Cento. Per la maggioranza dei consiglieri della Partecipanza agraria l’elezione del presidente Massimiliano Borghi non è valida. Potrebbe finire in un’aula di tribunale l’ultima vicissitudine che investe l’ente di Corso Guercino.
Il pomo della discordi risale al consiglio del 30 settembre che, secondo Mirco Gallerani, Vasco Fortini, Corrado Borgatti, Bruno Casoni, Pier Lorenzo Folchi, Luigi Gallerani, Renato Borgatti, Raffaele Gilli, Alessandro Tassinari e Roberto Tassinari è stato “convocato da un soggetto non legittimato”.
la convocazione del consiglio, inoltre, sarebbe stata “illegittimamente indirizzata a soli 10 dei 18 consiglieri assegnati”. L’avviso di convocazione inoltre non avrebbe rispettato i 5 giorni di preavviso previsti dallo statuto.
Secondo i dieci consiglieri, che costituiscono la maggioranza assoluta degli eletti alle elezioni del 5 maggio 2019, “la prima convocazione per le 6 è stata simulata, in quanto i locali della sede erano inaccessibili e deserti, come testimonia l’intervento dei carabinieri, da noi richiesto, che hanno verificato l’impossibilità di accedere per i convenuti”.
La seconda convocazione era prevista per lo stesso giorno a 12 ore di distanza dalla prima. Ma, dal momento che la prima convocazione era, secondo loro, simulata, quella delle ore 18 “era in realtà la prima, per cui il numero legale per potere deliberare era di 10 consiglieri”.
“Ciò nonostante – lamentano – i soli 6 consiglieri (di cui i primi 4 ricoprono anche la carica di magistrato) hanno inteso ugualmente deliberare sui punti posti all’ordine del giorno, tra cui l’elezione del presidente”.
Di mezzo però c’è l’art. 18 dello statuto della Partecipanza Agraria di Cento che prevede che ”sono nulle le deliberazioni prese in adunanze illegali, … , o se con esse siansi violate le disposizioni del presente Statuto”. Per questo motivo i dieci consiglieri “ritengono nulle le deliberazioni prese nel consiglio del 30 settembre, tra cui l’elezione a presidente di Massimiliano Borghi” e confidano “nell’intervento dell’autorità di tutela già nella settimana entrante” e si riservano di “ricorrere al tribunale civile di Ferrara per ottenere l’annullamento delle deliberazione prese in una adunanza illegale”.
“Le modalità poste in essere dai 6 – concludono – sono distruttive della democrazia su cui si fonda da secoli la vita della Partecipanza stessa”.
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