Cronaca
2 Novembre 2013
L'ex politico ed ex broker condannato anche in Appello assieme al direttore di filiale

Causa contro Carife per il buco di Merchiori

di Ruggero Veronese | 3 min

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Gianluca Merchiori

Gianluca Merchiori

E’ stato condannato anche in Appello, pur con una pena inferiore a quella comminata in primo grado, il famigerato broker Merchiori. Il caso dell’ex consigliere comunale di Rifondazione comunista (e candidato sindaco contro Sateriale) fece scalpore in tutta Italia, con tanto di servizi televisivi e incursione delle “Iene” davanti alla sua abitazione in Austria, dove l’uomo si era rifugiato all’insaputa dei più per scappare alle ire dei suoi creditori, fra i quali parenti, amici ed ex fidanzata.

I fatti sono arcinoti. Merchiori era riuscito a strappare la fiducia di parenti, amici e conoscenti e farsi affidare i loro risparmi da investire, promettendo guadagni con interessi che avrebbero dovuto raggiungere il 4% al mese. All’inizio gli investimenti erano stati fruttuosi, fino all’imprevisto crac e alla ‘fuga’, lasciando nella disperazione una trentina di clienti, ad alcuni dei quali inviò anche sms e una lettera dall’estero, chiedendo scusa per lo sbaglio e promettendo un pronto rimborso. Solo promesse. Così Merchiori si impossessò dei risparmi di una trentina di clienti della filiale Carife di Pontegradella (17 dei quali costituiti parte civile) per poi fuggire in Austria, mentre in Italia si consumavano i processi a suo carico per raccolta abusiva di credito e appropriazione indebita aggravata, in cui era imputato per favoreggiamento anche l’ex direttore della filiale Gerardo Carpentiero. Un milione e mezzo di euro il “buco” creato nelle casse della filiale della banca da Gianluca Merchiori, ex tecnico di laboratorio all’Itis e, soprattutto, ex broker finanziario pur non essendo iscritto nell’albo degli intermediatori finanziari. E per i due, già condannati in primo grado dal tribunale di Ferrara il 4 giugno 2009, arriva ora anche la condanna in appello. Leggermente ridotta a causa della prescrizione di parte dei reati (consumati tra il 2002 e il 2006), ma che mantiene immutato l’elemento più importante per i clienti della banca che si sono costituiti parte civile: il dolo. Che secondo il loro legale Alberto Mario Campili potrebbe risultare decisiva nell’ottica di una causa civile verso la banca, per chiedere il risarcimento dei danni economici.

Le condanne passano da 5 anni e 4 mesi a 4 anni, nel caso di Merchiori, e da 6 a 4 mesi per Carpentiero. Ed è stata proprio la condanna dell’ex direttore di filiale quella più in dubbio durante l’udienza finale alla Corte d’Appello di Bologna: durante la requisitoria il procuratore generale ha infatti richiesto l’assoluzione per l’imputato, sostenendo che facesse anch’egli parte del gruppo di persone raggirate da Merchiori. Una tesi che non ha convinto il collegio presieduto dal giudice Daniela Magagnoli, che ha confermato la condanna per gli imputati.

“Devo essere grato al collegio – commenta l’avvocato di parte civile Campili – per la sentenza pronunciata. Sarebbe bastata la colposità dei reati, dato che un danno va risarcito in casi sia di reati dolosi che colposi, ma ovviamente diventa più semplice far valere le proprie ragioni in caso di dolo volontario. Ora con ogni probabilità partiremo con un’azione per ottenere i risarcimenti per i risparmiatori, e quindi con una causa civile verso Carife. È probabile che i condannati provino anche un ricorso in Cassazione, ma i fatti descritti nel processo ormai sono incontrovertibili, e gli unici elementi con cui si può ottenere un annullamento della pena sono quelli relativi a vizi di forma”.

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