Cronaca
6 Novembre 2013
In tribunale la testimonianza di un collega di Beneventi che descrive il cantiere navale e il tragico incidente

Morte sul lavoro in India: “Mancavano le misure di sicurezza”

di Ruggero Veronese | 3 min

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In quel periodo Beneventi si trova a circa due chilometri al largo di Mumbay, dove sono in dirittura d’arrivo i lavori per la costruzione di una nave cargo cominciati in Cina qualche mese prima. La società responsabile dell’opera è la Coe Clerici di Milano, che ha appaltato parte dei lavori alla ditta Badeschi che, a sua volta, ha contattato la ditta Bs Impianti di Ravenna per la realizzazione della rete elettrica. Ed è proprio per la Bs che Beneventi parte per la trasferta asiatica assieme ad altri due dipendenti, per poi prendere contatto sul posto con i rappresentanti delle altre società.

Gli italiani si mettono all’opera sulla nave ancorata al largo della costa indiana, ormai strutturalmente completa ma ancora da rifinire negli interni e negli impianti. Il giorno dell’incidente l’elettricista comacchiese perde la presa mentre scende da una scala a pioli e cade nel vuoto per circa 25 metri. L’impatto col ponte della nave è tremendo e sul posto non è presente personale medico. La barca dei soccorsi parte dalle costa per raggiungere il cantiere, ma il tempo scorre veloce e Beneventi, già in condizioni disperate dopo l’impatto, morirà prima di raggiungere l’ospedale. Per questo tragico incidente sono chiamati a rispondere, con l’accusa di omicidio colposo e di violazione delle norme di sicurezza sul lavoro, i rappresentanti legali delle tre aziende che avevano in carico l’opera: il datore di lavoro di Beneventi, Gabriele Orioli della ditta Bs Impianti, il sub appaltatore Guglielmo Bedeschi della Bedeschi spa e il presidente del cda della Coe Clerici di Milano, Paolo Clerici.

Durante l’ultima udienza (il processo si tiene a Ferrara in quanto luogo di rimpatrio della salma) sono stati ascoltati i testimoni del pm e della parte civile, con Savino e Linguerri a chiedere soprattutto di descrivere le misure di sicurezza all’interno della nave, la gerarchia della responsabilità tra le tre aziende e se fossero stati svolti o meno corsi di preparazione prima della partenza dall’Italia. La testimonianza più corposa è quella di Giancarlo Melandri, ingegnere elettronico impiegato come Beneventi per la Bs Impianti. In particolare Melandri descrive il luogo dell’incidente, dove dal piano inclinato di una scalinata parte in verticale una scala a pioli senza protezione marinara (la gabbia di sicurezza a semicerchio che protegge dalle cadute), unica via di accesso alla cabina di guida della gru. È questo il punto in cui Beneventi perse la presa e cadde nel vuoto.

Melandri descrive poi gli attimi successivi all’incidente, in cui gli ingegneri sulla nave non poterono fare altro che mettere del ghiaccio sulla testa del collega e attendere circa 40 minuti per l’arrivo dei soccorsi medici, e passa poi a parlare degli aspetti organizzativi del lavoro. Il testimone afferma di aver fatto riferimento come superiore allo stesso Beneventi, ma più per una questione di esperienza che per una vera e propria designazione da parte dell’azienda. I tre dipendenti Bs facevano comunque capo ai responsabili della Badeschi, a cui spettava l’ultima parola in quanto ditta appaltatrice. Melandri ha poi parlato della fase preparatoria al viaggio, affermando che prima della partenza non erano stati svolti corsi di sicurezza per lavorare a bordo di una nave. Secondo l’avvocato di parte civile Marco Linguerri le tre aziende “sono tutte responsabili, a diverso titolo, della mancanza di misure di sicurezza nella nave”.

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