Finanza & Mercati
23 Marzo 2022
Un registro digitale alla base delle prossime tecnologie più importanti dei prossimi anni

Dietro le crypto e gli Nft: cos’è la tecnologia blockchain?

di Redazione | 3 min

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Il 2022 sarà senza dubbio l’anno delle cryptovalute e degli Nft, ovvero di nuove valute “dematerializzate” (la prima) e di opere d’arte sotto forma di immagini digitali (le seconde).

Ma più di tutto, il 2022 sarà l’anno della blockchain, che è la tecnologia che sta dietro a queste nuove realtà e che soprattutto apre delle prospettive di trasformazione molto rilevanti per l’economia e non solo.

E per capire fino in fondo le prossime innovazioni destinate a cambiare la nostra società, è necessario sapere di cosa si parla quando si parla di blockchain.

In sostanza, la blockchain altro non è che un registro e come tale si “comporta”: raccoglie, conserva e informa.

Ma a differenza di un normale registro, la blockchain non ha bisogno di un supporto fisico, visto che è completamente digitale e per la sua esistenza ha bisogno solamente di server che mantengano attivi i “nodi” del registro.

La seconda grande differenza sta nel fatto che la blockchain funziona senza bisogno di una autorità esterna che garantisca la certezza dei suoi dati.

In questo senso si può dire che la blockchain è un registro autosufficiente, dal momento che lavora e mantiene inalterati i suoi dati senza bisogno di un’entità centrale terza riconosciuta che in qualche modo li convalidi.

Già per questo motivo, la blockchain rappresenta una vera rivoluzione, anche concettuale, poiché riafferma in modo prepotente la struttura “orizzontale” tipica degli ecosistemi digitali.

Del resto, non c’è niente di più orizzontale della fiducia tra le parti, che è tanto il fulcro di ogni rapporto umano anche economico quanto la base del funzionamento proprio della blockchain.

Ma se fino ad oggi questa fiducia doveva essere “certificata” da intermediari di vario tipo, l’avvento di questa tecnologia elimina dalla radice la necessità di un’intermediazione, visto che il database che registra scambi e informazioni è condiviso tra le parti, con la conseguenza di liberare una larga quantità di dati che non sono cancellabili o alterabili a meno che tutti i nodi (ovvero i computer coinvolti nell’alimentazione della blockchain stessa).

Il fatto di essere così sicura e autosufficiente rende la blockchain uno strumento utilissimo per molte applicazioni, ad esempio quello di poter registrare le transazioni digitali in modo tale da poterle ripercorrerle per ricostruire i titolari di determinati diritti.

Questo è stato possibile grazie alla diffusione dei cosiddetti smart contracts, ovvero contratti automaticamente eseguibili e auto-ottemperanti: uniti all’immutabilità della blockchain si è arrivati a una tecnologia in grado di fissare in modo indelebile la volontà di una o più parti con la conseguente nascita di diritti e doveri.

E proprio su questo si basa il valore delle crypto e degli Nft: se si ripete che in astratto sono oggetti “che non esistono”, in un certo senso immateriali, sono invece molto più materiali le garanzie anche legali che si possono rivendicare.

Ma crypto e Nft sono solo un esempio; grazie all’implementazione degli smart contracts, all’organizzazione a blocchi dei dati e alla possibilità di “stratificare” ogni tipo di informazione, la blockchain promette piena integrabilità in altre tecnologie sempre più rilevanti (Internet Of Things e Intelligenza Artificiale), ma anche prospettive a settore dell’economia sempre più rilevanti come il Fintech.

D’altro canto, la blockchain è capace di recepire, validare, proteggere e far eseguire trasferimenti di valuta e ogni altra attività o condizione programmabile, in maniera del tutto immodificabile oltre che vincolante, eliminando dall’equazione la variabile umana e il fattore “autorità”.

In un certo senso, poi, cambia anche il modo di condividere le informazioni, che si fa più sicuro, rapido e disintermediato o, come notano alcuni maligni, intermediato ma dalle macchine, ancora una volta.

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