Eventi e cultura
3 Marzo 2014
Il vescovo di Ferrara si confronta con i direttori di alcune testate locali, ma i quotidiani online restano esclusi

Negri alla stampa: “Solo l’etica vi libera dai condizionamenti”

di Ruggero Veronese | 4 min

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unnamed (5)Il mondo dell’informazione tra la responsabilità di raccontare la verità dei fatti e la difficoltà a emanciparsi da tutto ciò che altera e condiziona il lavoro delle redazioni. Logiche editoriali, interessi degli editori, mutamenti tecnologici: tutti elementi che si frappongono tra la penna – o meglio la tastiera – del giornalista e gli occhi del lettore o del telespettatore. E, sullo sfondo, il richiamo del vescovo Luigi Negri a “conservare almeno un richiamo alla verità dei fatti”.

Sono questi i temi di cui si è discusso a Casa Cini durante l’incontro “La comunicazione: servizio all’uomo, servizio alla verità”, che vedeva l’arcivescovo di Ferrara e Comacchio confrontarsi con i direttori delle testate cartacee e televisive di Ferrara. Un incontro in cui Negri ha definito la propria visione del ruolo della stampa e in cui buona parte del discorso ha ruotato attorno alla definizione di “verità”. Una parola che secondo il prelato è stata spesso usata in passato anche per diffondere visioni ideologiche e per veicolare opinioni lontane dai concetti e dalla morale cristiana. Ed è per questo che il giudizio finale di Negri sul mondo dell’informazione sarà ambivalente, riconoscendo da un lato le immense potenzialità sociali dell’informazione e dall’altro guardando con una certa preoccupazione la produzione sempre più frenetica di notizie e il proliferare delle fonti – in particolare attraverso il web – che aprono a tutti la possibilità di intervenire e rischiano di rendere sempre più utopico un vero controllo dei contenuti.

E il confronto tra le testate “storiche” e i nuovi quotidiani su internet è ovviamente uno dei punti caldi dell’incontro. Diversi i punti di vista dei vari relatori all’incontro, alcuni dei quali – come il direttore de La Nuova Ferrara, Stefano Scansani, fanno notare agli organizzatori che “per un dibattito completo dovrebbero essere presenti anche i colleghi del web”. Gli organizzatori dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (Ucsi) hanno però deciso che svolgeranno un incontro a parte sul tema, equiparando in una sola categoria blog e testate giornalistiche on-line. Una categorizzazione che del resto viene condivisa anche da Negri, che premette subito che non sarà disponibile: “A quella serata non invitatemi”, afferma il vescovo in maniera allegra ma decisa.

Scelte forse poco comprensibili per chi si occupa di giornalismo on-line e ben conosce le differenze che intercorrono con blog o social network, ma ciò non toglie valore al resto del dibattito. Perché i direttori dei quotidiani ferraresi presenti parlano di problemi diffusi in tutto il mondo dell’informazione: dalla “banalizzazione” delle notizie, che le rende più fruibili ma non prepara realmente il lettore a una lettura cosciente della realtà, al “bombardamento mediatico” che, alla lunga, stanca il cittadino e lo rende meno sensibile ai problemi che vengono sollevati. Ma mentre alcuni mutamenti nella professione appaiono inevitabili (come la frenesia nella ricerca, nel controllo e nella pubblicazione delle notizie), esistono anche fenomeni che il giornalista deve cercare di arginare. Attraverso un’etica che si rifletta sia nella selezione delle notizie sia nel modo in cui vengono trattate. Ed è questa, secondo Negri, la vera missione di chi lavora nell’informazione.

“Sentitevi all’interno di un cammino di educazione – afferma Negri -. Non vi libererete dai condizionamenti esterni attraverso la tecnica: deve essere chiaro in voi l’impegno per la verità. La questione è educativa: il papa dice che ci deve essere una priorità dell’etica sulla tecnica, e chiunque abbia un’autorevolezza deve sentirsi sfidato a essere un promotore dell’umanizzazione, quella ricerca senza la quale, come spiegava Platone, l’uomo non è sé stesso”. E quando parla di verità Negri si riferisce principalmente alla diffusione della morale cattolica, mentre mette in guardia dagli usi (prevalentemente politici) operati in passato dalla propaganda. E per il vescovo l’esempio perfetto è quello della lingua cinese, “dove il termine ‘verità’ non esiste; è stato introdotto da Mao Tse Tung per indicare la verità del partito”.

Ma un altro errore caratteristico della stampa contemporanea è secondo Negri anche quello di “alimentare la cultura della morte”, scegliendo spesso di raccontare i fatti più drammatici a scapito di quelli positivi. “Pubblicate anche buone notizie – è l’invito del vescovo -. Si combatte la cultura della morte con la cultura della vita. Come quando si racconta la storia di una madre coraggiosa che si rifiuta di abortire e porta a termine la gravidanza, anche se sa che questo le costerà propria vita”. Un esempio forse non troppo “positivo” da un punto di vista laico, anche se il tema della “rincorsa” al dramma è quanto mai reale. Ma forse la soluzione, dopo tutto, è già nelle mani del lettore. Ed è la pluralità di informazione: “Bisogna informarsi su più fonti – afferma Negri – e ascoltare più opinioni su ogni tema. Bisogna essere forti culturalmente e nel mondo e, ogni mattina, recitare almeno un breviario e leggere almeno un quotidiano”.

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