Ostellato. È andato in scena alle 12.30 di venerdì, 13 maggio, presso il teatro Barattoni, lo spettacolo teatrale “InquiNatura. Le maschere che circondano l’ambiente”, ideato, scritto e interpretato dagli studenti e dalle studentesse delle classi 2AO e 3BO dell’Istituto Agrario ‘F.lli Navarra’ di Ostellato, con la partecipazione del professor Stefano Pederzani e delle professoresse Valentina Petri e Federica Pintus, su regia di Kelvin Pereira Dos Santos.
Da gennaio, gli studenti e le studentesse delle classi 2AO e 3BO dell’Istituto Agrario “F.lli Navarra” di Ostellato, insieme ai docenti, hanno partecipato a una serie di incontri guidati da Kelvin Pereira Dos Santos, secondo il Cosquillas Theatre Metodology. Tale metodo mira a far riflettere le persone a cui viene proposto e ad aiutarle nella rielaborazione di questioni di ogni natura: lo scopo principale è quello di generare un’atmosfera inclusiva, dove ognuno possa esprimere serenamente se stesso, sentendosi accettato e parte di un gruppo.
Dopo i mesi della pandemia e dell’isolamento sociale, la scuola ha scelto di puntare su un progetto che aiutasse i suoi studenti e le sue studentesse a ritrovarsi, e a relazionarsi in maniera sana e costruttiva con l’altro.
La rappresentazione teatrale non è il fine ultimo del progetto, ma solo una strategia educativa che ha dato ai ragazzi e alle ragazze l’opportunità di guardarsi dentro e imparare a gestire il peso del loro vissuto.
“InquiNatura” è nato dopo molti incontri di riflessione, di dialogo, di confronto: studenti e studentesse si sono messi a nudo, hanno condiviso le proprie paure ed esperienze, si sono interrogati sui loro sogni e sulle loro speranze. Da questi momenti, è emersa la loro voglia di approfondire i tanti motivi della superficialità ecologica, di capire da cosa nasca questo scarso interesse per l’ambiente, un interesse da tanti professato, ma
raramente messo in pratica.
È uno spettacolo che, sulle orme di Pina Baush, Marina Abramovic, Jerzy Grotowski e Konstantin Sergeevič Stanislavskij, si fa domande, chiede allo spettatore di interrogarsi, di guardarsi dentro e di guardare con occhi disincantati il mondo in cui vive. È una rappresentazione che non dà
risposte, non può darle; la domanda ossessiva e incalzante “Cosa sta succedendo?” vuole scuotere lo spettatore, chiedergli di prendere posizione, svegliarlo dal torpore della consuetudine, dell’individualismo, della voglia di sopraffare l’altro perché si renda conto che, attorno a lui, attorno a noi, c’è qualcosa che non va e cerchi di trovare delle soluzioni.
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