Che l’abuso di alcol fra i minorenni sia un fenomeno ormai acclarato e in preoccupante crescita lo confermano i dati. Ma che tale fenomeno sia fonte di speculazione e profitto per alcuni locali non è affatto dimostrato, almeno fino a quando seri controlli non porteranno alla luce quanto alcune ‘coincidenze’ farebbero sospettare. Coincidenze, ad esempio, che parlano di ambulanze all’esterno di ‘student’s party’ organizzati in locali della città per studenti delle scuole superiori, con giovani di 16 e meno anni portati al pronto soccorso dell’ospedale di Cona per intossicazioni da abuso di sostanze alcoliche.
Proprio un lettore di Estense.com, genitore di uno di questi giovani partecipanti a serate che promettono “buffet e bere illimitato” (non specificando se si tratta di bevande analcoliche o meno, ma tant’è), aveva segnalato con una lettera al direttore la situazione che gli si era parata davanti agli occhi nell’andare a prendere la figlia e le sue amiche: ragazzi, tutti minorenni vista la caratteristica della festa in questione, inequivocabilmente brilli all’uscita del “party”. Una breve verifica al pronto soccorso è bastata a svelare che quella sera, tra il 31 ottobre e il 1° novembre, le ambulanze del 118 si sono dovute portare all’esterno di quel locale per ben due volte, e non certo per studenti semplicemente “brilli”, bensì per intossicazioni da codice verde (non gravi, ovvero non da coma etilico, per intenderci): la prima attorno a mezzanotte e 30, per un ragazzo minore di 16 anni, la seconda attorno all’una per un altro giovane di 16 anni, anch’egli maschio. Entrambi hanno trascorso qualche ora su una barella del pronto soccorso di Cona a smaltire la sbornia, per poi essere riportati a casa dai rispettivi genitori.
Il fenomeno dello ‘sballo’ con alcol fra minorenni, come detto, è un fenomeno confermato dai dati anche a Ferrara. Una ricerca recente del Sert, divenuta tesi di laurea, ha mostrato cifre di crescita esponenziale assai preoccupanti che meriterebbero massima attezione. Da 2004 al 2008, infatti, gli accessi di minori al pronto soccorso dell’ospedale di Ferrara per intossicazioni alcoliche, più o meno acute, sono risultate sempre più numerose: nessun caso nel 2004, 3 nel 2005, per arrivare a 8 nel 2007 e a 13 nel 2008. Si può ben supporre, in mancanza di statistiche, che negli anni successivi, visto il trend e le “mode” del momento, tale fenomeno sia cresciuto costantemente e che rappresenti solo la punta di un iceberg di ben più grandi dimensioni. “Mode” che rivelano, ad esempio, come l’assumere sostanze alcoliche e risultare alterati sia divenuto fra i giovani persino una sorta di “status symbol”, al punto da indurre alcuni minorenni maschi – come riferito ai genitori da ragazze coetanee – a fingersi addirittura ubriachi per fare colpo.
Accanto a chi finge, purtroppo, c’è anche chi fa sul serio e parecchio, come dati e circostanze confermano. Affrontare il problema significa fare altrettanto sul serio in termini di prevenzione e informazione, da parte delle famiglie e delle istituzioni, ma non meno sul versante della legalità. La responsabilità è affidata anche a quei locali che puntano sugli “student’s party” per riempire le serate (il prossimo sarà il 9 novembre per gli studenti del Roiti), ai quali è bene ricordare che la vendita di alcolici ai minori (così come la somministrazione) è vietata dalla legge. La stessa Confesercenti di Ferrara, sul proprio sito, ha chiarito molto agli stessi commercianti-esercenti in merito all’interpretazione delle leggi in materia, che hanno introdotto il divieto di vendita di bevande alcoliche a minori, stabilendo l’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria da 250 a 1000 euro a chiunque vende bevande alcoliche ai minori di anni diciotto. Se il fatto è commesso più di una volta, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 2000 euro, con la sospensione dell’attività per tre mesi.
“Prudenzialmente – spiega la Confesercenti ferrarese – l’ufficio legislativo della Confesercenti Nazionale ha affermato che la norma deve intendersi da applicare sia agli esercizi di vendita (esercizi commerciali di qualsiasi dimensione e tipologia) che di somministrazione di alimenti e bevande, con efficacia dall’11 novembre 2012, giorno di entrata in vigore della legge n. 189. Ciò sebbene l’art. 689 del codice penale già preveda l’arresto fino ad un anno per chiunque somministri bevande alcoliche a minori di anni 16″.
Interpretazione prudenziale, quella della Confesercenti, che ha trovato conferma dal Dipartimento della P.S. del Ministero dell’Interno che, interpellato in merito, ha specificato che “secondo l’interpretazione che pare più aderente allo spirito ed al tenore delle nuove disposizioni, la vendita per il consumo sul posto (somministrazione) di bevande alcoliche è sanzionata ai sensi dell’art. 689 cod. pen., se eseguita nei confronti di minori di 16 anni, e ai sensi del nuovo art. 14-ter della legge 30.3.2001, n. 125, se eseguita nei confronti di minori di età compresa tra i 16 e i 18 anni; tale ultima disposizione si applica anche alla vendita di alcolici per asporto ai minori di qualunque età”.
Orbene, a chi fosse tentato di sorvolare sulla responsabilità sociale della somministrazione di bevande alcoliche a minori in situazioni di particolare “affollamento” di giovani (e non solo), potrebbe giovare ricordare le responsabilità e le conseguenze almeno sul piano legale. Responsabilità della cui verifica si dovrà far carico ovviamente chi ha poteri di controllo, monitorando le situazioni “a rischio” non solo in termini di ordine pubblico. E’ l’appello che ci sentiamo di lanciare.
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