Eventi e cultura
22 Marzo 2014
Dalla difficile infanzia nei Balcani alla rinascita in Italia, la storia di un musicista che non teme di dire ciò che pensa

Artan, l’orgoglio di essere ‘Fuori Moda”

di Ruggero Veronese | 5 min

Leggi anche

Bancarotta fiscale. Stangate per due ferraresi

Due ferraresi, una donna di 46 anni e un uomo di 55 anni, rispettivamente amministratore di diritto e di fatto di una società fallita con sede nell'Alto Ferrarese, sono stati condannati a 6 anni e 4 anni e 4 mesi dal tribunale di Ferrara con l'accusa di bancarotta fiscale

unnamed (10)Sangue albanese, accento vagamente romagnolo e chitarra in spalla. Così si presenta il cantautore 33 enne Artan Fuorimoda. Una storia quantomeno singolare, la sua: arrivato in Italia a 17 anni, nel 1997, Artan Rroku, ha vissuto da vicino le ripercussioni dell’escalation di tensione che dagli inizi degli anni ’90 caratterizzò i rapporti tra albanesi e serbi per l’indipendenza del Kosovo. Un’escalation che, com’è tristemente noto, dopo le politiche repressive inaugurate da Slobodan Milosevic, portò entrambe le etnie a macchiarsi dei crimini che riportarono i Balcani nel caos. Da qui la fuga di Artan verso un’indipendenza civile, politica e – non ultima – intellettuale, che il cantautore Ferrarese di adozione non dimentica quando si tratta di osservare, attraverso i testi delle sue canzoni, anche la realtà italiana.

Per rendersene conto basta ascoltare alcune delle tracce del suo secondo album pubblicato in Italia: ‘Artan Fuorimoda’. Come la canzone ‘Ape Regina’: “Un richiamo – afferma il musicista – all’immagine della ‘donna facile’ che domina la nostra società, e quindi anche a quell’Ape Regina (Sabina Began, una delle ragazze finita nell’inchiesta sul ‘bunga bunga’ con Silvio Berlusconi, ndr) nota alle cronache”. O come l’omaggio a Giorgio Gaber con una cover assai ‘rockeggiante’ di ‘Io non mi sento italiano’: “Una canzone in cui mi rispecchio molto – spiega Artan – perchè credo che sia un brano molto patriottico, scritto da una persona che in realtà amava profondamente l’Italia”.

Un amore per la patria acquisita che, nel caso del cantautore albanese, nasce anche dalla gratitudine: “Sono nato in una famiglia povera, in un paese appena uscito dalla dittatura dove, non essendoci ancora un vero Stato, si era formata quella malavita che ti metteva di fronte a una scelta: scappare o collaborare. Sapevo che se fossi rimasto sarei finito in quel mondo, perchè era l’unica strada accessibile per i ragazzi come me, l’unica luce nel buio. Nella povertà non riesci a distinguere cos’è davvero la malavita, non capisci che in altre circostanze la detesteresti”.

Per scampare a questo destino, il futuro cantautore comincia a pianificare la fuga. A 16 anni tenta senza successo di entrare clandestinamente in Grecia, ma sarà l’incontro con un gruppo di suore missionarie a cambiargli la vita: “Devo molto a quella parte della Chiesa – afferma Artan -: lavoravano nel tessuto della società, nel silenzio, facendo il bene della società e cercando di salvare i giovani albanesi. Mi offrirono la possibilità di studiare in Italia e la colsi al volo, iscrivendomi alla scuola alberghiera a Ferrara”. In Italia il giovane Rroku cambia vita, cominciando a frequentare i ragazzi italiani e dando vita alle prime band (la prima si chiamerà proprio K-For, un omaggio al contingente Nato che riportò la pace nel Kosovo). Ma senza dimenticare dalle sue ‘salvatrici’ che il vero impegno non ha bisogno di passare sotto le luci della ribalta. “È per questo che il mio nome d’arte è Fuorimoda – racconta il cantautore -: molti pensano che se non riesci ad arrivare sui grandi palcoscenici o a Sanremo non sarai mai nessuno. Ma io credo che il vero successo consista nel sapere di aver giocato la propria parte e nell’essere soddisfatti del proprio lavoro, un discorso che non vale solo per la musica, ma anche per il giornalismo e per tutti gli altri ambiti”.

E il sound che esce dalle casse dello stereo rende perfettamente l’idea delle sue parole. Dalle chitarre fumanti di “Adrenalina” alla introspettiva “Morire ogni giorno”, dalla condanna della violenza del singolo “Ridere nel pianto” fino all’omaggio a Dostoevskij con “Anime Dannate”, il cantautore non ha paura di variare da un genere all’altro per riuscire a creare l’accompagnamento più adatto per le proprie parole. Il tutto supportato da una band (con Michele Guberti alla chitarra, Michele Giglioli alla batteria ed Enrico Sambri al basso) cresciuta a pane e Jimi Hendrix ma che non ha paura di misurarsi con i ‘mostri sacri’ di Artan: “Sono cresciuto con Neil Young, Bob Dylan e Johnny Cash – racconta il cantante -, per poi innamorarmi in Italia di De Andrè, Tenco e De Gregori”. Ma come molti musicisti esordienti, per conservare la propria indipendenza musicale anche Artan è costretto a scontrarsi con le dure leggi del mercato: “I miei dischi sono autoprodotti  – racconta il cantautore – e la distribuzione viaggia anche attraverso i canali internet come Amazon o iTunes. C’erano alcune piccole etichette interessate a lanciarmi, ma preferisco essere libero senza le imposizioni di un produttore. Anche nelle piccole case si prova a influenzare i musicisti, si cerca di “smidollare” il prodotto. In alcune situazioni potrebbe anche essere positivo, ma credo che il rock debba essere ingenuo e selvaggio. La spontaneità del rock se ne deve fregare della moda”.

Per promuovere il cd, Artan ha viaggiato dalla Sicilia al Trentino e sta pianificando una serie di date in Lombardia, ma durante l’estate ha viaggiato anche per la Francia con la chitarra acustica suonando e mettendo alla prova le versioni ‘unplugged’ dei propri brani. E che si tratti di suonare sul palco di un club milanese o sui marciapiedi delle città d’oltralpe, il cantautore, fedele al suo nome d’arte, conserva lo stesso spirito: “Il primo album era quasi di rodaggio, mentre ora mi sento più maturo e credo di avere fatto un buon album. Ma non è questo l’importante: appartengo alla categoria di persone per cui esprimere quello che sento è un piacere, è quello che devo fare per star bene. Non posso scappare”.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com