L'inverno del nostro scontento
6 Gennaio 2014

Il brindisi di Girella

di Girolamo De Michele | 5 min

maschera Buon 2014! a quelli che erano bersaniani veltroniani franceschiniani ma già tutti renziani, solo che gli mancava il coraggio di dirlo; agli ex- post- fascisti che s’indignano come forconi contro Equitalia creata quand’erano loro a governare; a quelli che hanno creduto che una entraineuse marocchina potesse essere nipote di un tiranno egiziano, perché a Ferrara a destra manca la cultura, ma anche la geografia; a quelli che vogliono talmente bene alla scuola pubblica da chiuderla il sabato per non sciuparla, e a quelli che si rifondano “assunta la posizione della presidente Zappaterra” e non se ne accorgono; agli ex-grillini che negano di aver conosciuto Grillo prima del canto del gallo, e agli ex-tavolazziani che negano di aver conosciuto Tavolazzi prima del canto del cappone; a quelli che sono ex- e post- senza essere mai stati niente, ma saranno civici alle prossime elezioni; alla sinistra che si allea con la destra dopo aver promesso che non lo avrebbe mai fatto; al padrone – pardon: presidente – della Coop, perché neanche Pietrangeli quando cantava “Mio caro padrone…” eccetera eccetera; a quelli che hanno fretta di rimuovere le macerie della seconda Repubblica perché hanno il Suv da parcheggiare; agli zii mascherati da nipoti, e ai nipoti mascherati da zii, e all’augusto Nonno che non distingue uno zio da un nipote; a quelli che “non faremo come i governi precedenti”, nei quali c’erano; a quelli che apriremo il parlamento come una scatoletta di tonno, ma nessuno gli ha spiegato che la linguetta da tirare è dall’altro lato della scatoletta; a quelli che “I Like” se sparano a un albanese, ma solo dopo avergli comprato la laurea, e a quelli che “africani a casa loro”, e dopo aver imparato dov’è casa loro ci vanno a investire i soldi del finanziamento ai partiti; a Vendola che aveva promesso ai tarantini un futuro senza l’ILVA, e a Vendola che aveva promesso a Emilio Riva ed Emma Marcegaglia un futuro mai senza l’ILVA a Taranto; e ai giudici della VI sezione penale di Cassazione che hanno restituito al presidente della Coop – pardon: padrone dell’ILVA – Emilio Riva gli 8 miliardi sequestrati dai magistrati di Taranto perché “destinati alla messa in sicurezza, risanamento e bonifica ambientale” di Taranto (qui volevo fare una battuta, ma la Cassazione mi ha tolto le parole di bocca).
E Buon 2014 al povero Talleyrand, cui Giuseppe Giusti dedicò questa ballata, perché era un farabutto della peggior specie, ma almeno era un Grande Farabutto. E perché quando Giusti scrisse questa ballata era appena morto.

Girella (emerito
Di molto merito),
Sbrigliando a tavola
L’umor faceto,
Perdé la bussola
E l’alfabeto;
E nel trincare
Cantando un brindisi,
Della sua cronaca
Particolare
Gli uscì di bocca
La filastrocca.

Arlecchino_ColombinaViva Arlecchini
E burattini
Grossi e piccini:
Viva le maschere
D’ogni paese;
Le Giunte, i Club, i Principi e le Chiese.

Da tutti questi
Con mezzi onesti,
Barcamenandomi
Tra il vecchio e il nuovo,
Buscai da vivere,
Da farmi il covo.
La gente ferma,
Piena di scrupoli,
Non sa coll’anima
Giocar di scherma;
Non ha pietanza
Dalla Finanza.

Viva Arlecchini
E burattini;
Viva i quattrini!
Viva le maschere
D’ogni paese,
Le imposizioni e l’ultimo del mese.

Io, nelle scosse
Delle sommosse,
Tenni, per ancora
D’ogni burrasca,
Da dieci o dodici
Coccarde in tasca.
Se cadde il Prete,
Io feci l’ateo,
Rubando lampade,
Cristi e pianete,
Case e poderi
Di monasteri.

Viva Arlecchini
E burattini,
E Giacobini;
Viva le maschere
D’ogni paese,
Loreto e la Repubblica francese.

Se poi la coda
Tornò di moda,
Ligio al Pontefice
E al mio Sovrano,
Alzai patiboli
Da buon cristiano.
La roba presa
Non fece ostacolo;
Ché col difendere
Corona e Chiesa,
Non resi mai
Quel che rubai.

Viva Arlecchini
E burattini,
E birichini;
Briganti e maschere
D’ogni paese,
Chi processò, chi prese e chi non rese.

Quando ho stampato,
Ho celebrato
E troni e popoli,
E paci e guerre;
Luigi, l’Albero,
Pitt, Robespierre,
Napoleone,
Pio sesto e settimo,
Murat, Fra Diavolo,
Il Re Nasone,
Mosca e Marengo;
E me ne tengo.

Viva Arlecchini
E burattini,
E Ghibellini,
E Guelfi, e maschere
D’ogni paese;
Evviva chi salì, viva chi scese.

Quando tornò
Lo statu quo,
Feci baldorie;
Staccai cavalli,
Mutai le statue
Sui piedistalli.
E adagio adagio
Tra l’onde e i vortici,
Su queste tavole
Del gran naufragio,
Gridando evviva
Chiappai la riva.

Viva Arlecchini
E burattini;
Viva gl’inchini,
Viva le maschere
D’ogni paese,
Viva il gergo d’allora e chi l’intese.

Quando volea
(Che bell’idea!)
Uscito il secolo
Fuor de’ minori,
Levar l’incomodo
Ai suoi tutori,
Fruttò il carbone,
Saputo vendere,
Al cor di Cesare
D’un mio padrone
Titol di Re,
E il nastro a me.

Viva Arlecchini
E burattini
E pasticcini;
Viva le maschere
D’ogni paese,
La candela di sego e chi l’accese.

Dal Trenta in poi,
A dirla a voi,
Alzo alle nuvole
Le tre giornate,
Lodo di Modena
Le spacconate;
Leggo giornali
Di tutti i generi;
Piango l’Italia
Coi liberali;
E se mi torna,
Ne dico corna.

Viva Arlecchini
E burattini,
E il Re Chiappini;
Viva le maschere
D’ogni paese,
La Carta, i tre colori e il crimen laesae.

Ora son vecchio;
Ma coll’orecchio
Per abitudine
E per trastullo,
Certi vocaboli
Pigliando a frullo,
Placidamente
Qua e là m’esercito;
E sotto l’egida
Del Presidente
Godo il papato
Di pensionato.

Viva Arlecchini
E burattini,
E teste fini;
Viva le maschere
D’ogni paese,
Viva chi sa tener l’orecchie tese.

brighellaQuante cadute
Si son vedute!
Chi perse il credito,
Chi perse il fiato,
Chi la collottola
E chi lo Stato.
Ma capofitti
Cascaron gli asini;
Noi valentuomini
Siam sempre ritti,
Mangiando i frutti
Del mal di tutti.

Viva Arlecchini
E burattini,
E gl’indovini;
Viva le maschere
D’ogni paese.
Viva Brighella che ci fa le spese.

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