volte a parlare al microfono dallo stesso Fornaro. Il cui obiettivo è dichiarato fin dal principio: “Bisogna far capire alla città – afferma il candidato sindaco – che i problemi legati alla nuova centrale non riguarderanno solo Malborghetto, ma tutti i cittadini il territorio per i prossimi decenni”. Una affermazione che per Fornaro vale sia sul piano economico che su quello della salute.
Il candidato sindaco comincia esponendo i dati tecnici forniti dalla stessa Hera, secondo cui attualmente l’apporto sul teleriscaldamento della geotermia è del 42%, mentre il 41% viene dall’inceneritore e il resto dalle centraline a gas e da altre fonti. Con la costruzione della nuova centrale la quota proveniente dalla termovalorizzazione scenderebbe al 34,5%, ma in compenso raddoppierebbe il numero di abitazioni (attualmente 22mila) inserite nel circuito del teleriscaldamento, rendendo quindi ancora più indispensabile il calore generato dall’incenerimento dei rifiuti. “Capite che in un progetto di questo genere – afferma Fornaro – il termovalorizzatore diventa il cardine attorno a cui ruota l’intero sistema di riscaldamento. E nessuno potrà più proporne lo spegnimento”.
Una strada senza ritorno, secondo il candidato, soprattutto alla luce dei nuovi regolamenti nazionali e regionali che danno a Hera la possibilità di importare rifiuti da altre province fino a toccare la soglia di ‘smaltimento’ concessa nell’impianto: 130mila tonnellate all’anno. Ed è per questo che secondo Fornaro le prossime decisioni saranno cruciali, se si vuole evitare una situazione di completo monopolio da parte di un gestore. “Dal teleriscaldamento non si torna indietro”, afferma il candidato sindaco parlando degli impianti domestici (non più autonomi dopo l’allacciamento), per poi toccare anche il nodo dello sfruttamento delle risorse: “Le risorse del sottosuolo sono di proprietà dello Stato e chiunque le usi deve pagare canone. Hera paghera una quota annua allo Stato? Il Comune incasserà qualcosa dalle royalties per queste risorse estratte?”. Due temi che Fornaro riassume affermando che “Gli effetti di questo progetto sono da un lato il monopolio su rete di riscaldamento, dall’altro l’uso privatistico di una risorsa comune”.
Ma qual è la giusta strada da seguire per non soccombere nell’ormai consueto braccio di ferro tra cittadini e gestori dei servizi pubblici? Fornaro non ha dubbi: “Vogliamo andare verso uno spegnimento dell’inceneritore, favorendo una raccolta differenziata intensiva e porta a porta che porterebbe anche alla creazione di numerosi posti di lavoro. Non è una cosa che si può fare all’indomani dell’elezione, semplicemente girando una chiavetta, ma è un obiettivo possibile. Serve la volontà politica per una modifica al piano regionale dei rifiuti, ma per raggiungere questo obiettivo abbiamo bisogno di creare una rete con tutti i sindaci sulla nostra stessa linea d’onda, a partire da Pizzarotti”.
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