“Il primo impatto con Ferrara? È ancora presto per dirlo, sono appena arrivato, ma mi sembra una città molto ordinata a civile”. Non perde tempo Michele Tortora e a 24 ore esatte dal suo insediamento a Ferrara si presenta alla stampa locale nella sua nuova veste di prefetto della provincia estense. Tortora ha 59 anni e, nonostante i suoi natali in Friuli, ha radici sparse in tutta Italia: famiglia napoletana, nasce a Trieste ma trascorre i suoi primi 25 anni a Roma, per poi muoversi a Milano e cominciare la carriera nei ranghi del ministero dell’Interno. Nel capoluogo lombardo svolge diversi incarichi come capo di gabinetto, per poi diventare vice prefetto vicario a Brescia e infine prefetto a Como dal 2009 fino al suo trasferimento a Ferrara.

“Nelle città di provincia generalmente si vive meglio – afferma Tortora: hanno tutti i servizi delle città più grandi ma senza i problemi tipici delle metropoli. Questa mattina ho fatto una passeggiata in centro e ho parlato con il vescovo. Ferrara mi sembra una città con un’alta qualità della vita, in una provincia civile e laboriosa”. Una città in cui ovviamente non mancano le zone critiche, ma il prefetto assicura che non si farà trovare impreparato. “In questi giorni – racconta Tortora – sto studiando da ferrarese: ho avuto un dossier sulle criticità e mi hanno parlato di questioni come quella del polo chimico, con quello che comporta per la protezione civile, del quartiere Gad, dell’ospedale di Comacchio e del referendum per il passaggio sotto Ravenna”.

Nel tracciare le proprie priorità il successore di Provvidenza Raimondo non può non prendere in considerazione il quadro nazionale: “Ci sono segnali di ripresa e forse il 2014 sarà il primo anno con un segno positivo nell’economia. Il problema maggiore è quello della disoccupazione, che richiede tempi più lunghi per una soluzione”. E proprio a tal proposito Tortora vede dei punti in comune tra la sua esperienza comasca e quella che sta per cominciare a Ferrara: “Il fenomeno della deindustrializzazione – continua Tortora – si sta verificando in tutta Italia: a Como c’era un impero della seta molto importante, ma ora è crollato e ne è rimasto solo il nucleo originale, per quanto solido. Il problema occupazionale è stato il leitmotiv del mio servizio a Como e in questi quattro anni sono stato spesso chiamato a mediare, ma ho sempre trovato molta maturità sia da parte delle aziende sia da parte delle forze sociali e sindacali, che ci ha permesso di minimizzare i danni sul territorio”.