Recensioni
27 Luglio 2022
Anche i social hanno raccontato la crisi di governo e l’hanno fatto nel loro modo tradizionale, semiserio, superficiale e già polarizzante

La crisi di governo su internet: tutto è serio tranne i social

di Redazione | 2 min

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Che ci piaccia o non ci piaccia, questa sarà un’estate all’insegna della crisi di governo. Altrochè tormentoni estivi, gli unici ritornelli che si sentiranno per tutto il Paese fino a fine estate saranno solo quelli della campagna elettorale.

A prepararsi, però, non sono solo i politici, che stanno già affilando le armi spuntate dei comizi e della propaganda; anche i social sono attivi più che mai nel registrare ogni sussulto (della pancia) del Paese.

Del resto, proprio i social sono stati i grandi protagonisti del racconto della crisi di governo appena trascorsa, con un curioso ruolo di anticipatori del disastro.

Secondo quanto emerge dall’analisi di Reputation Science, infatti, già l’11 luglio, circa 10 giorni prima dell’effettiva caduta del governo, circolavano sulla piattaforma più o meno mille tweet con l’hashtag #crisidigoverno, facendo in qualche modo meglio dei molti analisti politici, che mai avrebbero previsto uno stravolgimento così rapido e verticale della situazione.

In seguito, gli italiani hanno continuato a commentare (specialmente su Twitter, ma non solo), iniziando già a esprimere la propria posizione sul Governo e sulle proprie preferenze d’azione. Non è un caso che #iostocondraghi e #draghivattene siano stati gli hashtag entrati immediatamente in trending topic, demarcando in qualche modo i due schieramenti avversi. Già da questo è possibile capire che l’attualità politica tenderà sempre di più a polarizzare le persone e il rischio è che lo scontro raggiunga il parossismo proprio sui social, dove non sono mancati insulti e aggressioni verbali. Anche questo è sintomo di una grammatica civile decisamente consumata e complessa, ben lontana dall’essere in grado di creare un clima di confronto costruttivo sulle proposte. A farne le spese, ovviamente è il livello del dibattito, che si risolve spesso in commenti piccati o in battute di spirito. Non è mancato, infatti, lo spirito goliardico, anche un po’ stucchevole, tipico dei social e che accompagna anche le vicende più serie (proprio come questa).

Ecco allora moltiplicarsi i meme, i fotomontaggi, i tweet brillanti che ironizzano su leader e partiti, in una costante gara a chi si mostra battutista di razza, spesso senza esprimere davvero rilevante. Per carità, si parla sempre di social e non di conferenze colte, ma se è vero che i social hanno previsto come poi è andata a finire, forse lo possono fare anche questa volta, aiutandoci a immaginare come saranno le prossime settimane. E se deve essere così, per ora non c’è molto a cui mettere like.

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