Codigoro
21 Maggio 2022
La madre Olga venne uccisa nel 1945 da elementi della X Mas in fuga davanti ai suoi occhi

Se ne va Liliana Paolati, la bambina premiata tra i partigiani

di Redazione | 3 min

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Codigoro. È venuta a mancare all’età di 89 anni Liliana Paolati, forse la più giovane bambina premiata con una medaglia alla memoria.

Ne dà notizia, “con tristezza e dolore”, l’Anpi provinciale di Ferrara, di cui Liliana era una storica associata. Liliana era figlia di Olga Fabbri, la donna che nei giorni della Liberazione di Codigoro fu trucidata da elementi della X Mas in fuga.

In una video intervista rilasciata qualche anno fa a Lisa Viola Rossi, pubblicata sui giornali locali, Liliana ricordò l’atroce esperienza che ha dovuto vivere, quando, ancora piccola, ha assistito all’assassinio della madre. «Mia mamma Olga aveva 30 anni – si leggeva -, era una donna bellissima, alta, forte. Al confronto mio padre, Bruno “Sbarazìn” Paolati, che era di corporatura esile, quasi scompariva accanto a lei. Ricordo che portava i capelli a caschetto e vestiva sempre di nero. E lavorava sodo in campagna. Anch’io andavo in campagna con la mamma, fin da quando avevo 9 anni, e facevo i mestieri in casa”

La famiglia Paolati era composta di dieci persone, lei era la più grande di cinque figli. Aveva 12 anni quando vide morire sua madre. La famiglia abitava in una piccola casa nella borgata che sorge dopo la località Ziròt sulla strada che da Codigoro porta a Mezzogoro. Il 22 aprile il padre, con due amici, si recò da “Ziròt”, che abitava in una tenuta sotto l’argine, per procurare generi di prima necessità, mentre la mamma lavava i panni nel cortile, con i suoi cinque bambini che le giocavano attorno.

Gli Alleati stavano per arrivare, attraversando il Volano con le zattere, a Riviera Cavallotti e con un megafono incitavano la popolazione a cacciare fascisti e nazisti perché la libertà era vicina. Ad un certo punto Liliana e Olga videro arrivare da Codigoro una ventina di nazisti e fascisti, che chiamavano «quelli dell’ O Dio Màma». Olga mandò Liliana da Ziròt a rintracciare il padre, ma Bruno, che aveva appena disarmato un tedesco, era già stato portato via. Un milite lo teneva sotto tiro con il mitra e, dovendolo portare a Codigoro, passò accanto alla casetta dei Paolati.

«Mamma era una donna forte, testarda, coraggiosa, ma soprattutto innamorata e non immaginava che quelli sarebbero stati i suoi ultimi minuti con i suoi cari. “Lascia mio marito, ha cinque figli da crescere” disse rivolgendosi al fascista […]. «Fu allora che partì lo sparo. Il proiettile colpì la mamma trapassandole la spalla. Olga si accasciò su un mucchio di ghiaia a lato della strada. A pochi metri c’erano i suoi bambini, i suoceri, la cognata Bruna».

Tutti furono tenuti sotto il tiro con un mitra e ai bambini fu impedito di andare ad abbracciare la madre. «Quando finalmente un vicino di casa potè avvicinarsi ad Olga – riprende il racconto di Lisa Viola Rossi -, vide che respirava ancora, la caricò su un birroccio e la portò in casa, deponendola sul letto. Spirò alcuni giorni dopo».

Liliana ricordava il sangue per casa. L’indomani, liberata Codigoro, «il padre tornò. Era stato portato sul Po e torturato con sbarre incandescenti di cui portò sempre le cicatrici, sulle mani e sui polpacci […]».

Dopo un anno da quel terribile 22 aprile, nel Teatro Telloli di Codigoro, Liliana fu l’unica bambina premiata tra i partigiani, con una medaglia alla memoria della mamma. la medaglia le fu consegnata da Gian Carlo Pajetta.

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