Finanza & Mercati
19 Luglio 2022
Dopo il massimo valore raggiunto, le criptovalute sono crollate sotto i colpi dei dubbi, delle incertezze e della guerra: è la fine di una moda?

Le criptovalute e i motivi dello scoppio di una bolla

di Redazione | 3 min

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di Edoardo Righini

Fino a qualche mese fa, tutto il mondo è stato preso dalla febbre delle criptovalute. Si sprecavano i tutorial online, i racconti dei primi pionieri dell’investimento, le spiegazioni edotte su come il futuro della finanza e dell’arricchimento facile e trasversale passasse per forza dalle transazioni digitali di una moneta che non esiste ma che può portare guadagni veri e generosi.

Finché qualche settimana fa l’imprevisto (oppure no?): il crollo verticale del valore di mercato delle valute principali di riferimento – Bitcoin per dire la più famosa – e tutte le altre di conseguenza.

La sensazione di trovarsi davanti a una bolla scoppiata non è del tutto balzana, ma le ragioni sono altre.

In particolare, dietro allo svuotamento di una cripto chiamata Luna, c’è in realtà una chiara strategia iperspeculativa, drammaticamente amplificata dalla cassa di risonanza dei social.

L’onda lunga della speculazione, infatti, ha spinto le persone a condividere notizie sempre più allarmanti spingendo gli investitori a vendere, erodendo rapidamente il valore della cripto e, contemporaneamente, spingendo verso il basso le fluttuazioni del mercato.

Mercato che peraltro si è avvitato su sé stesso innescando una generale perdita di valore di molte valute.

Questa “crisi” decreta la fine delle criptovalute? Certo che no.

Anzi, a ben vedere quanto accaduto fa parte del gioco: per loro natura le cripto sono volubili, volatili, soggette a variazioni repentine, cagionate anche da strategie speculative le cui prime vittime sono spesso i piccoli investitori.

E proprio questo aspetto, secondo molti osservatori, ha fatto scoppiare la bolla che ha portato qualche mese fa le criptovalute a raggiungere il massimo storico della loro valutazione.

A questo si aggiunga che molte istituzioni economiche importanti come la Fed hanno mostrato una certa dubbiosità nei confronti di queste realtà finanziare emanando delle linee guida fortemente restrittive e a bassa propensione al rischio.

In nessun momento, infatti, negli Stati Uniti è stato ipotizzato di riconoscere ufficialmente in qualche modo la moneta digitale; lo stesso è accaduto anche in Europa, dove l’idea di una cripto-euro è rimasta, appunto, un’idea.

Come se non bastasse, a completare la crisi perfetta, c’è stata la guerra in Ucraina, che ha aumentato le incertezze globali e reso gli investitori di tutto il mondo più cauti.

Anche perché l’est Europa è una zona strategica per le cripto, in quanto molti miner professionisti e non tendono a spostarsi proprio lì per sfruttare i minori costi dell’energia e delle infrastrutture.

Inutile girarci attorno, il colpo c’è stato e la sensazione è quella che tutto il fenomeno abbia perso un po’di smalto.

Nonostante questo non bisogna illudersi: le criptovalute sono ormai una realtà “too big too fail”, per dirlo con una citazione, e se anche alcune singole valute possono essere svuotate, il modello di investimento digitale è ormai destinato a rimanere come una realtà presente e futura.

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