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Foto dal gruppo Facebook del “Coordinamento 9 dicembre 2013 Ferrara”
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“9 dicembre l’Italia si ferma” recita il titolo del comunicato ufficiale di un omonimo coordinamento nazionale (con un nucleo anche a Ferrara) rappresentante gli italiani, per così dire, insoddisfatti dalla situazione economica del Paese. L’iniziativa vede riunite diverse organizzazioni, tra le quali il Movimento Forconi, il Movimento autonomo autotrasportatori, il Co.Spa.
Il web e le piattaforme dei social media virtuali -Facebook su tutti, ma anche qualche blog- si confermano ancora una volta come nuovo spazio per scambiarsi idee e provare a metterle in pratica: questa volta dal social blu dovrebbe addirittura partire una rivoluzione o, per usare le parole degli organizzatori, “l’inizio della fine… per i parassiti”. Non ci sono colori politici a tingere gli slogan degli aspiranti rivoluzionari, di sicuro c’è un forte richiamo nazionalista in ogni proclama dove non si esita a specificare che a muoversi dovranno essere gli italiani. Obiettivo dichiarato sembra essere la classe politica, più volte apostrofata con epiteti non proprio lusinghieri.
Ferrara dovrebbe fare la sua parte, il gruppo locale che vuole rappresentare “l’Italia che produce di qualsiasi settore” è coordinato da un imprenditore, Giovanni Giunta, a cui sembrano essersi aggiunti altri insoddisfatti riunitisi il 30 novembre scorso al bar Vienna di via Bologna per decidere le strategie della manifestazione del 9 dicembre in cui, a detta loro, l’Italia si dovrebbe fermare e dare vita, secondo alcuni partecipanti, “alla più grande protesta popolare della storia italiana per liberarci una volta per tutte da questa classe politica corrotta e non eletta”.
Giunta ha persino realizzato un video in cui specifica le ragioni che lo hanno portato ad aderire e farsi promotore della blocco dell’Italia (o, quantomeno, di Ferrara). Il richiamo primario è quello alle tasse: “Siamo massacrati, rovinati da tutte queste porcherie” . Colpa “non nostra ma di chi ci ha governato da 20 anni: ci hanno usato come arance per far delle spremute, ma il succo e finito.” e “i sacrifici li dobbiamo fare solo noi soliti imbecilli di italiani e loro hanno le loro sovvenzioni, vanno dal dentista quando vogliono, nessun ticket da pagare e qua adesso c’è la gente che sta morendo, ospedali che stanno chiudendo in tutta Italia, persone che non possono pagare i ticket, che stanno morendo con dei tumori”. Non ha timore delle eventuali prese in giro, “me ne frego, vado avanti -afferma-, perché credo ancora in questo Paese, ci sono nato, non lo voglio mollare”. L’idea, a livello nazionale, è quella di bloccare tutti i valichi di frontiera, porti, aeroporti, pompe di benzina, raffinerie, panifici, rivendite di bombole, strade e autostrade, e lasciare passare solo le ambulanze per non creare disagio negli ospedali.
Niente politica in mezzo, alle manifestazioni sarà consentito portare solo una bandiera tricolore. “Questo non è un partito politico -specifica lo stesso Giunta nel suo video-, è solo un movimento del popolo”. Sembra mancare però anche una organizzazione minima: lunedì 2 dicembre è partita una richiesta per ricevere donazioni da un euro almeno per l’acquisto di un megafono, un tavolino, un thermos e tutto il quel che risulta necessario per una manifestazione.
Non manca neppure un pizzico di vittimismo contro i media “che boicottano” e che fanno di tutto per non pubblicizzare il grande evento e non manca neppure la paura di venir sabotati dai “servi del sistema” con infiltrazioni violente da parte delle forze dell’ordine per far fallire una manifestazione che vuole essere rivoluzionaria sì, ma pacifica.
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