Economia e Lavoro
16 Aprile 2013
I sindacati chiedono il finanziamento della cassa integrazione per il 2013 e l'applicazione dei contratti di solidarietà

Cassaintegrati, non ci sono più soldi

di Ruggero Veronese | 3 min

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foto (3)Cgil, Cisl e Uil in piazza a Roma per chiedere il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali. Anche le segreterie ferraresi delle tre principali sigle sindacali hanno dato il proprio appoggio alla manifestazione nazionale in atto domani, martedì 16 aprile, in piazza Montecitorio. L’obiettivo è chiedere al governo “di istituire una cabina di crisi presso la presidenza del Consiglio, per condividere l’entità della cifra da stanziare, in modo da sottoporla al Parlamento”. Una necessità dettata secondo i tre segretari provinciali di Ferrara Giuliano Guietti (Cgil), Massimo Zanirato (Uil) e Paolo Baiamonte (Cisl) dall’aggravarsi delle prospettive per i dipendenti in cassa integrazione dopo l’approvazione della nuova legge di stabilità, “che ha stanziato risorse palesemente insufficienti”.

“Se non si interviene subito – spiegano i sindacalisti -, tra poche settimane non sarà più possibile sostenere il reddito di chi ancora ha un lavoro ma opera in un’azienda in crisi, e neppure per chi è stato licenziato. Si tratta di 350-400 mila persone in Italia che rischiano di restare senza reddito nei prossimi mesi, e in qualche caso si è già arrivati al termine delle prestazioni assicurate dalle risorse fin qui stanziate”. L’imperativo diventa quindi riuscire a trovare le risorse “per coprire almeno l’anno in corso”, che secondo i sindacati si possono stimare “attorno a un miliardo di euro, una cifra non impossibile da trovare”.

Ad aggravare la situazione di migliaio di dipendenti “che rischiano nei prossimi mesi di restare completamente senza reddito”, si aggiunge la stasi della politica nazionale, ancora incapace di dare un governo al paese. “Non è semplice – spiega Baiamonte – affrontare queste questioni mentre è ancora assente un governo che garantisca i nostri lavoratori dalle scorribande delle multinazionali, e sarà sempre più necessario affrontare questi temi a un livello più alto di quello territoriale, quantomeno regionale”.

Ma se la situazione appare già problematica sul piano nazionale, ancora più preoccupante sembra essere nel locale, in un tessuto produttivo come quello emiliano-romagnolo che conta centinaia di microimprese e alcune grandi realtà industriali. La priorità dei sindacati è  cercare di preservare il più possibile i rapporti di lavoro esistenti, “in modo da poter preservare professionalità e competenze in vista di una eventuale ripresa dell’economia”. Per questo una delle strade da valutare con attenzione può essere, per i sindacalisti ferraresi, quella dei contratti di solidarietà: accordi con l’azienda per una riduzione delle ore lavorative dei singoli, in modo da poter distribuire più dipendenti nella rotazione dei turni e salvaguardare l’occupazione. Ma in questo ci si scontra spesso con la volontà delle aziende, “che tendono a rifiutare – spiega Zanirato – perché hanno difficoltà nella riorganizzazione degli orari. Come nel caso della Berco, in cui si ha la sensazione che nel gruppo dirigente ci sia una incapacità a gestire il contratto di solidarietà, e per questo si rifiuti di applicarlo”..

Gli appelli dei segretari ferraresi alla politica locale sono mirati soprattutto ad alcuni nodi cruciali del territorio: il polo chimico e la vertenza Basell, la ricostruzione post terremoto e gli investimenti nelle infrastrutture. “Finchè non si risolve il problema del costo dell’energia non si può ritenere compiuto l’accordo di programma – spiega Guietti -. La centrale Turbogas avrebbe dovuto garantire un abbattimento del 30% sui prezzi, che invece paradossalmente arrivano quasi al doppio rispetto all’esterno del polo industriale”. Sul tema ricostruzione Guietti sottolinea “la stretta connessione tra legalità e sisma: è decisivo che nel momento della ricostruzione le cose funzionino, e che venga data piena applicazione al protocollo appalti sottoscritto nei mesi scorsi”. Gli investimenti per le opere pubbliche potrebbero trovare anche un aiuto inaspettato dai fondi nazionali ed europei (circa 12 miliardi in totale) del progetto Smart Cities, che premia i migliori investimenti nel campo della sostenibilità e vivibilità urbana. “Vediamo una sorta di rassegnazione tra gli amministratori – afferma Baiamonte – ma crediamo che di occasioni ce ne siano, con norme già attuative proprio in questi settori. Bisogna tentare delle strade alternative ai semplici tagli”.

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