Politica
28 Maggio 2022
Diverse le ‘inesattezze’ nell’intervento contro lo sciopero dei sindacati. Qui tutti i dati e i numeri

Comune di Ferrara. In realtà sono 12 anni che cala il costo del personale

di Redazione | 4 min

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Per criticare la decisione dei sindacati di indire uno sciopero Alan Fabbri parla di Ferrara che, prima di lui, era maglia nera per i costi del personale. Sostiene che si era di fronte a cifre da pre-dissesto. Definisce tassa occulta monstre la spesa pro capite che ogni ferrarese deve pagare per il mantenimento dei servizi al cittadino. Ma non cita dati e fonti.

Lo facciamo noi, partendo da quello che pare esser stato, nella parole del primo cittadino, un annus horribilis per l’amministrazione precedente.

“Nel 2018 Ferrara era maglia nera in Italia – afferma Fabbri – per l’incidenza della spesa del personale sulla spesa corrente: quasi il 50 per cento della spesa era infatti per il personale, un dato da pre-dissesto, frutto di logiche perverse portate avanti da certa sinistra asservita ai sindacati”.

Eppure, a scorrere pagine e tabelle della Relazione annuale del responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza di quel periodo, si legge che “la spesa per il personale sostenuta dal comune di Ferrara è di poco inferiore alla media nazionale. Risale leggermente nel 2018 (333 euro per abitante contro i 360 di media italiana) a fronte di un organico stabile, passato da 1.226 dipendenti nel 2017 (di cui 31 dirigenti) a 1.221 nel 2018 (di cui 31 dirigenti).

Il sindaco fa presente che “al momento del nostro insediamento ogni cittadino ferrarese pagava – per sostenere la macchina pubblica comunale – 346 euro a testa, praticamente una tassa occulta monstre. Oggi siamo riusciti ad abbassare questo dato a 305 euro”. e sottolinea che “il numero dei dirigenti è passato da 33 a 18 dall’insediamento della giunta attuale, “con una riduzione del 50% della spesa annua del personale dirigente. Nel complesso con la precedente Amministrazione, al termine del precedente mandato, i dipendenti erano 1109. Ad oggi sono 961”.

I 346 euro citati si riferiscono all’anno 2019. Ma l’anno prima la media nazionale era di 360 euro (367 nel 2016 e 350 nel 2017), non molto distante dal numero che fa rabbrividire Fabbri.

Fabbri non dice poi che – tra pensionamenti (in larghissima parte) ed esodi volontarinel 2020 ci sono state in Comune 106 cessazioni di lavoratori a tempo indeterminato e ne sono stati assunti appena 17. Da qui, forse, i problemi riscontrati da cittadini e associazioni di categoria nei servizi Anagrafe e Sportello edilizia.

Fabbri parla anche di dati da “pre-dissesto”, ma non può non sapere che fino ad ora è sempre stato rispettato il patto di stabilità, con un abbattimento del debito pubblico, passato da 167 milioni di euro (dato del 2009) a 98 (dato del 2017), tanto che l’amministrazione era stata investita nel 2012 del titolo di Comune più virtuoso d’Italiae l’operazione di spending review era continuata negli anni successivi, visto che nel 2017 il Piano degli Indicatori del rendiconto dei comuni capoluogo vedeva Ferrara nona in Italia.

Nel periodo 2016-2018 le componenti positive hanno sempre ecceduto quelle negative – afferma lo stesso report -, generando nel 2018 un saldo di gestione attivo per 15,6 milioni di euro, quasi 20 in meno del 2017. Tra i ricavi scendono di quasi 30 milioni i proventi da tributi, mentre una contrazione dei costi per 23 milioni si registra tra le prestazioni di servizi.

Tornando alla “maglia nera” nelle spese del personale del famoso anno 2018, il sindaco omette di far sapere ai cittadini che in realtà, a parte proprio il 2018, la voce è sempre andata abbassandosi negli ultimi 12 anni.

Spulciando infatti i vari bilanci dell’ente di Piazza Municipale, comodamente rintracciabili in rete, si legge che nel 2009 infatti il Comune di Ferrara spendeva oltre 54 milioni di euro per la spesa del personale. Il percorso di abbattimento di questo costo era partito già nel 2010. Nel 2013 era di 7.037.685,02; nel 2014 di 46.557.490,22; nel 2015 di 45.527.036,05.

Nel 2016 siamo a 44.939.211,12 euro; nel 2017 scende a 44.097.172,12; nel 2018 risale a 45.788.501,70 per ridiscendere nel 2019 a 45.658.365,37. Con Fabbri nel 2020 scende ancora a 42.495.413,90.

Allo stesso modo era sempre in calo il numero del personale: nel 2016 i dipendenti erano 1166, l’anno successivo 1144, nel 2018 si arrivava a 1135, nel 2019 erano 1112 e 1023 nel 2020.

E se la spesa procapite per il personale nel 2020 è di 320,915, negli anni precedenti non era così superiore da apparire “monstre”: nel 2018 era di 332,516; nel 2017 di 324,468; nel 2016 di 338,707.

E se proprio si vuol giocare di classifica, proprio sulle spese per il personale dell’anno 2020 Ferrara non brilla nella recente graduatoria elaborata dalla Fondazione Gazzetta Amministrativa, che vede la città estense piazzarsi 49a su 98 capoluoghi.

Nel 2019, infine, il Rating Pubblico (strumento utile per valutare la qualità della spesa pubblica) redatto da Fondazione Etica, che proponeva i risultati della comparazione dei dati degli anni 2018 e 2017, vedeva Ferrara 12a sui 111 comuni italiani.

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