Economia e Lavoro
31 Marzo 2014
Andamento positivo per la banca centese, che gode anche della ricapitalizzazione di Bankitalia

Caricento, 7,6 milioni di utili per conquistare Ferrara

di Ruggero Veronese | 4 min

Immagine“Quando abbiamo visto che i coefficienti di controllo stavano salendo ci siamo messi in avanti con il lavoro: abbiamo fatto i compiti in anticipo e questi sono i risultati”. Presentano un utile di bilancio da 7,6 milioni di euro, i dirigenti Caricento giunti al Castello Estense di Ferrara nel mostrare i risultati dell’esercizio 2013 dell’istituto di credito centese. E la scelta della location non è casuale, dato che anche il presidente Carlo Alberto Roncarati sottolinea come, nonostante lo stretto legame della banca con il territorio centese, “sia giusto aprirsi anche a Ferrara, dove si sviluppa gran parte delle nostre attività”. Quasi una sfida aperta a Carife, ancora sotto il commissariamento di Bankitalia, anche se lo stesso Roncarati chiarisce che “non siamo aggressivi o invadenti, ma disponibili: Ferrara è un campo interessante, dove siamo conosciuti e abbiamo un’ottima clientela”. Ma è difficile non pensare a un riferimento alla storica banca ferrarese di fronte alle parole del direttore di Caricento, Ivan Damiano: “Oggi siamo qui a dire che c’è una banca che continua a fare il suo lavoro, quello di fornire prestiti, e che non ha mai dato preoccupazioni ai suoi clienti e azionisti”.

Roncarati punta sulla territorialità della banca e sulla sua capacità di fornire prestiti e mutui a imprese e cittadini, e i dati riportati nel bilancio testimoniano come l’istituto centese abbia resistito alle tempeste dei mercati finanziari senza intaccare la propria disponibilità di credito. “Credo che si possa parlare di un bilancio onorevole, considerati i tempi difficili per le banche”, afferma il presidente Caricento, deciso nel sostenere la filosofia prudente ma concreta dell’istituto: “Il nostro titolo ha retto molto in confronto ad altri – sostiene Roncarati – perché la nostra banca è stata in grado di agire per tempo e non ha vissuto le sbornie e gli eccessi precedenti alla crisi. Siamo qui da 150 anni, il nostro obiettivo è restare nel lungo periodo“.

La parola passa poi a Damiano per la spiegazione dei dati tecnici. Le premesse non possono tralasciare il contesto economico e sociale: “Veniamo da sei anni di recessione non indifferenti – afferma il direttore Caricento – e la banca è come un fungo: filtra tutto quello che le accade intorno”. Nella zona di interesse della banca gli effetti del sisma si sono ripercossi soprattutto nell’acquisto delle abitazioni, con un crollo delle richieste di prestito che ha portato a un significativo  -5,7% dei prestiti ai privati. Un calo compensato dalla crescita della ‘fetta’ più sostanziosa del bilancio, quella del credito alle imprese (+2,6), che porta a un aumento complessivo nell’erogazione del credito del 3,5%.

Il direttore Caricento, Ivan Damiano

Il direttore Caricento, Ivan Damiano

Nell’elencare i dati contabili fondamentali,  Damiano si sofferma più volte sulle restrizioni imposte da Bce e Bankitalia agli istituti bancari. In questo caso l’imperativo sono gli accantonamenti, ovvero le risorse messe da parte dalla banca (circa tre milioni di euro) per rafforzare la propria solidità in caso di difficoltà impreviste o insolvenze. Il Core Tier One, indice primario della stabilità bancaria, sale dal 9,84% all’11% (“un dato inferiore in Italia – sottolinea Damiano – solo a Banca Intesa e Ubi Banca”), grazie anche alla spinta della recente ricapitalizzazione di Bankitalia, che ha portato 3,9 milioni di euro in più (“totalmente capitalizzati e non usati per coprire perdite”, sottolinea il direttore) nel bilancio Caricento.

L’utile finale di 7,6 milioni (con dividendi raddoppiati da 0,06 a 0,12 euro) non è però solo frutto del recente provvedimento del governo Letta, visto che circa 3,7 milioni di attivo finale derivano dalla normale gestione bancaria. Che sconta anche, come in tutti gli istituti di credito italiani, le conseguenze del crac Tercas, la banca di Teramo il cui ‘buco’ (secondo la procura locale circa 220 milioni di euro sotto la gestione di Antonio  Di Matteo) dovrà essere in parte coperto dagli altri istituti bancari. “Non faccio commenti sulla liceità di tutto questo, posso solo dire che si tratta dell’attuale normativa dello Stato”, afferma Damiano lasciando pochi dubbi sulla propria opinione.

Le ultime parole riguardano i servizi e le iniziative sul territorio messi in campo della banca centese: dalla conferma delle assunzioni a tempo indeterminato per tutti i 12 apprendisti operativi negli ultimi mesi alla rete wi-fi gratuita nel centro storico di Cento, dall’introduzione di home banking e firma digitale fino all’utilizzo dei saloni della banca per sostituire le sale convegni centesi rese inagibili dal terremoto.

Ora però è tempo per l’approvazione del bilancio, che passerà per l’assemblea degli azionisti del 29 aprile, ma Roncarati appare sereno: “Il giudizio – afferma il presidente Caricento – lo lasciamo dare ad azionisti, ma i nostri obiettivi sono chiari: vogliamo preservare una banca territoriale, con tutti i vantaggi che si generano nel rapporto con i clienti, nella velocità di confronto e nella conoscenza reciproca tra clienti e banca”. E riguardo all’ipotesi di un’aggregazione con altri gruppi bancari, la risposta di Roncacarati è ancora prudente: “Sono notizie che leggiamo sulla cronaca. Le aggregazioni sono sempre interessanti, ma noi siamo concentrati sul progetto di sviluppo sul nostro territorio, che in questo momento è il nostro core business”.

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