Fiab Ferrara si rivolge ai candidati del territorio per esplicitare il doppio tema del caro energia e del rischio razionamento gas per il prossimo imminente inverno.
Nello scenario emergenziale da economia di guerra, in cui è indispensabile e urgente ridurre la spesa energetica e risparmiare combustibili, Fiab torna a proporre il tema della mobilità alternativa in bicicletta come una soluzione necessaria.
E ricorda che fu proprio durante una crisi energetica – quella petrolifera del 1973 – che l’Olanda decise, come sistema paese, di cambiare modello di mobilità,” iniziando quel percorso che l’ha resa il paese che conosciamo oggi: puntando sulla bicicletta non sono certo tornati all’era pre-industriale, ma al contrario questa scelta ha contribuito a rendere il Paese più ricco, moderno e turisticamente attraente, dove si usa il mezzo più efficiente a seconda degli spostamenti”.
In Italia la gran parte degli spostamenti avviene in ambito urbano e periurbano, “quindi su distanze di una manciata di chilometri, agevolmente percorribili in bicicletta. Oggi poi le biciclettea pedalata assistita elettrica, che consumano una quantità di energia infinitesima rispetto all’auto elettrica, permettono quasi a tutti di scegliere il pedale come alternativa intelligente al volante, anche in età avanzata e/o in presenza di dislivelli”.
Vi è poi il tema sempre più sentito della crisi climatica, “non più un problema di domani da prevenire – avverta l’associazione degli amici della bicicletta -, ma un’emergenza già oggi, come ci hanno ricordato questa estate le immagini del Po in drammatica secca e la tragica implosione del ghiacciaio della Marmolada: pesanti ricadute sui nostri agricoltori e sull’industria, sulla qualità della vita e sull’incolumità delle persone”.
Secondo Fiab il territorio ferrarese e “l’abitudine” dei cittadini a usare la bici “possono fare di Ferrara un autentico laboratorio dove mettere in pratica un uso della bicicletta alternativo all’auto”.
Per questi motivi Fiab vi chiede di mettere al centro della proposta politica anche la transizione intelligente della mobilità, “basata sull’offrire ai cittadini la libertà di poter scegliere anche la bicicletta per i più vari spostamenti, in maniera facile e sicura”.
E c’è pronto già un decalogo di proposte. Dalla piena attuazione del Piano Generale della Mobilità Ciclistica, di recente approvazione all’integrazione delle politiche sanitarie e sociali con quelle della mobilità attiva – ciclistica e pedonale; dall’integrazione delle politiche e delle azioni legate alla scuola con quelle della mobilità attiva alla messa a sistema delle azioni di mobility management e l’obbligatorietà, con adeguato finanziamento, della figura del mobility manager.
Vengono poi la promozione e lo sviluppo del turismo in bicicletta, il potenziamento del trasporto pubblico, in particolare su ferro, assicurando l’intermodalità sistematica treno/bicicletta e l’eliminazione dell’Iva sulle biciclette a pedalata muscolare e/o assistita, di ogni tipologia, e agevolazioni per l’acquisto delle bici da carico (cargo bike) e mezzi aziendali.
Le ultime proposte vertono sugli incentivi al risparmio di combustibili e al cambio di abitudini per contrastare il carovita e scongiurare il razionamento, la sicurezza per gli utenti vulnerabili come pedoni e ciclisti con abbassamento del limite di velocità nelle aree urbane a 30 km/h e una cabina di regia nazionale, interministeriale, che coordini e gestisca le azioni di cui ai punti precedenti.
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