Venerdì 6 dicembre alle ore 21, al teatro comunale di Occhiobello, Eugenio Allegri sarà il protagonista di “Berlinguer. I pensieri lunghi”, con testo e regia di Giorgio Gallione, collaborazione alla drammaturgia di Giulio Costa, assistente alla regia Giovanna Gosio e musiche di Paolo Silvestri.
“Enrico Berlinguer, segretario del Pci dal 1972 al 1984 – spiegano gli organizzatori -, era un uomo politico dotato di uno straordinario carisma. Nel suo essere politico, aveva qualcosa di antico: la sobrietà, la correttezza, l’orrore per le indiscrezioni e il chiacchiericcio. La sua faccia “bucava il video” si disse. Dallo schermo televisivo si rivolgeva direttamente al suo partito, al suo popolo, con una capacità mai raggiunta da altri politici del suo tempo. Con Berlinguer, uomo quanto mai schivo, la politica diventa dunque, per la prima volta, anche spettacolo, rappresentazione pubblica. Drammaticamente, persino la sua morte risulterà un rito collettivo e i suoi funerali saranno il primo evento televisivo che riuscirà a modificare, a pochi giorni dalle elezioni europee, un trend elettorale. Probabilmente, contro una politica che sempre più appariva intrigo, vanità e mestiere, Enrico Berlinguer, il comunista che non volle imparare il russo, non amava il pugno chiuso e non voleva metter il colbacco, riuscì a incarnare, quasi per magia, l’idea nobilissima di una politica intesa come sacrificio, abnegazione, servizio. Le sue idee, i “pensieri lunghi” che hanno accompagnato la sua elaborazione anche etica (dalla questione morale all’austerità, dalla questione femminile alla solidarietà nazionale, dai temi della pace a quelli dell’uguaglianza sociale) sono ancora di pregnante, drammatica attualità e, rivisitati e portati oggi sulla scena, ci aiuta no a capire meglio il nostro presente. Lo spettacolo racconta uno spaccato di storia italiana con le sue contraddizioni e utopie, tragedie e speranze, cercando di disegnare un’epoca dove fedi ed ideologie sembravano ancora possibili. “Berlinguer. I pensieri lunghi” è un racconto teatrale che, utilizzando anche le parole e le riflessioni dei grandi intellettuali del 900 (da Gramsci a Pasolini, da Saramago ad Allende), mette a fuoco ciò che abbiamo rimosso, perduto, trasformato, negato”.
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