Tresignana
13 Maggio 2013
I permessi della Regione si limitano al pozzo esplorativo. Calderoni: "Rimaniamo contrari alla realizzazione dei pozzi"

Trivelle nel copparese, ma solo per ricerca

di Ruggero Veronese | 3 min

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Foto di Mario Pagnanelli

Foto di Mario Pagnanelli

Copparo. L’autorizzazione per iniziare le ricerche risale al 27 giugno 2011, quando con l’atto 900/2011 la giunta regionale si espresse il modo favorevole alla valutazione di impatto ambientale del progetto. Ora le trivelle sono arrivate a Gradizza, nei pressi di Copparo, dove da qualche giorno la società australiana NorthSun Spa ha cominciato a perforare il terreno per verificare la presenza di gas metano nel sottosuolo. Un pozzo esplorativo, denominato “Gradizza 1”, si spingerà fino a mille metri nel sottosuolo, per la maggior parte nel Comune di Copparo e in misura minore nel territorio di Formignana.

“Tutto avviene alla luce del sole” rassicura l’assessore provinciale all’agricoltura e alla protezione civile Stefano Calderoni, ma dalle autorizzazioni rilasciate dagli enti pubblici il progetto si dovrebbe fermare una volta terminata la fase di studio, senza procedere con l’estrazione del gas. La Provincia e i due Comuni interessati infatti, attraverso l’apposita Conferenza dei servizi, limitarono il proprio giudizio favorevole soltanto alle fasi iniziali del percorso, manifestando la propria “contrarietà ad un’eventuale futura attività di sfruttamento di giacimenti di idrocarburi nel caso in cui comporti l’alterazione dei delicati equilibri del territorio ferrarese, in particolare relativi al fenomeno della subsidenza”. Il rischio delle trivellazioni è quindi un possibile “sprofondamento” del terreno nell’area interessata, un rischio di cui si rese conto anche la giunta regionale nel rilasciare l’autorizzazione, vincolando la società NorthSun Italia ad “acquisire tutti i dati necessari all’applicazione di un modello matematico sulla subsidenza indotta da un’eventuale successiva fase di sfruttamento della risorsa”.

Un “eventuale sfruttamento” assai temuto dalla popolazione della zona, la cui reazione generale esprime una netta contrarietà alle trivellazioni in atto. Calderoni cerca però di tranquillizzare i residenti, ribadendo che “siamo assolutamente contrari alla realizzazione di qualsivoglia impianto di estrazione, perché questa è un’area alluvionale con un naturale rischio di subsidenza dei terreni, ed è particolarmente vulnerabile dal punto di vista idraulico”. L’assessore sottolinea anche che “non è in nostro potere concedere l’autorizzazione: si tratta di una ‘partita’ ministeriale. Al momento si stanno facendo dei carotaggi per verificare la presenza di gas metano, ma questo non inficia il fatto che come Provincia rimaniamo contrari alla realizzazione di veri e propri pozzi”.

Il processo dell’estrazione di metano si articola in genere in tre fasi: inizialmente vengono immesse delle sonde nel terreno, per studiarne la composizione e avere le prime indicazioni sui siti che potrebbero contenere giacimenti. Successivamente si trivella il suolo, per analizzarne la composizione in profondità, e solo al termine di questi passaggi parte la vera e propria fase “di coltivazione”, in cui viene sfruttato il giacimento. Dal 2011 fino a questo momento la NorthSun ha sondato il terreno senza trivellazioni in profondità, e negli ultimi giorni è partita la fase successiva. I permessi delle Regione si limitano però solo al “pozzo esplorativo”, e un’eventuale sfruttamento – almeno allo stato attuale – richiederebbe un nuovo atto ufficiale, che fino a questo momento non è ancora stato messo sul tavolo.

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