Lettere al Direttore
10 Settembre 2022

Ignoranza democratica

di Redazione | 2 min

Che rapporto c’è fra la qualità dell’acqua minerale e il sex appeal della bellona che la reclamizza? Nessuno, pubblicità e logica non vanno d’accordo. È il motivo per cui la kermesse declamatoria allestita dopo le dimissioni di Draghi serve solo a spacciare spot elettorali. Una fucina di finte elaborazioni per ogni politicante pronto a rifare la caricatura di se stesso.

Ecco perché gli elettori sono bombardati da un profluvio di chiacchiere che neppure per sbaglio sfiora le questioni esiziali sempre disattese. Eppure abbondiamo di insopportabili criticità quali il dissesto idrogeologico, la Moloch-burocrazia, l’assoluta mancanza di politiche del lavoro, la giustizia cialtrona, ecc., con le tante tristi conseguenze, come il crollo del Ponte Morandi paradigmatico dell’italica inaffidabilità. Quell’opera pubblica gestita da privati dovette rassegnarsi a crollare, dopo aver atteso invano gli interventi di manutenzione straordinaria, fino all’inevitabile collasso. Fatalità? No, ordinarie proroghe replicate a lungo. La drammaticità dell’evento ha però, una volta tanto, sollevato il velo sui “controlli” (almeno un quotidiano ne ha parlato) rendendo nota la presenza di una “patologia” nei rapporti di concessione tra autorità pubblica e gestore privato.

Nella letteratura scientifica di economia industriale questa malattia viene chiamata “Cattura del Regolatore”. Significa che avvengono accomodamenti fra i potentati pubblici e privati. Non è mafia, ma sembra sua sorella. E perché allora nelle tante campagne elettorali dove si sono profusi orpelli per onorare la democrazia, la costituzione, il bene pubblico… e via glorificando, s’è mai stigmatizzata quella simpatica consuetudine? É presente nella letteratura scientifica, non occorre la magistratura per accertarla.

E quando si verifica non la “Cattura del Regolatore” ma la sparizione stessa del “Regolatore”? Succede ogni volta che un monopolio di servizi pubblici viene venduto a società private. (Come non ricordare la multiutility che condiziona paurosamente – e assurdamente – la città di Ferrara?).

«Non è l’olocausto nucleare il pericolo dell’umanità. È l’ignoranza!» ammoniva dal pulpito un compianto parroco ferrarese. Ignoranza democratica, beninteso, di tutti. Non solo di alcuni eletti.

Paolo Giardini

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