Politica
21 Novembre 2022
Il presidente della Regione annuncia la corsa per la segreteria nazionale del Pd: "Dobbiamo ritrovare la nostra identità e la semplicità del linguaggio, in gioco c'è la vita del nostro paritito e una visione diversa del Paese", dice puntando su sanità, scuola, diritti e lavoro. Sfiderà la sua ex vice in Viale Aldo Moro Elly Schlein il 19 febbraio

Bonaccini corre per il Nazareno: “In gioco la vita del Pd, riprendiamoci il nostro spazio contro i sovranismi”

di Redazione | 4 min

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di Martin Miraglia

Stefano Bonaccini

Il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ha annunciato la sua candidatura a segretario del Partito Democratico in vista delle primarie del partito previste per il 19 febbraio dal ‘palco’ della sezione dei dem di Campogalliano, comune del modenese che è la sua città natale.

“Mi candido alla segreteria del Pd nazionale. Tanti mi hanno detto ma chi te lo fa fare, ma se è per il Pd e per il Paese allora ne vale la pena”, ha detto Bonaccini ai suoi militanti che saluta con ‘compagni e compagne’ perché “sono venuto a dirlo prima a voi, nel mio circolo nella piazza dove sono nato”.

Sebbene ci sia tempo fino a fine gennaio per presentare le candidature alla segreteria nazionale, quella di Bonaccini appare tra le candidature più forti, e arriva dopo qualche indiscrezione filtrata poco dopo le elezioni politiche del 25 settembre, passate però poi relativamente sottotraccia e che avevano destato alcuni dubbi sulle sue reali intenzioni di correre a successore di Enrico Letta. Ad ascoltarlo tra le ovazioni a Campogalliano, c’erano in ogni caso alti esponenti del partito, dall’ex ministro delle infrastrutture Graziano Delrio al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, anche lui dato tra i papabili alla corsa per il Nazareno almeno prima di domenica sera.

“Mi sono preso il tempo per ragionare e capire se potessi essere utile al Pd, e in tantissimi mi hanno scritto chiedendomi di candidarmi — anche donne e uomini che sono erano nostri elettori e persino diversi che non lo sono mai stati ma che avrebbero voglia di guardare a noi con speranza”, ha continuato il presidente della Regione, “e sento il peso e la responsabilità della scelta perché sono consapevole di come il Pd sia necessario per la qualità democratica del Pd, rappresentando ideali e valori alternativi alle derive populiste o sovraniste”. Ad essere in gioco per lui “c’è la vita stessa del nostro partito. Sono il più convinto che ci sia tanto da rigenerare e non basterà un congresso”.

La ricetta di Bonaccini per il Pd, non molto dissimile dall’esportazione del modello Emilia su scala nazionale, è quella di rendere i dem “un partito popolare, radicato nella società e a vocazione maggioritaria, capace di battere la destra alle urne” puntando su sanità, scuola pubblica e diritti “di ciascuno a esprimere la propria identità, che si tratti di come vivere, amare o morire”, lavori e lavoratori e transizione ecologica, battagliando “tra le persone e non nei salotti e nei convegni, per cambiare la società e non vivere per scrivere liste e programmi”.“Definire e comunicare la nostra identità è essenziale. Dobbiamo ritrovare la semplicità del messaggio e del linguaggio per dire chi siamo e quale idea di società vogliamo. Andiamo a riprenderci il nostro spazio, non vogliamo delegare la rappresentazione della sinistra ai Cinque Stelle o dei moderati al Terzo Polo”, conclude poi Bonaccini che poco dopo in un’apparizione alla trasmissione di La7 Otto e mezzo specifica come lui non chiederà “a nessuna corrente” di sostenerlo: “Non mi sono mai iscritto a una corrente e si vive benissimo lo stesso, direi anche meglio”. Un messaggio che segue l’esplicitazione della necessità di rinnovare i dirigenti del partito già lanciata a Campogalliano: “Se vogliamo che il cambiamento sia profondo e arrivi ai cittadini anche la classe dirigente deve venire rinnovata, però  cambiando metodo: non possiamo permetterci di selezionare le classi dirigenti attraverso le correnti.

Bonaccini, che promette che rimarrà alla guida della Regione fino al termine del suo mandato previsto per l’inizio del 2025, troverà alle primarie la sua ex vicepresidente a viale Aldo Moro Elly Schlein — “Ci stimiamo, abbiamo lavorato benissimo in regione, non userò mai una parola che non sia rispettosa o di affetto per lei”, sono le parole spese per la sua sfidante — e la piacentina Paola De Micheli, ex ministro anche lei al dicastero delle Infrastrutture. Questi almeno sono coloro che hanno già lanciato il guanto di sfida, mentre tra i vociferati per la corsa spuntano anche Dario Nardella, Matteo Ricci ed Andrea Orlando.

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